Serie A, 1a giornata: Chievo-Juventus 2-3

Attesa. Euforia. Estasi. Ansia. Quando il campionato riparte, e con esso purtroppo i veleni e le polemiche, il sentimento di qualsiasi tifoso è paragonabile a quello dei protagonisti ritratti da Giacomo Leopardi ne Il sabato del villaggio; la gioia pervade gli animi, si pregusta la sensazione di entusiasmo che la stagione potrebbe portare. Ovviamente, nessuno juventino vuole sposare la visione leopardiana del mondo, secondo cui il godimento umano si manifesta nell’attesa di una gioia irraggiungibile ed è quindi un’illusione effimera, augurandosi che il piacere possa manifestarsi ed essere pienamente gustato a giugno, come successo negli ultimi sette anni, con l’aggiunta di quella Champions League ormai obiettivo fissato.

Il calciomercato della Juventus è coerente con quanto si vuole ottenere dal campo. La società ha consegnato ad Allegri una squadra pronta per vincere tutto, profonda, ricca di qualità, personalità, fisicità ed esperienza; per il tifoso, invece, la sessione estiva è stata semplicemente memorabile: si è iniziato con gli addii di alcuni dei protagonisti delle ultime cavalcate, si è idealmente abbracciato nuovi protagonisti come Perin, Cancelo ed Emre Can, si è festeggiato il leggendario acquisto di uno dei migliori calciatori della storia, salutato un beniamino come Higuain, accolto nuovamente il figliol prodigo Bonucci col “sacrificio” di Caldara, infine reso omaggio a Marchisio.

Per il tifoso del Chievo, invece, l’attenzione è stata interamente rivolta a quanto accaduto, e che succederà nuovamente, nelle aule della giustizia sportiva: il deferimento per il caso plusvalenze ha bloccato il mercato e pesantemente condizionato qualsiasi trattativa; lo spauracchio retrocessione d’ufficio in Serie B ormai appartiene al passato, mentre resta viva, quasi certa, una pesante penalità in termine di punti che potrebbe rivelarsi fatale per la formazione clivense.

Al Bentegodi, quindi, si presentano l’alfa e l’omega del calcio italiano: la Juventus nettamente favorita contro il Chievo probabile retrocessa. La prima stagionale della compagine d’Allegri viene quindi attesa per l’esordio ufficiale di Cristiano Ronaldo, accolto anche a Verona come la star globale che è, senza poche preoccupazioni per il risultato finale che viene dato per scontato; non la pensa così il tecnico livornese, chiaro nelle dichiarazioni precedenti la partita. La formazione bianconera viene schierata in campo col 4-2-3-1, inserendo sin dall’inizio i giocatori di maggior talento, presentando una formazione dal volto decisamente offensivo: Cancelo e Alex Sandro sono i terzini, Chiellini riabbraccia Bonucci, Khedira trova nuovamente Pjanić nel duo di centrocampo, Cuadrado e Douglas Costa esterni alti, Dybala dietro Ronaldo. Il Chievo, invece, viene presentato con un 4-5-1 con il chiaro intento di fare una partita difensiva, rendendosi pericoloso in contropiede o nelle poche occasioni lasciate.

La partita inizia nel migliore dei modi per la Juventus. Al primo affondo, è gol: Khedira segna su una mischia in area di rigore e porta in vantaggio la sua squadra. Una rete che non modifica il canovaccio, ma permette ai bianconeri di mantenere il pallone usando il possesso come arma difensiva e per controllare i ritmi della gara, evitando di accelerare eccessivamente. La costruzione bassa coinvolge essenzialmente il blocco centrale, costituto dalla doppia cerniera difensori+mediani, e i terzini; l’eccelsa qualità dei giocatori sulle fasce consente di superare senza grossi problemi il pressing avversario, ma la circolazione è spesso rallentata dai troppi tocchi da parte dei centrocampisti: Pjanić-Khedira giocano troppo piatti, sulla stessa linea, e la loro presenza è ridondante, abbassandosi eccessivamente, togliendo spazio alle iniziative dei due centrali difensivi. Allegri demanda l’ampiezza essenzialmente ai due esterni bassi, mentre Cuadrado e Douglas Costa devono stringere dentro il campo, offrendo una linea di passaggio in verticale, raccordando centrocampo e attacco; un compito che il brasiliano svolge, abbassandosi anche lui eccessivamente portandosi talvolta davanti la linea di pressione della mediana clivense, scambiandosi spesso la posizione con Cristiano Ronaldo; il colombiano, invece, tende a restare coi piedi sulla linea laterale, pestandosi i piedi con Cancelo e intasando una zona in cui spesso galleggia Dybala.

 

Sopra, la mediana a 5 del centrocampo del Chievo, molto stretta e compatta. Sotto, l’uscita dell’interno per attaccare la ricezione di Bonucci lascia libera la linea di passaggio in verticale. Evidenziati i quattro attaccanti della Juventus: Douglas Costa si era abbassato per giocare a muro e poi attacca lo spazio centrale, CR7 resta basso.

Il Chievo è schiacciato nella propria metà campo, il possesso palla bianconero consente agli uomini di Allegri una comoda transizione negativa, nonostante i tentativi di pressing alto, spesso su invito degli avversari; D’Anna prevede una mediana folta, compatta orizzontalmente, per impedire facili ricezioni tra le linee, con uscite degli interni sui due centrocampisti e sulla ricezione del centrale juventino. La dirompente, e straripante, differenza di tasso tecnico si evidenzia in alcuni lampi, squarci di pura classe, che portano la Juventus più volte vicina al due a zero; basta accendersi per qualche secondo per rendersi pericolosi, ma un mix di leggerezza-sfortuna-cattive scelte impediscono agli juventini di segnare il raddoppio.

Come ha giocato la Juventus. 

Proprio quando il primo tempo si sta avvicinando alla fine e l’attesa, ingannatrice, è tutta per il secondo gol juventino, arriva inaspettato il pari del Chievo. Ed è esattamente la fotografia della differenza tra amichevoli estive e campionato, ma in fondo è l’essenza spietata del calcio: la determinazione, l’intensità, la concentrazione feroce sono essenziali, insieme alle componenti tecniche, atletiche e tattiche, per ogni fase del gioco, ma soprattutto per non lasciare occasioni da rete facili. È un qualcosa d’intangibile, ma che spesso manca a inizio stagione e che si ritrova, non sempre, durante l’anno. Già prima della rete la Juventus aveva dimostrato qualche difficoltà nella pressione collettiva: la circolazione del Chievo è scolastica, prevede il movimento ad aprirsi dell’interno per creare superiorità numerica sulle fasce; i bianconeri intendono esercitare un pressing alto, attaccando il portatore di palla e gli appoggi più vicini, coerentemente con i principi calcistici d’Allegri, ma l’organizzazione di squadra è distante da quel preciso meccanismo che siamo soliti vedere: i tentativi son più individuali e permettono al Chievo, nelle poche occasioni in cui sono in grado di sviluppare delle trame, di superare senza grosse difficoltà gli ostacoli posti. Nell’azione del gol sono evidenti le responsabilità di Cuadrado e di Bonucci, errori superficiali e facilmente correggibili.

Il meccanismo d’uscita sopra descritto e le difficoltà della Juventus. Da notare la mancata compattezza orizzontale e la distanza tra Pjanić e Khedira.

Difficoltà senza palla che aumentano a inizio ripresa. La Juventus perde in compattezza, sia orizzontale che verticale, pressando spesso a vuoto; il Chievo riesce ad affacciarsi con maggiore continuità nella metà campo avversaria, senza mai rendersi pericolosa, cercando la soluzione che porterà all’azione del rigore, quel cambio di gioco su Giaccherini per tentare l’uno contro uno con Cancelo. Difficoltà bianconere dovute alla composizione della mediana di centrocampo, con Pjanić-Khedira, specialmente il tedesco, sempre attratti a pressare accorciando, facendo poi fatica a recuperare la posizione, allungando così verticalmente la squadra; i due esterni, anch’essi portati ad aggredire i terzini, non sono stati sempre puntuali negli scivolamenti: il Chievo non è stato in grado, nemmeno ci ha tentato, di sfruttare con maggiore lucidità gli spazi alle spalle e ai fianchi del centrocampo juventino, perseguendo il proprio piano partita.

La Juventus s’allunga e perde compattezza verticale. Il Chievo non sa approfittarne. 

L’errore della formazione d’Allegri è stato quello di non comprendere il momento della partita, perdendo in equilibrio e compattezza, ma per fortuna mancava ancora molto alla fine della gara.

Gli errori in fase di non possesso. 

Il tecnico bianconero, come noto, ha nella profondità e nella ricchezza di soluzioni in panchina un’arma notevole per cambiare le sorti della partita. Il primo cambio è quello Bernardeschi-Cuadrado: l’esterno ex Fiorentina è chiamato a occupare la stessa posizione, con maggiore sacrificio e sostanza, tagliando maggiormente dentro il campo e collegando il centrocampo con l’attacco. La seconda sostituzione rovescia il modo d’attaccare: Mandžukić per Douglas Costa comporta l’allargamento di Cristiano Ronaldo sulla fascia e la presenza di un centravanti in area di rigore, presenza più che opportuna per una gara d’assedio. L’attaccante croato non si fa solamente sentire in area, ma è ovunque, rientra spesso per aiutare i compagni, sacrificandosi con la solita intensità e sostanza, consentendo al portoghese e a Dybala di rientrare il meno possibile.

I tre di centrocampo (più Mandžukić) senza palla.

Anche nel forcing finale la disposizione dei giocatori sul campo è efficace e riempie meglio il campo.

L’assetto bianconero ora è maggiormente scolastico, ma risulta essere più efficace: terzini che spingono, esterni alti pronti a tagliare dentro il campo, un centravanti, una seconda punta, un interno che si butta negli spazi. Ed è quello che fa efficacemente Emre Can dal momento del suo ingresso; l’ex Liverpool apre il gioco, s’inserisce, recupera palloni, garantendo un contributo di qualità e sostanza che fa la differenza. L’assedio della Juventus trova sfogo sulla sinistra, da dove Cristiano Ronaldo ha provato in tutti i modi di segnare, centrando la porta con una facilità irrisoria che dimostra tutta la sua straordinaria forza, ma dove soprattutto Alex Sandro è devastante: il terzino brasiliano non può essere fermato, salta l’uomo anche da fermo, ed è decisivo nella vittoria in rimonta grazie al guizzo in area di Bernardeschi.

Fino alla fine, quindi. Già dal principio. Ed è probabilmente la migliore notizia per Allegri, tecnico che vede una squadra che non vuole mai perdere. La voglia e la festa con cui è stato accolto il gol vittoria non sorprendono chi tifa e segue la Juventus, così come non desta stupore la grandissima qualità di questa squadra. È la prima stagionale e quindi bisogna essere assai cauti nelle conclusioni finali: Allegri è un allenatore che non presenta schemi, ma principi di gioco, attento osservatore delle caratteristiche dei proprio giocatori, sostenitore della fondamentale rilevanza di creare conoscenza reciproca tra i calciatori. Ed è quella che manca ancora, e non potrebbe essere diversamente, tra gli attaccanti: al netto della condizione atletica,Cristiano Ronaldo-Dybala-Douglas Costa-Cuadrado devono ancora conoscersi e capire come rispettare le idee e il piano partita del proprio allenatore.

Ok, si devono conoscere ancora. Va bene la fluidità, ma sempre nel rispetto dei principi dell’allenatore.

Stesso discorso per Pjanić: il regista deve aumentare la varietà di colpi a disposizione, alternando lungo e corto, aprendo più spesso il gioco, cercando con maggiore insistenza la profondità per servire i tagli degli esterni o i movimenti senza palla dell’ex Madrid. Il mito portoghese non è un centravanti puro, svaria molto, allargandosi sulla sinistra, ma è soprattutto un maestro nelle letture delle situazioni, dettando continuamente linee di passaggio.

Qui la palla in verticale deve arrivare. O un’apertura. Non la giocata sul corto.

Non ha particolarmente convinto, non è una novità, la coppia Pjanić-Khedira, in difficoltà nella fase di non possesso come già detto e troppo bassi e piatti nella circolazione del pallone, mentre i nuovi hanno tutti ben sfigurato: Cancelo, al netto dell’errore sul rigore, ha portato qualità, spinta, dinamismo, giocate da ala; Emre Can in pochi minuti ha fatto intravedere tutto il suo valore. In una settimana migliorerà la condizione, ma la conoscenza e la fluidità del gioco arriverà decisamente più avanti: Allegri insisterà in settimana sulla lettura dei momenti e sulla capacità di mantenere la compattezza della squadra, essenziale nella prossima sfida con la Lazio.

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