La sfida tra Parma e Juventus è stata tra quelle più disputate negli ultimi 30 anni. Spesso per l’assegnazione di campionati e coppe. Nel 1995 una serie di 7 confronti diretti, iniziata con la vittoria che lanciò la squadra di Lippi verso lo Scudetto.
Dici 1990 e pensi ai Mondiali in Italia e alle notti magiche. Pensi a Dino Zoff e ai trionfi in Coppa Uefa e Coppa Italia da dedicare alla memoria di Gaetano Scirea. Ma pensi anche al Parma. Proprio all’inizio dell’ultimo decennio del secolo scorso, il club emiliano si affacciò per la prima volta in Serie A. E fu un impatto a dir poco impressionate.
9/9/90, quanti battesimi da celebrare
Domenica 9 settembre 1990 è una data storica per il Parma. Per la prima volta, gli emiliani sono chiamati ad affrontare una partita di Serie A. E il calendario rende ancora più speciale l’evento. A battezzare l’esordio c’è il club più vincente d’Italia: la Juventus.
Una Juventus che, a sua volta, ha 2 battesimi quasi altrettanto importanti da celebrare. La prima in campionato di Gigi Maifredi sulla panchina e la prima in campo di Roberto Baggio. Per entrambi non è l’esordio ufficiale perché c’è già stato quel nefasto 5-1 in Supercoppa Italiana contro il Napoli di Maradona, sul quale però è meglio stendere un velo pietoso.
In un Tardini esaurito (e non potrebbe essere diversamente), una Juve in completo totalmente nero vince non senza faticare contro la squadra guidata da Nevio Scala, uno che da calciatore si è fatto conoscere soprattutto con la maglia del Milan. Roby Baggio fa il suo segnando su rigore. Ma a vincere l’Oscar per l’attore non protagonista è Nicolò Napoli che realizza il primo gol di una sfida che farà parlare molto di sé nei 30 anni successivi.
Pama nel gotha del calcio italiano
Il Parma non segue il copione di tante neopromosse: il suo impatto con il grande palcoscenico lascia il segno. Vero che alle spalle del club c’è la famiglia Tanzi (sinonimo di Parmalat), ma è sul campo che gli emiliani si fanno valere. Già alla fine del primo campionato di A si prendono la soddisfazione di qualificarsi per la Coppa Uefa, proprio a discapito dei bianconeri che mandano all’aria anche l’ultimo obiettivo.
Sarà solo il primo sgarbo che i nuovi arrivati infliggeranno alla Vecchia Signora. Stagione 1991/92, è tornato Trapattoni e potrebbe subito portare a casa un trofeo. In Coppa Italia i bianconeri arrivano fino all’ultimo atto dove trovano proprio i gialloblu. Roberto Baggio decide l’andata su rigore. L’1-0 è il risultato ideale da gestire, ma al ritorno verrà ribaltato da Melli e Osio.
1994, anno del riscatto
La prima metà degli anni ’90 vive tra alti e bassi in casa bianconera. Il Trap riporta a Torino la Coppa Uefa ma la Juventus non è mai veramente in corsa per lo Scudetto. Anche per questo, scatta la seconda rivoluzione societaria nel giro di un lustro. Fallita miseramente quella di Luca Cordero di Montezemolo, nel 1994 inizia l’era della Triade. A Roberto Bettega, già entrato in società da mesi, si affiancano Luciano Moggi e Antonio Giraudo. Giampiero Boniperti mette definitivamente fine a una parentesi che è già entrata nella leggenda.
L’ultimo tassello in panchina. Finisce anche l’era di Trapattoni e inizia quella di Marcello Lippi, tecnico di cui si parla un gran bene e in piena rampa di lancio dopo l’esperienza a Napoli.
La stagione 1994/95 ha un altro motivo per essere storica. Per la prima volta il campionato di Serie A vara i 3 punti a vittoria, un’innovazione per provare a rendere più spettacolare le partite. E Lippi dimostra di capire prima degli altri la rivoluzione. La sua squadra non conosce mezze misure: o vince gare spettacolari (come il 3-2 in rimonta sulla Fiorentina e il 4-3 sul campo della Lazio) o perde malamente (a Foggia e in casa col neopromosso Padova).
Ma nella prima metà della stagione, la Juve fa intravedere segnali molto incoraggianti. Intanto marcia spedita in Coppa Italia, dove ha già raggiunto le semifinali. E anche in Coppa Uefa dove ha superato di slancio 3 turni, trascinata da Fabrizio Ravanelli che contro il CSKA Sofia si è preso un posto nella storia segnando 5 gol nella stessa partita.
E l’anno solare 1994 potrebbe chiudersi anche con la vetta del campionato. Sfuggita solo per la svita di un guardalinee che, nell’ultima partita prima della sosta, concede al genoano Galante un gol che gol non sarebbe. Peruzzi para il pallone prima che entri del tutto nella porta bianconera. Ed è già la seconda volta dopo quanto accaduto a settembre a Foggia. C’è chi si sul petto ancora oggi mostra con orgoglio la medaglia di Muntari, ma 2 episodi in 3 mesi non è roba da tutti. La Goal Line Technlogy è ancora roba da fantascienza e quella svista fa andare per traverso il panettone a tanti juventini.
Parma in formato mondiale
Il match col Genoa si gioca il 18 dicembre. Quel panettone indigesto resta sullo stomaco per quasi 20 giorni. I bianconeri non possono festeggiare il Natale in testa ma dietro di un punto rispetto al Parma capolista (31 a 30). Ma la prima del 1995, propone subito lo scontro diretto al Tardini. Per gli emiliani l’occasione di tentare la fuga e andare a +4. Per la squadra di Lippi di riprendersi la vetta, con gli interessi. Si gioca domenica 8 gennaio. In quel canonico orario delle 14.30 che lascia ancora qualche appiglio col passato.
Nevio Scala è ancora la guida e dopo neppure 5 anni dall’approdo in Serie A può tentare il primo affondo verso lo Scudetto. In squadra conta su gente come Lorenzo Minotti e Gigi Apolloni, già in campo in quell’esordio del 1990. Ma soprattutto su talenti arrivati col tempo alla corte dei Tanzi, come Asprilla, Sensini, Couto e Marco Branca. Ma è altro il dato che non passa inosservato: nella sua rosa, il Parma ha 6 azzurri che hanno sfiorato pochi mesi prima il trionfo Mondiale negli Stati Uniti. Oltre ai già citati Minotti e Apolloni, ci sono il portiere Luca Bucci, il terzino Antonio Benarrivo (addirittura titolare nella finale col Brasile) e il funambolo Gianfranco Zola. L’ultimo è quel Dino Baggio approdato in Emilia proprio in estate dopo aver lasciato la Juventus. Si potrebbe dire che alla Prima Squadra si sta già affacciando anche un giovane portierino chiamato Gigi Buffon, ma per vederlo in campo ci vorrà ancora qualche mese. E per raccontare la sua incredibile storia ci sarà tempo e modo.
Lippi non può cantare su Deschamps, fuori già da tempo. E neppure su Roberto Baggio che di Juventus-Parma è sempre stato mattatore. Ma ci sono insieme Vialli, Ravanelli e quel Del Piero che nell’estate precedente avrebbe potuto finire proprio in gialloblù. Un tridente così è il segno di una squadra che scende la via Emilia non solo per limitare i danni.
Doppio sorpasso al Tardini
Juve a trazione anteriore e nei primi minuti prova a lasciare subito il segno. Vialli ha un’occasione buona ma mette fuori a tu per tu con Bucci. La partita del numero uno emiliano finisce dopo mezz’ora: fatale uno scontro con Moreno Torricelli, spintosi in azione offensiva. Fuori il portiere vicecampione Campione del Mondo e dentro un portiere che Campione del Mondo lo è stato, quel Giovanni Galli che 13 anni prima ha fatto parte della spedizione che ha trionfato in Spagna.
Il primo tempo va in archivio senza gol ma il match esplode nella ripresa. Ad accendere la miccia è Dino Baggio a cui la cessione estiva (di fatto è stato sacrificato dalla Triade per tenere Del Piero) ha lasciato il dente avvelenato: destro di potenza e precisione e Peruzzi è battuto.
I bianconeri reagiscono con audacia e la dea bendata dà il suo proverbiale aiuto. Paulo Sousa mette in mezzo un cross a cercare la testa di Vialli. Couto prova a impedire lo stacco del bomber e centra in pieno Galli in uscita. La sfera non la tocca nessuno e si insacca. Sarà l’unico gol del portoghese in campionato, non voluto ma pesante come un caterpillar.
Gli emiliani si sprecano in proteste vane ma Ceccarini (proprio lui, l’arbitro di Ronaldo-Iuliano) convalida giustamente. La Juve prende coraggio e nei 15 minuti successivi piazza 2 colpi che a fine stagione avranno un posto speciale nella galleria dei ricordi. Vialli centra un cross in corsa e Ravanelli insacca con un tuffo di testa che potrebbe costargli un pezzo di carriera e di vita. Se non fosse per la prodezza di Del Piero contro la Fiorentina, sarebbe da votare come il gol della stagione: personalmente li metto in testa ad ex aequo. Sempre Vialli e Ravanelli sugli scudi poco dopo: Gianluca si procura un rigore per intervento in ritardo di Apolloni e si prende un rigore (netto, anche qui non c’è bisogno del Var) che Fabrizio trasforma: terzo gol, partita in cascina (Parma poivanche il 10 per il rosso a Couto), sorpasso piazzato e via a una fuga che niente e nessuno riuscirà più a fermare.
Juventus-Parma, sempre voi
Il 1995 è l’anno di Juventus e Parma. Evidentemente il buon giorno si è visto dal mattino dell’8 gennaio. Bianconeri e gialloblù si daranno schiaffoni (sportivamente parlando) per tutto il resto della stagione. In tutte le competizioni immaginarie.
Come detto, la fuga partita al Tardini si chiuderà in modo trionfale, il 21 maggio, proprio il giorno del match di ritorno. È lo scontro diretto ma ormai alla Juve basta solo l’ufficialità per mettere fine a un digiuno durato 9 anni. Il più netto 4-0 del Delle Alpi darà il via a una festa in cui il Parma avrà solo un ruolo da invitato di lusso.
Ma per una volta, gli emiliani possono rinunciare al banchetto avendo ancora la pancia piena. Quattro giorni prima, mercoledì 17, la squadra di Scala ha alzato la Coppa Uefa vincendola proprio a spese della Juventus. La gara si è giocata al Meazza di Milano (era in pieno corso un contenzioso tra la Triade e il comune di Torino) e al Parma è bastato l’1-1 dopo l’1-0 ottenuto all’andata al Tardini. Sempre con Dino Baggio protagonista, a cui la parte dell’ex da rimpiangere pare piacere molto.
Ma Juventus-Parma non si chiude qui. Non ci può essere il pareggio. Alla Juventus lo Scudetto, al Parma la Coppa Uefa, ma le 2 rivali hanno un altro terreno di scontro: la Coppa Italia. La doppia finale si disputa a campionato finito. E a festeggiare saranno ancora i bianconeri. Grazie a un eroe per caso, quel Sergio Porrini che segna all’andata a Torino e al ritorno. Prima che Ravanelli metta la sua firma al Tardini, nella stessa porta dove a gennaio ha lasciato un solco.
La rivoluzione Triade-Lippi ha dato immediatamente i suoi frutti. La Juventus chiude l’annata 1994/95 con lo Scudetto numero 23 (atteso dal 1986) e la Coppa Italia numero 9.
La sfida continua
Il duello tra Juventus e Parma non finisce all’estate 1995. Continuerà ancora, almeno fino a quando nella via Emilia scoppierà il terremoto Parmalat. Il crack della famiglia Tanzi metterà di fatto fine alle ambizioni del club che in pochi anni ha comunque riempito la bacheca. Non con lo Scudetto, ma con trofei internazionali che club più blasonati hanno visto solo in cartolina. Senza dimenticare i fuoriclasse che hanno allietato i tifosi del Tardini.
Uno su tutti, già citato prima, quel portierino che sarà in campo già nel nuovo capitolo del duello. Nel novembre 1995 c’è tempo anche per la gara 7 dell’anno solare. Buffon ha vissuto una settimana in prima pagina dopo lo sfavillante esordio con il Milan e si ripresenta tra i pali contro i Campioni d’Italia. Ciro Ferrara gli dà la prima delusione da professionista, ma questa volta il match finisce in parità.
Sette partite in un solo anno. Roba da record. Che diventano 8 in poco più di 12 mesi, allargando il discorso anche alla quarta competizione. Il 17 gennaio 1996 nella nebbia di Torino si disputa la Supercoppa Italiana, risolta da Vialli. La prima Supercoppa Italiana della storia bianconera e anche per qusto non si scorda mai!
Ritorno l’8 gennaio
Ma torniamo a quella domenica 8 gennaio, giorno del match che a posteriori è stato considerato lo spartiacque della stagione bianconera. Anche per merito di altri risultati. La fuga di Vialli e compagni parte grazie al ko delle altre inseguitici. La Fiorentina cade ancora al Delle Alpi: ancora frastornati dalla rimonta subita a novembre, i viola perdono pure col Toro, battuti da un gol del futuro bianconero Gianluca Pessotto. Cade anche la Lazio, superata 3-1 a Marassi dalla Samp (doppietta di David Platt).
Vince la Roma e quell’8 gennaio entra senza volerlo nella storia del club. Il Bari è sconfitto 2-0, il raddoppio nel finale è di un giovanissimo Francesco Totti che, secondo una tramandata leggenda giallorossa (il web è infarcita di questo dato), avrebbe segnato per la prima volta con il “cucchiaio”. Il celebre “scavino” o “scavetto” che ha fatto la fortuna del Pupone. Sarà, ma la doppietta di Penna Bianca ha lasciato segni ben più evidenti nella storia.
Attardate le 2 milanesi. Il Milan, Campione d’Italia e d’Europa in carica, è già fuori dai giochi in patria e prova a bissare almeno in Champions League. Dove si fermerà all’ultimo atto contro l’Ajax.
In casa Inter, si parla più di questioni extracalcio (non proprio una novità). La squadra è molto il ritardo, ma sta per iniziare una nuova era. Prima della fine della stagione, Massimo Moratti prenderà il comando del club facendo ripartire una tradizione di famiglia legata al papà Angelo.
Trionfo sulle nevi
Domenica 8 gennaio è indimenticabile per lo sci italiano. Merito dei 2 fuoriclasse che stanno facendo impazzire anche i non appassionati di sport invernali. Deborah Compagnoni vince lo slalom gigante di Haus, in Austria. Alberto Tomba trionfa nello speciale di Garmish, in Germania. Per Albertone c’è altro da festeggiare: successo numero 40 e vetta della classifica generale della Coppa del Mondo che riuscirà a vincere a fine stagione, per la prima e unica volta nella sua carriera: un’impresa doppia per chi, come lui, gareggiava (e dominava) solo in 2 specialità.
Tifosi del pugilato in lutto
Giornata triste invece per gli appassionati di boxe. Dall’Argentina arriva la notizia della morte di Carlos Monzon, uno dei più grandi pugili di tutti i tempi. Ha fatto parlare di sé anche lontano dal ring. Il suo decesso è causato da un incidente stradale. Proprio mentre sta facendo ritorno in carcere, dove deve finire di scontare una lunga pena per aver ucciso la compagna.
Intanto, nel mondo…
Quando Parma e Juventus di trovano di fronte è iniziato da pochi giorni un anno, il 1995, che avrà modo di farsi ricordare. Dal 1 gennaio l’Unione Europea si è allargata a 3 nuovi membri: Austria, Svezia e Finlandia.
Un’Europa dove ancora si combatte. Nell’ex Jugoslavia si va finalmente verso gli accordi di pace che metteranno fine a 5 anni che hanno lacerato un paese. E le cui conseguenze si sono viste anche nello sport.