La stracittadina ha sempre un sapore speciale, anche se il Derby della Mole resta il meno equilibrato tra quelli di Serie A. Tante vittorie bianconere da ricordare allo stadio Grande Torino. Come quella del 2016, al sapore di record.
Dopo 2 sfide a porte chiuse allo Stadium, quello di sabato sarà il primo Derby della Mole senza pubblico al Grande Torino. O – se preferite – al Comunale, nome con cui era conosciuto lo stadio quando Juve e Toro si giocavano anche gli Scudetti, oltre che il primato cittadino.
Dal 2011, quando l’impianto è diventato la casa granata, i bianconeri hanno comunque fatto spesso la voce grossa. Come accaduto nel match del marzo 2016, quando la squadra allenata da Massimiliano Allegri vinse un derby infarcito di primati.
Una striscia da urlo
Quando il campionato 2015/16 propone Torino-Juventus, domenica 20 marzo, i bianconeri sono in striscia a dir poco positiva. Il derby vinto all’andata, con zampata di Caudrado all’ultimo respiro, non ha dato una semplice scossa: ha letteralmente scatenato i Campioni d’Italia.
I numeri sono a dir poco impressionanti. In 19 partite, quindi un intero girone, la squadra di Allegri ha sfiorato un clamoroso en plein: 18 vittorie e il solo pareggio di Bologna. La classifica balbettante di fine ottobre si è trasformata in un esaltante primato solitario, anche solo impronosticabile a Natale.
A fare impressione sono anche i 10 “clean-sheet” di fila che hanno portato Gigi Buffon a un soffio dal primato di imbattibilità di Sebastiano Rossi.
In 5 mesi, la Juve non ha avuto ostacoli e si è presa anche la finale di Coppa Italia. Con tanto di harakiri evitato contro l’Inter nella semifinale di ritorno.
L’unico neo, tanto per cambiare, si chiama Champions. Ed è appena spuntato. A 4 giorni dalla stracittandina, a Monaco di Baviera, i bianconeri sono passati dall’impresa storica alla beffa nel giro di pochi minuti. L’eliminazione patita agli ottavi contro il Bayern fa doppiamente male, considerato lo stato di grazia mantenuto fino a fine stagione.
Occhio al contraccolpo
Orgoglio per la grande prestazione o rischio crollo per la beffa? È la domanda che tutti si pongono alla vigilia del match coi cugini.
Il campionato è più che mai aperto. Anche dopo il sorpasso patito dopo il gol di Zaza, il Napoli di Maurizio Sarri non ha smarrito la via e resta dietro di appena 3 lunghezze.
Max Allegri è preoccupato più per le assenze di Chiellini e Marchisio – 2 che hanno anche deciso delle stracittadine in passato – e per le condizioni non ottimali di Dybala. Ma anche convinto che, dopo l’avvio stentato, la squadra ha gli anticorpi per resistere a tutto.
In più c’è la voglia di regalare a Buffon un altro posto nella storia del calcio italiano. Per superare i 929 minuti di Rossi, a Gigi ne mancano poco più di una manciata. E ci sono granata che pagherebbero oro per rovinargli la festa.
Toro a rischio risucchio
Oltre al valore simbolico del match, il Toro deve pensare alla classifica. Se all’andata si era presa il lusso di arrivare avanti di 3 punti (ma il distacco era stato anche più corposo), la squadra di Ventura ora è stata addirittura doppiata. Con le sue 33 lunghezze meno della metà delle 67 dei bianconeri.
Bianconeri che, oltre il successo in extremis della sfida del 31 ottobre, ai cugini hanno rifilato 4 sberle anche in Coppa Italia.
I granata sono non troppo lontani dalla zona retrocessione e un altro passo falso potrebbe far male. Il tecnico ligure, che pochi mesi dopo farà un bel salto di qualità, fa le prove generali del suo futuro ruolo da ct della Nazionale affidandosi a Belotti e Immobile. Allegri deve ricorrere a Rugani e Lemina per sopperire alle assenze, in avanti si punta su Mandzukic e il Dybala non al top, con Morata e Zaza pronti a dare il loro contributo a gara in corso.
E qui la festa!
Si gioca al Grande Torino. Lo stadio è completamente granata, a parte un piccolo settore riservato ai bianconeri, relegato a fianco di quella che era stata la mitica curva Filadelfia. E all’arrivo delle squadre non sono mancati momenti di tensione tra facinorosi e forze dell’ordine.
Sono lontani i tempi in cui sugli spalti si assiepavano anche 70mila persone per assistere al Derby della Mole. Specie quelli degli anni ’70 in cui una vittoria poteva anche significare Scudetto.
Bastano pochi minuti e lo spicchio di tifo della Signora può far partire il primo urlo. La corsa al primato di Buffon non è stata neppure messa in discussione. Per festeggiare ci sarà tempo dopo il 90’, ora c’è da conquistare la posta in palio.
I bianconeri non sembrano patire il contraccolpo Bayern. E non si scompongono quando alla mezz’ora Dybala alza bandiera bianca e chiede il cambio: entra Alvaro Morata. Neppure quando Rizzoli fischia una punizione dal limite che potrebbe essere ideale per il sinistro della Joya. Da quando è arrivato a Torino, Paul Pogba ha mostrato un bagaglio tecnico fuori dal comune e ha ancora voglia di stupire. E in porta c’è Padelli, a cui ne ha già rifilati 3 di gol, 2 dei quali con prodezze balistiche in un Juve-Udinese di qualche anno prima. E anche anche stavolta il francese non si smentisce: pennellata magistrale, nella stessa porta in cui aveva già deciso il derby nel 2013, e Juve avanti.
La capolista ha una marcia in più e continua a pestare il piede sull’acceleratore. Gli sforzi sono premiati poco prima dell’intervallo. Khedira affonda nella retroguardia avversaria come un coltello nel burro e, a tu per tu con Padelli, infila il raddoppio.
Si torna negli spogliatoi con un doppio vantaggio e un primato in più da celebrare.
La chiude Morata
Negli ultimi anni, quelli del ciclo dei 9 scudetti, il Toro non sempre ha mostrato la grinta che è stata a lungo una specialità della casa. Invece in quel pomeriggio di fine inverno, i granata rientrano dagli spogliatoi con la voglia di centrare un’impresa. E le cose si mettono al meglio per i padroni di casa che dopo 3 minuti ottengono un rigore. Belotti non ha tanto da pensare al primato di Buffon quanto a far rientrare i suoi in partita. E ci riesce. È il 2-1 che riaccende il derby e ferma a 974 il conto dei minuti in cui Gigi ha tenuto la porta inviolata.
Il capitano bianconero sa già cosa aspettarsi: Toro all’arrembaggio, spinta da tutto lo stadio. Ventura ha tolto l’ex Immobile e messo dentro l’esperienza di Maxi Lopez. L’argentino potrebbe diventare l’eroe con un gol sotto la Maratona ma Buffon onora il suo fresco record e chiude il varco giusto.
C’è solo un modo per uscire subito dalla battaglia, cioè chiudere il match. E ci pensa proprio chi non era tra i protagonisti annunciati: Morata si regala una doppietta nel giro di poco più di 10 minuti. La sofferenza svanisce in un lampo e il derby si chiude con un altro poker dopo quello in coppa.
A parte il 4-1, ciò che conta è il bottino. Vittoria numero 19 nelle ultime 20 gare di campionato e provvisorio +6 sul Napoli, impegnato nel tardo pomeriggio col Genoa.
A un passo dalla fuga
I bianconeri cancellano una parte della delusione bavarese. E possono chiudere nel migliore dei modi il lungo tour de force iniziato a gennaio. Il campionato si ferma per dar spazio alla Nazionale di Antonio Conte, impegnata nel suo cammino verso gli Europei ormai alle porte.
La domenica del successo nel derby e del record di Buffon per poco non diventa trionfale. Il Genoa di Gasperini mette sotto il Napoli per buona parte del match del San Paolo. Prima che Gonzalo Higuain non la ribalti a modo suo. La squadra di Sarri resta in scia e vive tutta la sosta con la speranza di tornare avanti.
Ma alla ripresa a inizio aprile, mentre la Juve si libererà senza scomporsi dell’Empoli, i partenopei crolleranno a Udine, schiantati da un giovanissimo Bruno Fernandes. Sarà l’avvio della fuga decisiva, quella che porterà al quinto titolo di fila. Forse il più sofferto, ma anche tra i più esaltanti per quanto accaduto da novembre in giù. Il modo migliore per acciuffare la mitica squadra del Quinquennio di un secolo prima. Prima di un sorpasso che sa ancora più di leggenda.