Juventus e Spal si sono affrontate 3 volte in Coppa Italia, tutte tra il 1962 e il 1973 e sempre a Ferrara. Con gli estensi capaci anche di tirare un brutto scherzo ai bianconeri.
Anche per la stagione 2020/21 la sfida tra Juventus e Spal resta in cartellone. Nonostante la retrocessione patita la scorsa estate, gli estensi si sono meritati la vetrina degli ottavi di finale di Italia contro bianconeri. La quarta sfida della storia nella manifestazione, la prima in assoluto a Torino.
Juventus-Spal, salto nella storia
La storia delle sfide tra Juventus e Spal è legata a un nome: Paolo Mazza. Uno dei più grandi personaggi del calcio italiano. Capace di ricoprire più ruoli, dal calciatore all’allenatore, fino al presidente. Con una parentesi anche da ct della Nazionale durante i Mondiali di Cile del 1962.
Ma è alla guida della Spal che compie il suo capolavoro. Diventa presidente all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale e resta in carica fino al 1977. Una parabola che ricorda molto quella di Giampiero Boniperti.
Con Paolo Mazza, gli estensi ottengono la prima storica promozione in Serie A nel 1951. E restano ospiti fissi del massimo campionato fino al 1968. A parte una breve parentesi a metà anni ’60 con retrocessione in B e repentina risalita.
Per quasi 20 anni, quella tra Juventus e Spal diventa quindi una classica del calcio italiano. Prima di una lunghissima sosta durata fino ai giorni nostri, quando gli emiliani sono tornati sul grande palcoscenico. Con la speranza di poterci risalire quanto prima, considerato il buon andamento della squadra di Pasquale Marino nell’attuale torneo di Serie B.
Tre sfide in Coppa Italia, mai a Torino
La storia di Juventus-Spal non si limita alle partite di campionato. Prima o poi succede di trovarsi anche sullo stesso cammino in Coppa Italia. Capita solo 3 volte, tra il 1962 e il 1973. Con una particolarità: tutte le sfide giocate a Ferrara. E il bilancio non è solo tinto di bianconero, con gli spallini che si prendono anche la soddisfazione di estromettere i più quotati avversari.
1962, spallata alla Juve più brutta di sempre
Della stagione 1961/62 ne abbiamo già parlato qui su Ater Albus: per la presentazione della partita di Budapest contro il Ferencvaros. Forse l’annata più balorda della storia bianconeri dai tempi degli Agnelli. Escludendo fattori esterni tipo Calciopoli, naturalmente. Malissimo in campionato (12° posto!) e fuori dalla Coppa dei Campioni con il Real Madrid, nonostante il primo epico successo al Bernabeu firmato Omari Sivori.
Ci sarebbe un modo per evitare un’annata da “zeru tituli”, come l’avrebbero catalogata decenni dopo. Con la Coppa Italia, in cui la Juventus riesce ad approdare alla semifinale. Si gioca a fine maggio, quando è già partita la spedizione azzurra destinazione Cile per la disputa dei Mondiali. Spedizione di cui fa parte lo stesso Cabezon Sivori (oltre a Bruno Mora), che non può quindi dare il suo contributo.
Un’assenza che potrebbe anche non essere così determinante. L’avversario con cui giocarsi l’ultimo atto è infatti la Spal, una delle poche formazioni finite alle spalle dei bianconeri e quindi costretta a lottare per la salvezza. Inoltre anche il doppio confronto in campionato è stato a senso unico: 3-0 a Ferrara (a settembre 1961) e un più risicato 2-1 a Torino (a fine gennaio), con Gino Stacchini e lo stesso Sivori a segno in entrambi i match.
Per la sfida, che si giocherà il 31 maggio in terra emiliana, anche i padroni di casa hanno un’assenza importante. Anche se non in campo. Come già detto, il presidente Paolo Mazza è stato designato commissario tecnico dell’Italia per la trasferta Mondiale in Sud America.
I bianconeri si presentano al Comunale di Ferrara (stadio che dal 1982 in avanti porterà proprio il nome di Paolo Mazza) con una squadra comunque competitiva. C’è John Charles, a segno anche lui nel match di campionato. Ci sono Stacchini, Castano, Nicolè, Garzena, Emoli, Leoncini, il portiere Anzolin. Manca Carlo Parola in panchina (operato da poco al ginocchio), sostituito da Korostelev.
Il match finisce per essere a senso unico, ma tutto in chiave Spal. Che piazza un paio di uno-due fatali, uno per tempo. Nella prima frazione, nel giro di 3 minuti, segnano Micheli e Dell’Omodarme (ex giovane del vivaio juventino che tornerà a casa successivamente). Nella ripresa ancora Dell’Omodarme e un rigore dell’altro ex Cervato portano il punteggio su un clamoroso 4-0. Solo un autogol dei padroni di casa rende meno pesante – si fa per dire – il punteggio finale.
Juve battuta, per non dire di peggio. Sfumata anche la Coppa Italia. Un pessimo finale per una squadra che, nell’epilogo della carriera di Giampiero Boniperti sul campo, aveva conquistato gli ultimi 2 Scudetti e lo stesso trofeo nazionale nel 1960. La Spal si guadagna l’opportunità di vincere uno storico trofeo, Ma in finale viene battuta dal Napoli, in quel momento ancora in Serie B e in lotta per tornare in A.
1966, rivincita all’Epifania
Passano 4 anni. Anche il 1966 è annata da Mondiale, in calendario in Inghilterra. La Spal è ancora nel massimo campionato. O meglio, ci è appena tornata dopo una stagione di purgatorio in Serie B. Ma con Mazza al comando, il club ha ancora voglia di stupire.
In panchina c’è Francesco Petagna. Il nome vi dirà sicuramente qualcosa: trattasi del nonno di Andrea, che non a caso sceglierà proprio la Spal al momento di lasciare l’Atalanta. A proposito di allenatori, in quella squadra militano insieme tre ragazzi che in futuro diranno la loro in quel ruolo. Due giovanissimi friulani quali Eddy Reja e Fabio Capello (rispettivamente 21 e 20 anni nel 1966) e un più attempato milanese di nome Osvaldo Bagnoli, allora 31enne.
Prima del match di Coppa Italia, proprio Bagnoli si è già preso una soddisfazione in stagione. Quella di segnare il gol del definitivo 2-2 in Spal-Juventus giocato a fine ottobre.
La gara di Coppa Italia è in programma il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, e vale per i quarti di finale. Non è il primo match dell’anno solare per i bianconeri. Che pochi giorni prima (domenica 2) hanno fermato sul pari al Comunale la Grande Inter di Helenio Herrera, in corsa verso il secondo Scudetto di fila.
Anche la Juventus ha un Herrera in panchina ed è Heriberto. Nonostante i grandi sforzi, i nerazzurri sono ancora irraggiungibili in campionato. La Coppa Italia potrebbe di nuovo essere l’ancora di salvezza. Come nella stagione precedente, quando nell’atto finale di Roma un gol di Menichelli stese proprio l’Inter e regalò alla Juve il 5° titolo nella manifestazione.
Della squadra che 4 anni prima aveva subito il poker a Ferrara sono rimasti in pochi: Anzolin, Castano, Leoncini e Traspedini. In più, questa volta Dell’Omodarme veste la maglia bianconera, come a inizio carriera. Inoltre ci sono i vari Dal Sol, Salvadore e Menichelli.
Nel match dell’Epifania, nella Spal non c’è Capello, ma i padroni di casa se la giocano alla pari. Tanto da portare i bianconeri ai supplementari. Alla rete di Traspedini risponde Pezzato a fine primo tempo. La squadra di Herrera esce alla distanza, quando è già iniziato l’overtime. Ed è proprio l’uomo di coppa, Giampaolo Menichelli, a segnare 2 volte e a marcare il solco. Prima che Leoncini piazzi il quarto centro.
È 4-1. Esattamente come 4 anni prima, anche se con 30 minuti in più di partita. La vendetta conta poco, quello che interessa è il superamento del turno. Che lascia anche ben sperare visto il prossimo avversario. Ma in semifinale i bianconeri la combineranno grossa facendosi eliminare niente meno che dal Catanzaro ammazzagrandi. Dopo aver eliminato Napoli, Lazio e Torino, i calabresi si prendono lo sfizio di espungere anche il Comunale e di regalarsi la finale. Che perderanno poi per mano della Fiorentina di Hamrin e De Sisti.
1973, gara senza storia
Quando gli anni ’60 lasciano spazio ai ’70, cambiano molte cose nel calcio italiano. Intanto Giampiero Boniperti porta una ventata di novità e in casa Juventus scatta la politica verde: sempre giù giovani talenti a costruire una squadra che farà la fortuna del club per molti anni.
In casa Spal invece finisce il periodo d’oro. Nel 1968 si esaurisce la lunga permanenza in A. Ed è proprio la Juventus a dare un ultimo colpo di grazia vincendo a Ferrara (1-0 gol di Zigoni) all’ultima giornata, contro gli emiliani che si giocano le ultime disperate chance di salvezza.
Questa volta gli estensi non riescono a risalire. Anzi, continuano la discesa fino alla Serie C. Per rientrare tra i cadetti bisogna attendere l’estate del 1973.
L’estate del tutto o niente anche in casa Juve. La squadra di Vycpalek arriva in fondo a tutte le competizioni. Vince uno dei campionato più rocamboleschi di sempre: sassata di Cuccureddu a Roma mentre il Milan perde malamente a Verona. Nelle coppe deve invece arrendersi all’ultimo atto. Sfuma il primo assalto alla Coppa dei Campioni, per mano dell’Ajax di Johann Cruijff, e in Coppa Italia sono fatali i rigori contro il Milan di Romeo Benetti che si prende una mini rivincita.
Nella stagione successiva, 1973/74 (anche questa precede i Mondiali, in Germania) la Juventus parte quindi come squadra da battere. Anche perché non è praticamente cambiata in estate. Ai vari Zoff, Bettega, Anastasi, Furino, Capello, Cuccureddu, Causio, Morini, Salvadore e Altafini, si aggiunge anche un giovanissimo Claudio Gentile.
Si parte proprio dalla Coppa Italia che, prima ancora di dare fiato alle trombe del campionato, consuma i primi turni. C’è da affrontare un girone a 5 squadre e bianconeri si trovano con Ascoli, Arezzo, Foggia e proprio la Spal.
L’avvio è all’insegna di un derby tutto bianconero: Ascoli di Mazzone liquidato al Comunale con 2 gol di Anastasi e uno di Altafini. E il 2 settembre ecco la prima trasferta: a Ferrara. Si gioca ancora in piena estate e si opta per un orario serale. Nel pomeriggio gli sportivi italiani hanno già gioito per il trionfo di Felice Gimondi, che a Barcellona vince il Mondiale di ciclismo battendo il cannibale Eddy Merckx.
Qualche tifoso spallino magari ha pensato fosse un buon presagio. Che anche la Juve a volte cannibalesca potesse fare cilecca. Ma questa volta la differenza è evidente. Fino a pochi mesi prima, 2 categorie separavano le rivali. Ora ce n’è una sola ma Bettega e compagni hanno anche lo Scudetto sul petto.
I padroni di casa hanno il merito di tenere fino alla fine del primo tempo, chiuso sotto di un solo gol segnato da Antonello Cuccureddu. Ma nella ripresa il punteggio assume i reali valori in campo. Pietro Anastasi non è cannibale come Merckx ma è ancora affamato di gol: dopo i 2 all’Ascoli ne insacca altri 3 anche ai ferraresi. Con Cuccureddu che centra poi la doppietta personale. Stavolta è un 5-0 senza storia.
Una gara destinata a essere ricordata a lungo dai tifosi della Spal. Prima di rivedere la Juventus da quelle parti avrebbero dovuto aspettare 45 anni, dopo il ritorno della loro squadra del cuore nel calcio che conta.
A parte una parentesi costituita da un’amichevole datata novembre 1992. Quando la Juventus guidata dal Trapattoni bis scese al Paolo Mazza per affrontare la Spal allenata proprio da colui che prese il posto del Trap nel 1986: Rino Marchesi. Ma anche allora il divario fu evidente, con un’altra cinquina servita da Moeller, Casiraghi (doppietta per entrambi) e Koeler.
Tornando invece al 1973/74, la stagione non finisce secondo le previsioni di tutto il popolo bianconero. Scudetto storico alla Lazio ed eliminazione al primo turno di Coppa dei Campioni per mano della Dinamo Dresda. E anche in quella famosa edizione di Coppa Italia non va meglio. Superato il primo girone con 4 vittorie su 4, i bianconeri si fermarono al secondo, quello di semifinale. Di nuovo estromessi da una squadra di Serie B, il Palermo del presidente Renzo Barbera (a proposito di un altro personaggio a cui verrà intitolato uno stadio!) che dovrà arrendersi ai rigori nella finale col Bologna di Giacomo Bulgarelli.
Una doppia tendenza da invertire
Tre gare di Coppa Italia, tutte a Ferrara. Quella di mercoledì, in programma allo Stadium, sfaterà questo piccolo tabù logistico.
A Ronaldo e compagni cercare di cancellare l’altro, dalle sfumature più sportive: tutte le volte che ha incrociato la Spal sul suo cammino, la Juventus non è poi riuscita a mettere le mani sulla coppa nazionale. Una missione in più per Andrea Pirlo che, alla sua prima occasione – nella Supercoppa col Napoli – ha subito portato il trofeo in bacheca. E chi ben comincia…