di Michele Tossani
Il Napoli ha raggiunto un livello di gioco da top team europeo? (Spoiler: no).
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L'[/mks_dropcap]avventura del Napoli nella Champions League edizione 2016/17 si è conclusa, secondo pronostici, dopo il doppio impegno degli ottavi di finale contro il Real Madrid. Con un doppio 3-1 gli uomini di Zinedine Zidane si sono infatti sbarazzati della compagine partenopea anche se questo è avvenuto non senza soffrire. Soprattutto i primi 50 minuti della gara di ritorno al San Paolo hanno visto il Real in netta difficoltà davanti al gioco spumeggiante dell’undici di Maurizio Sarri. Questa prestazione ha portato gli addetti ai lavori ad esprimersi in termini entusiastici sul Napoli e sul suo livello di gioco.
“Così si entra tra i grandi” (Gazzetta dello Sport), “Che Beffa! Napoli sogna per un tempo” (Corriere dello Sport), “Non così lontani“ (Ultimo Uomo) sono soltanto alcuni dei titoli utilizzati dai media nazionali per raccontare una prestazione che il presidente Aurelio De Laurentis non ha esitato a definire come una lezione di calcio impartita da Sarri al Real.
Eppure, al netto dei primi 50 minuti della partita di ritorno, la lezione non c’è stata. Ripercorrendo la partita di andata si può infatti notare come non sarebbe stato scandaloso se il Real Madrid avesse chiuso i conti nei primi 90 minuti durante i quali ha avuto le occasioni per vincere con tre o quattro gol di scarto. Anche la rete della speranza, il gol capolavoro di Insigne al Bernabeu, non è stato tanto il frutto di una giocata tattica (che pur si è vista nei movimenti che hanno liberato l’esterno partenopeo in campo aperto…) quanto la conseguenza di un grave errore di piazzamento di Keylor Navas.
Nel ritorno poi un Real ai minimi termini, che utilizzava il lancio lungo come unica arma per mettere in difficoltà la linea difensiva alta del Napoli, ha comunque avuto a disposizione una palla (poi calciata sul palo da Ronaldo a portiere battuto) che avrebbe potuto tranquillamente chiudere il discorso qualificazione già nel primo tempo.
Quello che allora ha detto il doppio confronto è che la distanza del Napoli dalle grandi d’Europa è ancora ampia. E proprio la partita di ritorno al San Paolo ha alimentato nuovi dubbi invece che dissiparli. Se è vero infatti che per 50 minuti il Napoli ha messo in difficoltà il Real Madrid è anche vero che i Partenopei non sono riusciti a capitalizzare questa superiorità segnando appena un gol. Nel secondo tempo poi un Real Madrid appena sufficiente (ché non può definirsi diversamente la prestazione e l’atteggiamento avuto dalla compagine spagnola nei primi 45 minuti della partita in questione) è riuscito a ribaltare la situazione con due semplici giocate su calcio piazzato.
Alla fine, quello che rimane, come ha scritto Sebastiano Vernazza sulla Gazzetta, è proprio un Napoli incapace di uscire “dal ghetto della bellezza senza successo”. Il gioco del Napoli, pur scintillante per larga parte della stagione, non ha fino ad ora prodotto granché in termini di risultati concreti. I conti nel calcio si fanno alla fine. E quale potrà essere il giudizio su questi due anni se, al termine della stagione in corso, il Napoli, oltre che fuori dalla Champions League, dovesse ritrovarsi eliminato anche dalla coppa Italia e magari terzo o addirittura quarto in classifica a distanza siderale dalla Juventus ma anche dalla Roma?
La doppia prestazione dei Partenopei contro le merengues, ma anche tante altre fornite dal Napoli in questi due anni ci pone invece davanti ad un altro interrogativo: quanto è sostenibile sul lungo periodo un gioco come quello di Sarri? Anche col Real infatti il Napoli è partito alla grande salvo poi deragliare con il passare dei minuti. Il Napoli ha subito il 75% dei suoi gol nel secondo tempo in questa stagione ed i Partenopei risultano essere la peggior difesa fra le prime 7 squadre del campionato. Questo dato correttamente interpretato sembra proprio sottolineare l’insostenibilità di un gioco tanto dispendioso in un campionato a 20 squadre e con due coppe da giocare.
“Il doppio confronto con i “Merengues” ha dimostrato che gli azzurri devono ancora compiere il salto di qualità fisico, tecnico e mentale per stare allo stesso tavolo con i migliori al mondo,”
Proprio questo è il punto: gli azzurri sono in grado di poter fare questo salto di qualità? Il gioco sarriano si presta a preparare questo tipo di evoluzione? La stessa Juventus poteva incorrere in questo problema se fosse rimasto Antonio Conte col suo gioco fatto di corsa e di grande dispendio energetico. Invece il tanto vituperato Max Allegri ha impostato una squadra che basa il suo gioco sulla capacità di alternare momenti di grande velocità ed aggressività ad altri di controllo del pallone e della partita.
Alcuni ora potrebbero sottolineare come siano esistite grandi squadre rimaste nella memoria collettiva al di là dei risultati conseguiti come l’Ungheria del 1954, l’Olanda del 1974 (volendo anche quella del 1978) e, restando in casa nostra, del Foggia di Zeman. Ma al tifoso partenopeo è sufficiente marcare un certo periodo storico senza portare a casa nulla? Senza contare il fatto che le suddette squadre hanno apportato delle novità tattiche tali da sconvolgere il calcio che è seguito alla loro apparizione. Cosa che il Napoli non fa…