La trasferta in casa del Sassuolo è un’abitudine fissa dal 2014, quando la Juve di Conte conquistò 3 punti decisivi per lo Scudetto. A Reggio Emilia altri ricordi piacevoli, come la recente conquista della Supercoppa Italiana a gennaio contro il Napoli.
A distanza di 4 mesi, la Juventus torna a Reggio Emilia dove ha raccolto l’unica (piccola) soddisfazione di questa stagione: la vittoria della Supercoppa Italiana a spese del Napoli. Storia del 20 gennaio, in quello che è stato uno dei punti più alti toccati dalla squadra di Andrea Pirlo.
In attesa di tornarci anche il prossimo mercoledì 19 maggio, per la finale di Coppa Italia contro l’Atalanta, questa volta il Mapei Stadium ospiterà un match molto più “ordinario” ma non per questo meno importante. Contro il Sassuolo, i bianconeri si giocano l’ultima residua possibilità di tenere aperto il discorso Champions.
Sassuolo, nel gotha del calcio italiano
La sfida contro la squadra di Roberto De Zerbi non arriva certo nel momento migliore. Il Sassuolo sta vivendo una delle stagioni più brillanti da quando, nel 2013, ha fatto capolino per la prima volta in Serie A.
Una solida realtà che, di fatto, ha rischiato seriamente di non restare sul massimo palcoscenico solo nella sua prima annata. Proprio quella 2013/14, già trattata qui su Ater Albus in occasione della sfida d’andata.
2014, sfida da (quasi) testa-coda
La prima volta in assoluto che la Juventus sbarca in casa del Sassuolo è datata 28 aprile. Per i bianconeri è un ritorno invece a Reggio Emilia dove, contro la Reggiana, ha giocato 3 volte a metà anni ’90. Anzi, proprio al Giglio (come era battezzato lo stadio prima di diventare Mapei Stadium), la Vecchia Signora disputò la prima gara da Campione d’Europa in carica nel settembre 1996.
Se allora, in quel 1996 era l’inizio di una cavalcata che avrebbe portato al secondo Scudetto dell’era Lippi (nonostante l’1-1 finale), nel 2014 a Reggio Emilia la Juve di Antonio Conte cerca gli ultimi punti decisivi per centrare il tris.
Intanto una particolarità: il 28 aprile cade di lunedì. I bianconeri sono in lotta per la conquista dell’Europa League e spesso posticipano i match di campionato. La gara contro il Sassuolo finisce proprio in mezzo alla doppia semifinale contro il Benfica.
I Campioni d’Italia sono reduci quindi da uno dei pochi ko stagionali, un 2-1 a Lisbona assolutamente ribaltabile sulla carta ma che potrebbe anche lasciare strascichi e qualche distrazione.
Vigilia di fuoco, sull’asse Lisbona-Reggio-Roma
Di distrazioni non ne vuole ovviamente sentir parlare Antonio Conte. Il tecnico salentino da tempo ha puntato il terzo Scudetto di fila e bandisce i cali di tensione. E alla vigilia della partenza per l’Emilia gioca la sua partita dialettica. Avversario di turno è proprio il collega che sta provando a insidiargli il titolo: Rudi Garcia.
Il tecnico giallorosso ha provato a mettere in discussione la striscia bianconera parlando di avversari accomodanti e squadre pronte a scansarsi. Parole che infiammano Conte che rimanda le accuse al mittente bollandole come “chiacchiere da bar” e “da provinciale”.
Intanto però i giallorossi hanno fatto il loro dovere sul campo. Il Milan di Seedorf (subentrato ad Allegri proprio dopo una sconfitta col Sassuolo) viene superato in scioltezza e il distacco torna -5 per qualche ora.
Obiettivo, chiudere i giochi
La semifinale di ritorno di Europa League in vista e la Roma che non molla. La Juventus sa di giocarsi tutto in pochi giorni. Ma ha anche la consapevolezza che vincere a Reggio Emilia sarebbe una mossa quasi da scacco matto: tornare a +8 con solo altre 3 giornate da giocare.
Antonio Conte punta quindi sulla sua Juve tipo. A riposo restano solo Vidal (non al meglio), Bonucci (gioca Ogbonna) e Lichtsteiner (al suo posto Isla). Per il resto ci sono tutti: Buffon in porta, Barzagli e Chiellini in difesa, Marchisio, Pirlo e Pogba in mezzo, Asamoah a sinistra, Tevez e Llorente davanti.
Anche il Sassuolo si gioca tutto. Gli emiliani sono tornati più che mai in corsa per la salvezza dopo il rientro di Eusebio Di Francesco e la non positiva la parentesi di Alberto Malesani. Ma devono farlo senza la rivelazione dell’anno, quel Domenico Berardi che ha pochi mesi prima ha condannato proprio Allegri all’esonero. Davanti giocano una vecchia conoscenza quale Floro Flores e un giovane rampante come Simone Zaza.
In campo sotto il diluvio
Dovrebbe essere un lunedì di primavera inoltrata, invece quella del 28 aprile è una serata dal sapore autunnale. Su Reggio Emilia piove a dirotto e il terreno è pesante. Non proprio il massimo per chi ha giocato solo 4 giorni prima in coppa.
Ma le difficoltà maggiori per i Campioni d’Italia arrivano proprio dall’avversaria. Il Sassuolo è in serie positiva e in piena fiducia. Per questo inizia la gara aggredendo i bianconeri, in campo per l’occasione in maglia gialla.
Al primo vero affondo, i neroverdi vanno anche in vantaggio. Zaza trova il varco a sinistra, il suo mancino è già pericoloso ma con la deviazione di Ogbonna e dopo essere schizzato sul prato fradicio diventa imparabile per Buffon. Gli uomini di Di Francesco volano sulle ali dell’entusiasmo e con Sansone provano anche a raddoppiare.
La panchina bianconera inizia a farsi sentire e la squadra cresce coi minuti. Un paio di occasioni di Tevez e Pogba sono le avvisaglie di quello che sta per arrivare. L’Apache, autore di una tripletta all’andata, si conferma bestia nera del emiliani: sul tocco laterale di Marchisio, il movimento del corpo è da manuale per crearsi lo spazio e battere con un destro perfetto, mix di potenza e precisione. L’1-1 è il punteggio con cui si va al riposo, anche per merito di Buffon che disinnesca un altro tiro di Zaza.
Negli spogliatoi, Conte fa il pieno di autostima all gruppo e al rientro in campo la Juve è ancora più decisa. Dopo un’altra occasione per Sansone, prima dell’ora di gioco giunge il colpo che vale partita e un altro pezzo di Scudetto. Un gol in cui ci sono tutti gli ingredienti della Juve del momento: Tevez recupera palla come un lottatore, Pirlo la gestisce da far suo alzando la testa e pescando l’inserimento di Marchisio che chiude con una volée in controtempo.
Trovato il vantaggio, ora c’è urgenza di chiudere i conti. Escono rinforzi anche dalla panchina. È soprattutto l’ingresso di Lichtsteiner a dare nuova linfa. Lo svizzero sfonda 2 volte a destra. Sulla prima Tevez colpisce una clamorosa traversa e sulla seconda Llorente mette il sigillo con un colpo di tacco degno del miglior Roberto Bettega.
Il 3-1 è la firma sulla partita e sullo Scudetto. Il nuovo +8 è la pietra tombale sul campionato. Garcia alza bandiera bianca e 6 giorni dopo la sua Roma crolla a Catania lasciando festeggiare i bianconeri in hotel, dove attendono la gara del giorno dopo con l’Atalanta.
Una festa resa un po’ più amara dopo aver mancato la possibilità di giocare la finale di Europa League in casa, allo Stadium, contro il Siviglia. Una delusione appena lenita dai 102 punti che la squadra raccoglierà alla fine in un campionato giocato a passo di record.
Tra saluti, addii e lacrime
L’aprile 2014 si chiude all’insegna della tristezza nel mondo del calcio. In Spagna e in Italia si piange la scomparsa di 2 personaggi molto diversi tra loro ma uniti dalla scomparsa a poche ore di distanza. Muoiono Tito Villanova, il tecnico del Barcellona designato a prendere le redini di Pep Guardiola, e Vujadin Boskov, l’allenatore della Samp Campione d’Italia del 1991 e uomo benvoluto da tutti per la sua innata simpatia.
Per Alessandro Del Piero è invece tempo di chiudere un’altra parentesi. A circa 2 anni dalla fine della lunghissima e incredibile esperienza alla Juve, Pinturicchio saluta il pubblico australiano che lo ammirato con la maglia del Sydney. Nel suo futuro ci sarà ancora una sporadica apparizione in India, ma il vero Del Piero per molti ha simbolicamente lasciato il calcio dopo una passerella strappalacrime a Torino nel maggio 2012.