Dopo l’ottavo di finale al cardiopalma dell’anno scorso, l’urna della Champions League ripropone un avvincente incrocio con l’Atlético Madrid, sebbene di minor tensione perché anacquato dalle altre partite del girone.
Un nuovo Atlético
La squadra di Simeone però è cambiata moltissimo negli uomini, sicuramente più della nuova Juventus di Sarri. Hanno salutato – dietro cospicuo conguaglio – Lucas Hernandez, Rodri e Griezmann. Sono andati via anche Godín, Juanfran e Filipe Luís, dando il la ad un rinnovamento sostanziale. Gli ingenti proventi delle cessioni, unitamente alla spinta dell’onda lunga del nuovo Wanda Metropolitano, hanno regalato a Simeone una nuova batteria di esterni difensivi, subito impostati da titolari: Trippier e Lodi si sono già presi gli esterni. Il fiore all’occhiello del mercato è però senza dubbio João Félix, talento nemmeno ventenne annunciatosi al mondo durante l’Europe U19 del 2018 e già protagonista in queste prime partite. L’astro nascente del calcio mondiale ha mostrato imprevedibilità e una sensibilità al pallone fuori dal comune.
Nonostante i cambiamenti però, Simeone ha continuato il suo lavoro in maniera lineare e ha fatto oscillare la squadra tra un 4-4-2 e un 4-3-1-2 in maniera molto liquida, dove il perno della manovra è rappresentato dalla posizione ibrida di Lemar. Il trequartista francese, a seconda della sua posizione in campo, orienta l’attacco squadra: più verticale quando riesce a ricevere fronte alla porta, più posizionale quando invece si defila a destra. Il centrocampo può contare sulla corsa di un Saúl Ñíguez finalmente in un ruolo che ne valorizzi appieno le qualità e l’intelligenza, e su un Koke sempre più leader – disimpegnatosi ottimamente sia nella posizione di mezzala destra che in quella di vertice basso.
Il sistema di Simeone è abbastanza fluido, ma la continuità con i tentativi passati sta disegnando una squadra sempre più a proprio agio con il pallone tra i piedi. Due sono gli spartiti principali. Il primo, quando i centrali riescono a trovare tracce centrali, presuppone un movimento rapido e verticale del pallone che viene recapitato velocemente a Lemar. I due attaccanti, perfettamente complementari nei movimenti ad elastico, e stretti solo in fase di non possesso, offrono allora corridoi nei mezzi spazi e portano fuori posizione la difesa per l’arrembaggio dei centrocampisti.
Quando invece la squadra avversaria stringe le linee e abbassa il baricentro, la manovra prende vie più periferiche. Trippier e Lodi sono terzini di spinta, in grado di giocare perennemente sulla stessa linea delle punte. Quando allora l’Atlético mette sotto scacco la difesa avversaria con una parità numerica sull’ultima linea, le mezzali si aprono e vengono incontro per dare soluzioni corte al palleggio laterale, costruendo solidissime catene su tutto l’out assieme alla punta e al mediano. Oltretutto, in situazioni di possesso consolidato, tutti gli interpreti sono in grado di cambiare campo rapidamente: un pericolo costante, sopratuttto per la difesa di solito molto stretta di Sarri.
Cosa aspettarsi?
È lecito provare ad indovinare un Atlético disposto nominalmente con un 4-3-1-2. Simeone insisterà probabilmente su due aspetti in grado di mettere in difficoltà la Juventus.
Siccome la struttura posizionale in possesso rimane comunque abbastanza larga, Simeone ha capito che per sostenerla c’è bisogno di evitare a tutti i costi le transizioni lunghe e ha impostato una fase di pressing ben organizzata, orientandola alla palla e – in un secondo momento – all’uomo. Se quindi deciderà di portare pressione alla costruzione della Juventus, la chiave dell’incontro sarà la capacità dei bianconeri di dare supporto a Pjanić. Se Sarri dovesse decidere di schierare Rabiot a sinistra (o addirittura Bentancur a destra) questo compito dovrebbe essere facilitato, ma ad oggi Sarri sembra intenzionato a continuare con il centrocampo utilizzato sinora. Lemar è migliorato molto nel pressing in zone centrali del campo, e soprattutto la prima aggressione dovrebbe costituire un problema. Anche perché Simeone avrà visto la partita di Firenze.
Un secondo espediente sarà la posizione, di norma altissima, dei terzini avversari. Lodi e soprattutto Trippier assicurano parità numerica con i terzini avversari e bloccano la linea difensiva in basso prevenendo cosi uscite aggressive sulle mezzali in possesso. Offrono ovviamente sbocchi sicuri alla manovra, e anche sulla riconquista rimangono vicini alla palla. Per di più, Sarri ha dimostrato di soffrire molto i cambi campo repentini, un copione che l’Atlético esegue alla perfezione. Sarà importante trovare i trigger giusti per pressare le mezzali ed evitare che producano cambi di gioco, anestetizzando la minaccia prima che si produca.
Cosa fare?
La Juventus non dovrà provare a snaturarsi, deviando dal percorso di crescita che stava intraprendendo prima della battuta d’arresto di Firenze. Piuttosto, ci si aspetta che Sarri metta alcune pezze, in particolare sull’uscita bassa, andando ad intervenire sulle criticità della squadra (una su tutte: la posizione e l’orientamento di Danilo in campo).
Sarà altresì importante attaccare con continuità gli ampi spazi inevitabilmente lasciati dai terzini avversari. Per questo compito, sarebbero necessarie due ali in grado di aprire il campo, ma le opzioni di Sarri si riducono a Ronaldo a sinistra (che avrà un ruolo centrale, in tutti i sensi) e Bernardeschi a destra, schierato quindi sul piede debole e più adatto a movimenti ad entrare in campo piuttosto che ad aprirlo. Siamo sicuro che Matuidi saprà compensare il moto del portoghese, e sarà quindi interessante vedere se ricoprirà una posizione ancora più larga che d’abitudine, sfogando in questo modo le sue corse.
L’Atlético espone anche qualche criticità nella copertura del lato debole, che i due terzini esasperano per una non sempre diligente copertura difensiva. Soluzioni aeree, come l’anno scorso, potrebbero continuare a funzionare.
In definitiva, l’Atlético di Simeone è una squadra molto rodata a dispetto dei cambiamenti in estate. Anzi, sembra il naturale proseguimento del lavoro di Simeone lungo gli anni, al netto di qualche singhiozzo di adattamento. Non solo è un avversario fondamentalmente di pari livello, ma è anche una formazione molto più avanti nell’assimilazione dei concetti tattici del proprio mister. Oltretutto, ha migliorato la capacità di lettura dei momenti della partita, rendendola quindi una lontana parente di quella arresasi a marzo sotto i colpi di Cristiano Ronaldo. Un avversario molto difficile, contro cui la Juventus dovrà dimostrare di aver invertito la tendenza rispetto all’insufficiente prestazione di Firenze.