Sarri come Maifredi?

Differenze e similitudini con quella stagione.


La recente prestazione offerta dalla Juventus contro il Lione, nell’andata degli ottavi della Champions, ha riacceso i paragoni fra la Juve attuale e quella di Gigi Maifredi che naufragò (finendo addirittura fuori dalla zona Uefa) nel campionato 1990/91.

Per capire bene se questo paragone regge o meno, bisogna però fare un excursus storico per comprendere cosa non andò col progetto tecnico di quei tempi.

Affascinati dai successi portati da Arrigo Sacchi al Milan, i dirigenti juventini dell’epoca (Luca Cordero di Montezemolo, l’avvocato Chiusano e il direttore sportivo Nello Governato) convinsero Agnelli ad affidare a Maifredi quella che, nelle intenzioni, doveva essere una rivoluzione culturale.

In pratica, Maifredi avrebbe dovuto rappresentare il fulcro di una Juventus che ambiva a vincere e convincere. Il contesto nel quale il tecnico di Lograto si trovò ad operare era però ben diverso da quello che, trent’anni dopo, ha trovato Maurizio Sarri.

Situazione all’arrivo

La Juventus del 1990 era infatti reduce da diverse stagioni senza il tricolore (l’ultimo conquistato era stato quello del 1986). La mancanza del titolo nazionale era tanto sentita da convincere la famiglia Agnelli a disfarsi di Dino Zoff, reduce dalla conquista di coppa UEFA e coppa Italia nella stagione precedente. Sarri ha invece raccolto una Juve reduce da otto campionati di fila vinti.

Rosa

Un’altra grande differenza è quella relativa alla rosa a disposizione. Quella in mano all’attuale tecnico bianconero è infatti superiore a quella del resto delle partecipanti al torneo di massima serie. Quella gestita da Maifredi invece, pur annoverando giocatori di indubbia qualità (il neo-arrivato Roberto Baggio su tutti, ma anche i vari Hässler, Di Canio, Julio Cesar…) non era superiore all’Inter di Trapattoni (Matthäus, Zenga, Bergomi, Berti, Klinsmann), al Milan di Arrigo Sacchi (Baresi, Maldini, Rijkaard, Gullit, van Basten) e forse nemmeno alla Sampdoria, che poi si laureò campione d’Italia in quella stagione (Vialli, Mancini, Lombardo, Cerezo, Vierchowod).

Mercato

E ancora: la rosa messa a disposizione dell’ex allenatore del Bologna champagne venne costruita spendendo nel mercato estivo l’allora astronomica cifra di oltre quaranta miliardi di lire. Addirittura, per favorire la transizione verso il suo calcio, a Maifredi venne concesso di portarsi dietro dall’esperienza felsinea i due difensori Gianluca Luppi e Marco De Marchi, ‘esperti’ di quella difesa a zona che il nuovo tecnico bianconero voleva installare a Torino.

Il mercato bianconero 2019 ha invece incontrato le note difficoltà, che hanno impedito a Paratici e Nedved di mettere a disposizione di Sarri i giocatori necessari per agevolare la transizione verso il suo modello di gioco. La rosa della Juve 2019/20 è sostanzialmente quella dell’anno precedente. Al suo nuovo allenatore la dirigenza bianconera ha sostanzialmente chiesto di rivalutare il parco giocatori, continuando a vincere in Italia e non di portare avanti una rivoluzione culturale come invece venne chiesto a Maifredi nel 1990.

La stagione

Attualmente la stagione bianconera (prima del ritorno col Lione) sembra un linea con le aspettative, pur considerando la superiorità della rosa di cui sopra. La Juve di Maifredi ebbe invece un cammino più altalenante fin dall’inizio (belle vittorie con Inter e Roma ma anche pareggi interni con Atalanta, Lazio e Cagliari, sconfitta a Bari a fine novembre). In comune fra le due Juve le sconfitte in Supercoppa, anche se quella del 1990 fu roboante (5-1 col Napoli ancora di Maradona).

Prospettive

Detto questo, se Sarri non dovesse vincere lo scudetto e fosse eliminato dal Lione in Champions, gli accostamenti con la stagione di Maifredi tornerebbero di attualità, soprattutto perché la stagione sarebbe fallimentare come fu quella 1990/91.

Tuttavia, al momento, le condizioni nelle quali è nata e si sta sviluppando questa annata divergono dal periodo ‘maifrediano’. Vedremo se alla fine i risultati saranno simili o migliori.

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