di Davide Terruzzi
La Juventus si spegne sul più bello e si fa rimontare della Roma. Una prestazione figlia delle attenzioni rivolte alle prossime sfide che possono regalare i titoli.
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]M[/mks_dropcap]assimiliano Allegri lo aveva detto in conferenza. È ancora il periodo del turnover in cui si continua a cambiare almeno 5-6 giocatori a partita per gestire le risorse e i minutaggi. Quello con la Roma è per la sua Juventus il primo match point scudetto con la possibilità di centrare il sesto campionato; per la formazione di Spalletti, invece, dopo la sconfitta col derby e la vittoria col Milan, è fondamentale raggiungere i tre punti per tenere dietro il Napoli, vincitore a Torino, e aumentare notevolmente le possibilità di arrivare secondi. Allegri quindi cambia radicalmente la sua squadra optando per una rotazione decisa e un cambio di modulo: nel 4-3-3 schierato per l’occasione, davanti a Buffon ci sono Lichtsteiner, Benatia, Bonucci e Asamoah; in mediana Pjanić al centro con Lemina alla sua destra e Sturaro sul lato opposto; davanti Higuain con Cuadrado e Mandžukić. Spalletti, come noto, non può schierare la formazione tipo: senza l’infortunato Džeko e lo squalificato Strootman, le scelte sono di fatte costrette. La Roma è schierata con un 4-2-3-1 di partenza con Rüdiger, Manolas ,Fazio ed Emerson a comporre il pacchetto difensivo; Paredes e De Rossi a centrocampo; El Shaarawy, Nainggolan e Salah dietro alla “falsa” punta Perotti.
I primi minuti indicano la volontà da parte dell’allenatore giallorosso di sabotare la costruzione bassa della Juventus. Il pressing alto della Roma studiato per l’occasione prevede un sistema di marcature a uomo in cui un solo giocatore viene lasciato libero; Benatia non viene quasi mai pressato ed è teoricamente libero di portare su la palla. La difesa a quattro bianconera viene quindi affrontato lasciando il peso dell’impostazione all’ex difensore romanista, mentre Bonucci è preso da Perotti e i due terzini dagli esterni alti. In mediana si affrontano due centrocampi schierati con triangoli opposti: il vertice basso bianconero viene così preso da Nainggolan, mentre i due mediani s’alzano sugli interni. Il pressing della Roma viene agevolato dai problemi nella costruzione di un continuo e credibile gioco interno da parte della Juventus: la coppia Sturaro e Lemina non ha brillato per capacità tattiche e tecniche, così come Pjanić nel ruolo di unico regista basso ha manifestato difficoltà già annotate quando è stato schierato in quella posizione. I due interni hanno contribuito poco alla costruzione bassa e non sono riusciti con frequenza a trovare la giusta sistemazione alle spalle o ai fianchi dei centrocampisti avversari; quando hanno creato linee di passaggio, liberando anche quella in verticale per Higuain, chiamato anche a essere l’unico raccordo sulla trequarti, la Juventus si è resa pericolosa come in occasione del gol. Per la formazione d’Allegri risalire il campo è diventato quindi più complicato del solito: senza le qualità tecniche di Dybala e Dani Alves, nel consueto pacchetto di soluzioni anti pressing restavano le giocate per Mandžukić generalmente ben controllate da Rüdiger.
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La Roma, in assenza del proprio centravanti, ha manifestato difficoltà offensive nell’attaccare la squadra avversaria quando schierata nella propria metà campo. La Juve si è difesa con 4-5-1 basso che lasciava poco spazio ai tagli in profondità di Salah; la squadra d’Allegri, nel primo tempo, non si è fatta trovare lunga o sfilacciata, rinunciando anche al pressing ultra offensivo se non in qualche occasione quando Lemina o Sturaro s’alzavano sul difensore centrale di riferimento lavorando anche sulla linea di passaggio per il mediano. Spalletti, in fase di possesso, ha spesso sovraccaricato il lato di sinistra con il triangolo Emerson-El Shaarawy-Perotti che si formava naturalmente grazie al movimento sull’esterno e contemporaneo abbassamento da parte dell’argentino. Nelle intenzioni del tecnico romanista si sarebbero dovuto aprire sia lo spazio per gli inserimenti centrali di Nainggolan che per i tagli di Salah, ma nel primo tempo la Juventus è riuscita a leggere questa situazione senza problemi. Il pareggio di De Rossi nasce dal pressing alto romanista che porta alla conquista del corner sul quale Manolas viene lasciato libero di colpire.
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Nel secondo tempo le formazioni si ripresentano in campo senza alcun cambio. La partita riprende sul segno dell’equilibrio come nella prima frazione di gioco; al 56′ arriva il gol di El Shaarawy che porta in vantaggio la Roma. I giallorossi sfruttano una situazione nella quale la Juve si fa trovare aperta e impreparata: la conclusione dell’attaccante esterno viene poi leggermente deviata e sorprende Buffon. La reazione bianconera di fatto non esiste: la Roma non dilaga, ma sfrutta al meglio le occasioni che le capitano. Come in occasione del terzo gol segnato da Nainggolan: troppo facilmente il centrocampista belga può entrare nel cuore dell’area con un semplice uno-due con Salah. Di fatto la partita finisce qui: Allegri prova a rovesciare la situazione aumentando la qualità in campo (grazie agli ingressi di Dani Alves, Dybala e Marchisio), ma pur con qualche patema d’animo la Roma riesce a raggiungere una vittoria fondamentale.
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Roma-Juventus non è stata una partita spettacolare o particolarmente interessante dal punto di vista tattico e tecnico. È stata una gara equilibrata in cui i bianconeri hanno pagato giustamente gli errori e le disattenzioni dei primi quindici minuti della ripresa; ha vinto così la squadra che ha voluto con maggiore determinazione la vittoria. Allegri ha fatto una scelta, sperando di raggiungere almeno un pari, privilegiando la Finale di Coppa Italia con la Lazio sapendo di poter contare su altri due match point. Assai improbabile che la Juventus non riesca a vincere domenica in casa col Crotone; per la Roma, invece, continua la corsa per il secondo posto, vitale per pianificare al meglio la prossima sessione di mercato. Le riserve d’Allegri hanno permesso vittorie fondamentali con squadre medio-piccole mentre incontrano maggiori difficoltà con squadre di livello superiore, ma individuare solamente in chi gioca di meno i responsabili di questa sconfitta, indolore si spera, è scorretto. La Juventus ci ricorda che arrivare in fondo nelle tre competizioni è davvero impegnativo; arrivarci vivi e in salute è merito anche della gestione delle partite e delle risorse.
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Dà consigli. "Trust the process". Da tanti anni si diverte a parlare e scrivere di Juventus.