C’è un dato statistico che fotografa al meglio quanto visto sabato sera col Parma. La Juventus non subiva 3 reti in una partita di campionato dalla sfida del 19 novembre 2017 con la Sampdoria (3-2 il risultato finale a Genova). Dopo quella partita, Allegri diede un giro di vite alla squadra e nacque quella lunga sequenza di gare senza subire reti e soprattutto la rimonta sul Napoli (quello che sarebbe poi successo ad aprile è altra storia e soprattutto conosciuta). Quindi, siamo di fronte a qualcosa che fortunatamente accade assai raramente, specialmente in casa, ma che spiega lo sconforto, confusione e delusione tra i tifosi bianconeri; specialmente perché questa rimonta arriva dopo la netta eliminazione con l’Atalanta e la vittoria episodica con la Lazio.
Ho già scritto in settimana un articolo in cui motivo quello che secondo me sta attualmente accadendo alla Juventus, ma ora vorrei soffermarmi sull’analisi dei tre gol subiti e di un’occasione netta concessa. Per farlo, però, prima penso sia necessario soffermarci sul contesto per inquadrare al meglio la questione: la squadra è sicuramente reduce da un periodo di carichi atletici pesanti, è senza la coppia centrale difensiva titolare e ha perso la principale alternativa, Benatia, per scelte di mercato (e sì, caso gestito male: o lo vendevi in estate sostituendolo in maniera adeguata, o gli davi più spazio durante la prima parte dell’anno). Basta questo per spiegare le difficoltà in fase di non possesso viste anche col Parma? Per me no. Prendiamo il primo gol:
Cosa notate? Un pressing assai blando, senza alcuna particolare intensità, che consente ai giocatori del Parma di manovrare senza difficoltà. I giocatori della Juventus fanno più che altro massa sul lato forte, lasciando scoperto quello debole, ma soprattutto permettono agli avversari di fare esattamente quello che vogliono. Una volta giocata la palla sull’altro lato, Barillà legge lo spazio libero e lo attacca: Cancelo è colpevolmente troppo aperto e pigro nella diagonale, Khedira è semplicemente più lento e non riesce a recuperare quei metri decisivi. Sul lato sinistro, invece, Spinazzola resta stretto, preoccupato dall’inserimento senza palla, ma Mandžukić, costretto sempre a svolgere anche il compito di ala e terzino aggiunto, lascia troppo spazio e tempo al portatore di palla per poter crossare. Ed è gol del due a uno.
Poi arriva l’immediato gol di Cristiano Ronaldo. Il 3 a 1 è rassicurante, quello che succede senza palla meno, decisamente. Basta un lancio lungo per Inglese e si scatena il panico.
Ancora una volta, pressing non efficace sul portare di palla, che sembra Tomba a tempi d’oro, ma soprattutto un 2vs1 gestito molto male (e notate che il terzo ad arrivare per dare una mano alla coppia centrale è Mandžukić…), specialmente da Daniele Rugani che semplicemente assiste a quello che sta accadendo, senza raddoppiare, offrire copertura efficace, supportare il proprio compagno di squadra.
Pochi minuti dopo arriva il secondo gol del Parma. Azione che nasce nuovamente sulla sinistra bianconera. Cosa succede?
Gli errori sono molteplici. L’azione nasce e si sviluppa da un rinvio dal fondo di Sepe, una sequenza di pochi passaggi da parte del Parma con cui trova la via della porta e segna. Mandžukić, sempre lui, deve rientrare per tentare di portare pressione sul portatore, mentre Matuidi semplicemente non sa cosa fare ed è totalmente indeciso: esco o non esco? Resta così nella terra di mezzo, in uno spazio inutile. Spinazzola indica col braccio la posizione tra le linee di un avversario, ma anche lui si fa trovare in una zona ibrida in cui serve a nulla: o stai attaccato al tuo giocatore più vicino allargandoti, oppure resti stretto e lasci quel giocatore a Matuidi. Poca pressione sul portatore, quindi, libero di verticalizzare pescando l’inserimento senza palla del compagno, rimasto libero perché Pjanić si ferma senza ragione; deve uscire Caceres, ma i tempi sono sbagliati. In area di rigore si crea così una situazione particolare: fuori un difensore centrale, due centrocampisti tagliati fuori, serve l’abbassamento di un altro centrocampista; Khedira effettivamente c’è, ma anche lui si blocca e così facendo non si pone né sulla traiettoria del pallone né sull’uomo; Rugani, infine, è poco aggressivo sull’uomo e consente la giocata all’avversario.
Arriviamo così all’ultimo gol, a pochi minuti dalla fine. Chiaramente, diverse responsabilità sono di Mario Mandžukić (autore di una prestazione notevole), perché in quelle situazioni e in quel momento della partita la palla la si deve buttare in tangenziale, ma penso sia sbagliato soffermarsi solo su questo aspetto. Perché? Perché ancora una volta è la Juventus che lavora male senza palla e nuovamente sul proprio centro-sinistra, dove l’intesa Matuidi-Spinazzola è stata davvero pessima.
In questa occasione, il francese esce inizialmente in pressione solitaria, creando così uno spazio: Spinazzola è di fronte a una scelta (restare stretto o aperto) e legge erroneamente la situazione, perché chiaramente sarebbe dovuto restare vicino a Caceres per assorbire l’inserimento senza palla. L’uruguaiano è bravo nell’uno contro uno, nasce quella fase da cui si prenderà il terzo gol e anche in questo caso è doveroso prestare attenzione al riempimento dell’area. Un altro cross all’altezza del dischetto, avversario libero, Bentancur che è pigro nel ripiegamento e sta lì a osservare.
Ricapitolando. La Juventus ha giocato come se ci fossero Chiellini e Bonucci, o anche Benatia, giocatori che possono gestire magistralmente situazioni di 2vs2: Giorgio è semplicemente un difensore devastante, mentre Leonardo è più bravo negli anticipi e ti consente di giocare più alto. Le difficoltà in fase di non possesso sono legate a un pressing molto più blando e portato malamente (e i carichi di lavoro possono avere un certo peso), ma la tendenza dei giocatori è quella di difendere correndo in avanti, lasciando spesso degli spazi scoperti e se non hanno la brillantezza atletica, o se gli avversari sono bravi, la difesa si trova a gestire situazioni complicate, come quelle cui si è trovato di fronte Spinazzola, abituato a ruolo e logiche differenti. È successo l’anno scorso, sta succedendo nuovamente, perché i giocatori hanno queste peculiarità.
Chiaramente, la questione giocare un bel calcio è una provocazione e non va nemmeno inseguita, perché la Juventus ha pareggiato e preso tre gol per non aver giocato bene in fase di non possesso. Nello sport conta questo: giocare bene. E dentro questo concetto ampio possiamo metterci tanti aspetti: l’organizzazione, l’intensità, la concentrazione, l’equilibrio (tattico, psicologico ed emotivo), la tecnica, la qualità atletica, la comprensione dei vari momenti della partita, esaltare le caratteristiche della propria squadra, leggere quelle degli avversari, eseguire adattamenti e letture adeguate nel corso della partita. E molto di questo, specialmente per quanto riguarda la fase di non possesso, non si è visto nelle ultime occasioni. Penso che la Juventus debba cercare di esaltare le qualità dei propri giocatori e questo richiede anche un modo di giocare simile a quello intrapreso inizialmente, una squadra molto meno verticale, che si dispone in campo disegnando triangoli e rombi per offrire linee di passaggio al portatore di palla, reattiva nelle transizioni negative, perché se si attacca bene ci si difende ancora meglio ed è più facile, con questi giocatori, recuperare il pallone. Poi, ovviamente, rientreranno Bonucci e Chiellini e partite come quelle col Parma le vinci 105 volte su 100, ma ritengo che il focus delle prossime settimane debba spostarsi sul giocare bene a calcio e non sul dare un giro di vite alla squadra.