Se dovessimo identificare il concetto che più rende unica la Juventus, e anche quello di cui gli juventini sono più fieri è senza dubbio quello di ‘famiglia’. Il legame ormai centenario alla famiglia Agnelli non si ritrova solo nella dirigenza con più membri presenti lungo la storia, ma anche nell’ambito sportivo. “Qui è diverso. Alla Juve ho trovato proprio una famiglia”, è una frase che abbiamo sentito diverse volte da parte dei giocatori bianconeri.
Proprio per questo ‘valore’ di famiglia, la Juventus riesce sempre a fare le cose in modo diverso. L’inaugurazione dello Stadium fatta contro il Notts County, la presentazione di Cristiano Ronaldo a porte chiuse (perché tutti i figli vanno trattati allo stesso modo), o continuare a giocare l’amichevole di Villar Perosa in famiglia.
Mentre tutti i grandi club presentano ufficialmente la loro squadra con un trofeo estivo, nei loro super stadi contro squadre internazionali, la Juventus gioca da una vita quell’amichevole in quel campo senza nemmeno dei veri e propri palchi. Juventus A contro Juventus B, con la gente che è a due metri dai loro campioni.
È una scena che cozza in modo pazzesco con la strategia di marketing ultra aggressivo che l’attuale dirigenza sta portando avanti da un paio d’anni. Il rebranding abbandonando lo stemma, la maglia senza strisce per la stagione 2019/20, lo sbarco di Cristiano sono parte di una strategia ‘global’ che sta portando la Juventus a guardare negli occhi i club che da anni dominano la scena internazionale a livello di marchio: Real Madrid CF, FC Barcelona e Manchester United FC.
È un mix, però, che ci piace. L’essere quell’azienda di famiglia diventata grande tra le grandi, quello che in pochissimi riescono a fare nel mondo aziendale.
C’è però un punto dove la strada del binomio famiglia-branding si biforca in modo piuttosto brusco e che inizia a fare un po’ rumore ed è quando arriviamo alla Juventus FC Women, perché per ora la sensazione è che il rapporto sia un po’ del tipo “siete parenti, ma solo lontani”. E farle giocare allo Stadium o includere un gol di Barbara Bonansea o Martina Rossucci tra i migliori gol del mese va benissimo, sì, ma è troppo poco.
La premiazione dello scorso mese di maggio era una grande opportunità per unire le due squadre, dare alle ragazze l’opportunità di ricevere l’ovazione degli juventini, che magari non vanno allo stadio a vederle, ma alla fine portano comunque la maglia a strisce bianconere anche loro. Eppure le premiazioni furono separate, e quella delle ragazze è durata una manciata di minuti. La sensazione era quasi di obbligo più che qualcosa per festeggiarle davvero.
Ora, ad agosto, vivremo un’altra amichevole di Villar Perosa, dove la prima squadra giocherà contro l’Under23 quando potrebbe giocare contro delle ragazze che sono appena arrivate fino a quarti di finale in un Mondiale. Giuliani, Gama, Galli, Cernoia, Boattin, Rosucci, Bonansea e Girelli erano tutte in Francia con la nazionale, e dovrebbero essere un motivo enorme di orgoglio per tutta la famiglia bianconera.
E per coloro che pensano che il calcio femminile sia un altro sport, giova ricordare che la Juventus gioca storicamente contro una squadra Under20 nella classica amichevole in famiglia. Ora tocca alla Juventus cogliere la palla al balzo e dimostrare che quel concetto di famiglia vale per tutti.