La Juventus viene fermata sul pareggio in quel di Verona, rischiando anche di più. La rete subita è simbolo di una squadra senza verve, senza idee, e senza capacità di reagire agli avversari.
Nell’occasione del gol, il Verona ha messo in campo armi che hanno fatto soffrire la Juventus nel secondo tempo, e non è un caso che il pareggio sia arrivato proprio su queste situazioni. In particolare, parliamo di giro palla veloce, smarcamento dietro l’uomo e sovrapposizione sull’esterno. Tutti concetti basilari, che tuttavia la Juve non è riuscita né a contrastare né tantomeno a mostrare qundo era lei a manovrare.
Il gol nasce da un disimpegno sbagliato da Demiral, che spazza alla meno peggio (comunque facendo molto male) e fa finire il pallone tra i piedi di Ronaldo Vieira. Il centrocampista lusitano consegna immediatamente palla a Veloso per gestire la transizione, e da qui parte la nostra analisi.
Bentancur esce giustamente sul portatore, come da istruzioni. Il suo contrasto è però un po’ goffo un po’ sfortunato, e il portoghese ne esce vincitore. Siccome Bentancur va a coprire il pallone, la linea difensiva correttamente sale, pur con un po’ di lentezza. Notare come Zaccagni colga l’opportunità di far girare la palla da quel lato e cerchi di mettersi in luce dietro Rabiot, che con lo sguardo lo vede e lo sente.
A questo punto avviene quello che, a mio avviso, è l’errore principe: Rabiot scegli di uscire a sua volta sul portatore, senza avvedersi né dell’uomo dietro di sé né del fatto che il braccetto dal suo lato – Demiral – è troppo lontano per occuparsene; avendo acquisito la posizione di Zaccagni solo un attimo prima, è una scelta sorprendentemente coraggiosa – per non dire sciagurata. Lo fa peraltro con un angolo e una postura sbagliati, rimanendo stretto con il corpo e limitando il volume coperto.
Veloso nel frattempo si è liberato di Bentancur e il ritorno di Cristiano Ronaldo non lo può impensierire: con Rabiot che ha lasciato la sua posizione e Zaccagni aperto, servire il numero 20 è la soluzione più logica e remunerativa. È allora Chiesa che deve intervenire necessariamente sul trequartista scaligero, ma così facendo ‘libera’ la corsa di Lazovic.
Poteva uscire Demiral su Zaccagni? Forse sì, specialmente se si fosse avveduto in tempo dell’uscita di Rabiot. Se l’avesse fatto invece nella slide qui sotto, sarebbe stato un rischio enorme, perché avrebbe rischiato di farsi saltare dall’avversario in corsa.
Il ripiegamento di Chiesa viene tagliato fuori senza problemi. La sovrapposizione dell’esterno al trequartista è una situazione di gioco che il Verona ha tentato e completato tante volte in partita, ma che la Juventus non è mai riuscita a contrastare con i raddoppi in fascia: un campanello d’allarme non indifferente per una squadra che difendeva a 5.
Tagliato fuori l’esterno, è naturalmente Demiral a dover uscire su Lazovic. La sua uscita è pigra, e se l’esterno del Verona aveva come unica opzione realistica il cross, non si capisce come mai Demiral gli lasci 2-3 metri. In questo momento in area ci sono solamente due giocatori del Verona (Lasagna e Barak) e si vanno a formare in modo abbastanza naturale le coppie: Lasagna-De Ligt e Barak-Alex Sandro. In questo contesto, non si capisce cosa facciano Rabiot e Bentancur: se la posizione di Chiesa è utile a schermare un’eventuale (per quanto improbabile) controscarico su Zaccagni, almeno uno dei due avrebbe dovuto leggere la situazione ed evitare la parità numerica negli ultimi 7 metri.
Andrebbe anche notato come, con l’attacco nato dalla sua parte e sviluppatosi su quella opposta, Bernardeschi avrebbe avuto tutto il tempo di stringere la propria posizione e andare ad aiutare Alex Sandro. D’altra parte, lui rimane l’unico a vedere tutto il campo.
Al centro dell’area intanto Lasagna prova ad attaccare il primo palo, ma né lui né De Ligt potranno intervenire sul cross. Alex Sandro è troppo scolastico nell’affrontare il traversone, e – forse pensando alla zona piuttosto che all’uomo – sata da fermo: Barak è in corsa e gli prende diversi centimetri sullo slancio. Szczęsny non può nulla.
Questa azione, assieme ad un’altra mezza dozzina di circostanze simili nel secondo tempo, è indice di una squadra che non sa cosa fare senza il pallone e sbaglia tantissimo sia a livello individuale che a livello collettivo. Una squadra che, all’alba del mese di marzo, non è né carne né pesce.