Juventus-Atalanta è una finale inedita per la Coppa Italia. Ma una sfida che si è giocata molte volte nei turni precedenti, in ben 16 occasioni. Molte negli ultimi anni, da quando la squadra bergamasca è diventata una big a tutti gli effetti.
Juventus-Atalanta è già nella storia. Mai prima d’ora la Coppa Italia aveva regalato questo ultimo atto. Di fronte la squadra che ne ha giocati e vinti di più (13 successi in 20 finali) e quella che nelle ultime stagioni ha offerto risultati più sorprendenti. Anche nella competizione nazionale.
A Reggio Emilia, tra anniversari e cabala
Toccherà al Mapei Stadium di Reggio Emilia ospitare Juventus-Atalanta. Una scelta logistica che ai bianconeri non può dispiacere. In questo stadio, la squadra di Pirlo ha fatto in pieno in questi mesi. Prima vincendo la finale di Supercoppa Italiana contro il Napoli e poi espugnando il campo del Sassuolo una decina di giorni fa.
Anche la data, il 19 maggio, ha connotati importanti. È l’11° anniversario della nomina di Andrea Agnelli come presidente della Juventus. Ma anche il compleanno dello stesso Andrea Pirlo (il primo da allenatore). In più, quella di mercoledì sarà la finale numero 21 in Coppa Italia per la Juve: 21 come il numero indossato dal Maestro come calciatore. Per chi crede alla cabala…
Il cammino delle finaliste
Juventus e Atalanta pronte per l’ultimo atto. L’ultima sfida di un percorso che, per entrambe, è stato di 3 turni e 4 partite.
Gli uomini di Gasperini hanno avuto il percorso più complicato, ma forse più esaltante. Estromesso il Cagliari negli ottavi, i nerazzurri si sono presi la rivincita nei quarti eliminando quella Lazio che nel 2019 l’aveva superata in una finale che a Bergamo fa discutere ancora oggi. In semifinale, eliminata anche la detentrice del trofeo: il Napoli di Rino Gattuso.
Almeno sulla carta e per i primi 2 turni, più agevole il cammino della Juventus. Superato a fatica il Genoa (dopo essersi complicati la vita da soli!), i bianconeri hanno trovato nei quarti la Spal, ultima superstite del plotone delle compagini di B. L’ostacolo più duro è stato, come da previsione, l’Inter in semifinale. Contro la squadra di Conte, già involata verso lo Scudetto, determinante la doppietta di Ronaldo a San Siro.
Ora l’ultimo atto. Che, come detto prima, è quasi una consuetudine per la Juventus. Anche e soprattutto negli ultimi anni. Il computo dei 13 successi e delle 20 finali si è molto aggiornato nell’ultimo decennio. Con Massimiliano Allegri in panchina, la Vecchia Signora ha frantumato un altro primato, quello delle 4 vittorie consecutive dal 2015 al 2018. Riuscendo anche a conquistare altre 2 finali, entrambe perse col Napoli, prima da Conte e poi da Sarri.
Per l’Atalanta sarà invece la finale numero 5. Il bilancio delle altre 4 vede una sola vittoria (nel 1963 a spese del Torino) e 3 sconfitte: nel 1987 per mano del Napoli di Maradona, nel 1996 con la Fiorentina di Batistuta e, come detto, 2 anni fa contro la Lazio di Simone Inzaghi.
Precedenti in Coppa Italia tra Juventus e Atalanta
Se la finale sarà totalmente inedita, così come una sfida in campo neutro, per Juventus e Atalanta quella di mercoledì sarà la gara numero 17 in Coppa Italia.
Il bilancio è molto equilibrato, con 6 vittorie bianconere, altrettanti pareggi e 4 successi orobici. Una tradizione iniziata molto indietro, nel 1938, e fatta di tanti gol, grandi personaggi e anche qualche curiosità.
1937/38, il primo trionfo bianconero
C’è una particolarità che riguarda il primo Juventus-Atalanta in Coppa Italia. È datato 1938 e si gioca nell’edizione in cui i bianconeri portano a casa il primo dei loro 13 successi.
In Quinquennio è finito e la Juve non ha più assaporato la gioia di una vittoria. Il 1938 è anno del Mondiale e l’Italia si appresta ad affrontarlo da detentrice del titolo. Ma prima che a Parigi lo facciano con la Coppa Rimet, Foni e Rava (unici bianconeri convocati da Vittorio Pozzo) mettono le mani sulla Coppa Italia.
Il percorso bianconero è netto, fatto di 5 vittorie in 5 partite. Con la soddisfazione di un doppio derby vinto in finale. Ma nei quarti è proprio l’Atalanta a lasciare strada al gruppo guidato da Viri Rosetta. È il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio 1938, e non c’è storia: 6-0 per la gioia soprattutto dei Borel che vanno a segno con la doppietta di Felice e la rete di Aldo.
1959/60, un double che fa storia
Juventus-Atalanta torna a giocarsi in Coppa Italia solo 22 anni dopo. Il 1960 è un anno che passerà alla storia del club. La Juve di Umberto Agnelli, di mister Carlo Parola e del trio Boniperti-Charles e Sivori centra l’accoppiata Scudetto e Coppa Italia.
Il tricolore è il numero 11, la Coppa Italia solo la quarta. Ma ha una particolarità non da poco: è il bis al successo di un anno prima.
Come nel 1938, l’Atalanta si trova accoppiata ai bianconeri nei quarti di finale. Stavolta si gioca a Bergamo, il 6 aprile. La partita è tutt’altra cosa rispetto al primo confronto diretto. Non bastano i gol di Sivori e Umberto Colombo, al 90’ è 2-2. La gara non si sblocca e si deve andare ai rigori. Con il regolamento del tempo: la possibilità che uno stesso giocatore calci tutti i penalty della propria squadra e in caso di ulteriore parità è il sorteggio a decretare la vincitrice.
Succede così che Mantico per la Juve e Marchesi (Rino Marchesi, vi dice qualcosa il nome?) per l’Atalanta mettano a segno un 6 su 6. Decide la monetina e Colombo è illuminato dalla faccia giusta: bianconeri in semifinale e sarà poi trionfo nella finale di Milano con la Fiorentina.
1969/70, pari senza emozioni
Non tutte le stagioni sono trionfali. Per la Juve, la 1969/70 è di passaggio, in attesa di un decennio ricco di soddisfazioni. Tre allenatori (Carniglia, Rabitti e Catozzo) sono segnali che qualcosa non funziona a dovere. La bacheca resta chiusa e anche la Coppa Italia non costituisce un salvagente.
I bianconeri fanno fatica a entrare negli ottavi. Il girone eliminatorio è superato, anche grazie a un 1-1 strappato in casa dell’Atalanta (gol dello spagnolo Del Sol) il 3 settembre. Ma i punti non sono sufficienti per entrare direttamente negli ottavi, ci vuole lo spareggio vinto a spese del Foggia. Ma sarà poi il Bologna a decretare lo stop al percorso.
1984/85, il lungo viatico verso Bruxelles
Juventus e Atalanta non si ritrovano più in Coppa Italia per altri 15 anni. Bisogna aspettare il 1984/85, che per i bianconeri è la stagione della conquista della prima Coppa dei Campioni nella tragica serata dell’Heysel.
Ma quando la squadra di Trapattoni trova l’Atalanta, Bruxelles è solo un obiettivo segnato in rosso. Le 2 avversarie sono di nuovo inserite nello stesso gruppo eliminatorio. Proprio come nel 1969 si gioca a Bergamo e la gara finisce in parità. I nerazzurri sono guidati da Nedo Sonetti e in campo hanno un giovanissimo Roberto Donadoni. È il 2 settembre quando Boniek e Briaschi firmano le reti del 2-2 finale. Stavolta basta e avanza per superare il turno.
La Coppa Italia, come tradizione in quegli anni, viene spostata a fine campionato. Quando la Signora affronta il Milan è ancora sotto choc per quando accaduto in Belgio e non trova più le energie sufficienti.
1988/89, Atalanta in crescita
Negli anni, l’Atalanta cresce. Il suo prolifico settore giovanile non fornisce più solo campioni alle grandi squadre. Inizia a fruttare anche per il club. Così, sotto la guida di Emiliano Mondonico, i nerazzurri si regalano anche stagioni di alta quota.
Come la 1988/89 quando restano incollati a lungo al plotone d’inseguimento dell’imprendibile Inter del Trap. E alla fine strappano un posto in Coppa Uefa.
La Juve è la prima targata Dino Zoff e vive un momento di assestamento. Le coppe sono una valvola di sfogo considerato un campionato fuori portata.
In Coppa Italia riecco il duello con gli orobici, di nuovo a Bergamo e di nuovo finito senza vincitori. Spillo Altobelli timbra per i bianconeri ma Daniele Fortunato pareggia. Questa volta entrambe le squadre superano il primo turno. Ma se la Juve cadrà a sorpresa nel secondo (per mano di formazioni inferiori sulla carta), l’Atalanta tirerà dritto fino a raggiungere la semifinale e sfiorando l’impresa riuscita 2 anni prima con la finale contro il Napoli.
1991/92, il ritorno del Trap
Nel 1991 la Juve prova a tornare all’antico. Fallita sul nascere la rivoluzione di Montezemolo e Maifredi, rientrano alla base Boniperti e Trapattoni.
Sono però anni in cui bisogna inseguire la concorrenza. Almeno in campionato. Per una volta non ci sono le coppe europee da onorare (come non succedeva da una vita) e la Coppa Italia resta il secondo più abbordabile obiettivo.
Infatti la squadra saprà arrivare fino alla finale dove perderà con il Parma di Nevio Scala che già studia da grande. Sul cammino verso l’ultimo atto, i bianconeri eliminano però l’Atalanta. Per la prima volta nella storia dei confronti diretti in coppa, c’è la doppia sfida andata e ritorno. A Bergamo, il 30 ottobre è 0-0. Una settimana dopo, a Torino (il 5 novembre), gli ospiti spaventando andando in vantaggio prima della rimonta. Segnano Julio Cesar, Corini e Alessio: i quarti di finale sono conquistati.
1995/96, basta la Champions
Passano pochi anni, ma sembrano decenni. In poche mosse la Juve torna ai fasti di un tempo. L’arrivo della Triade e di Marcello Lippi danno nuova fiducia a una squadra già comunque competitiva.
Dopo il double Scudetto-Coppa Italia nel lungo duello col Parma, in casa Juve c’è voglia di alzare ancora il livello. Si punta quasi tutto sulla Champions, dove grazie ai gol di Del Piero arrivano 5 vittorie di fila e il superamento del girone in scioltezza. E le cose andranno altrettanto bene fino all’indimenticabile finale di Roma contro l’Ajax.
Meno fortuna in patria, Supercoppa a parte. In Coppa Italia è proprio l’Atalanta – ancora affidata alle sapienti mando del “Mondo” – a estromettere i detentori del trofeo. Si torna a giocare in gara secca e il 25 ottobre, Bergamo tira uno scherzo a Marcello Lippi che degli orobici è stato allenatore.
Succede di tutto in campo. Espulsi Tacchinardi (ex Atalanta) e Montero (futuro juventino). La sfida si trascina ai supplementari e quando c’è aria di rigori, Fabio Gallo inventa un missile che non dà scampo a Rampulla. Proprio nella stessa porta dove il portiere di Patti aveva segnato il suo storico gol di testa ai tempi della Cremonese. Finisce 1-0 e per la Juve non c’è appello: la corsa in coppa finisce qui. L’Atalanta invece continua di slancio e arriverà a giocarsi la terza finale della sua storia. Punita però da un altro argentino: dopo Maradona, è Batistuta a guidare la Fiorentina al successo nella manifestazione.
2001/02, il ritorno di Lippi
Gli anni a cavallo del nuovo millennio sono ricchi di eventi. Anche in casa Juventus. Lippi toglie il disturbo, come dichiarato nella famosa conferenza stampa del 1999 post ko col Parma. Arriva Ancelotti ma non riesce a proseguire nei successi di squadra.
Nel 2001 in casa bianconera parte un’altra rivoluzione. Torna Lippi, arrivano Buffon, Thuram e Nedved, salutano Zidane e Pippo Inzaghi.
Il ritorno alla normalità, cioè all’attitudine a vincere, passa anche dalla Coppa Italia. Prima ancora di vivere l’incredibile pomeriggio del 5 maggio, la squadra prosegue spedita in Coppa Italia. Proprio come nella sua prima annata a Torino, il Marcello porta la nave fino alla finale, che sarà di nuovo contro il Parma.
Una delle tappe intermedie si chiama Atalanta. Si tratta dei quarti di finale, da disputare in doppio match. Gran parte della storia si scrive a Torino, dove la Juve vince 4-2 trascinata dalla tripletta di Nicola Amoruso e da un gol del rientrante Zalayeta: è il 9 gennaio. Sei giorni dopo, il Panterone spiana la strada anche nel ritorno a Bergamo, dopo che Doni ha fallito in apertura un rigore che avrebbe potuto riaprire i giochi. Nel finale i bergamaschi si prendono la soddisfazione di vincere 2-1, ma non basta.
Vecchia Signora ancora avanti, fino alla già citata finale col Parma. Ma quando si giocherà il ritorno a metà maggio, le residue energie saranno rimaste tutte al Friuli di Udine. Sarà uno dei tanti tentativi falliti di centrare la “decima”.
2004/05, Capello e una coppa snobbata
L’assalto alla “decima”, la Juve di Fabio Capello neppure lo mette in preventivo. Il tecnico friulano ha una schiacciasassi tra le mani, ma sembra usarla solo in campionato. In Europa non brilla e neppure in Coppa Italia.
Nella prima delle 2 annate è proprio l’Atalanta a fermare prematuramente la corsa. Già negli ottavi di finale. Si gioca in doppio match a distanza di 2 mesi tra l’andata e il ritorno, ma il protagonista resta lo stesso. Si tratta di Andrea Lazzari, attaccante nerazzurro che vive 180’ che ne cambiano la carriera: segna 2 volte a Bergamo (2-0 finale) e 3 a Torino (nel rocambolesco 3-3). Non bastano le reti di Zalayeta, Trezeguet e l’autogol di Natali.
2016/17, assalto alla… 12esima
L’elenco dei tecnici a cui non riesce all’assalto al 10° successo in Coppa Italia si allunga. Si iscrivono Deschamps, Ranieri (che raggiunge comunque una finale, persa con la Lazio), Ferrara, Delneri e pure Conte. Il tecnico salentino vive 3 stagioni al massimo, la prima delle quali vissuta da imbattuto fino all’ultima partita: la finale di Coppa Italia contro il Napoli. Il 2-0 all’Olimpico costa il percorso netto ma soprattutto la coppa.
A sfatare il tabù ci pensa Massimiliano Allegri. Il tecnico livornese arriva tra insulti e scetticismo, ma in 5 anni compie un’impresa impensabile: 5 scudetti di fila – che si uniscono ai 3 di Conte che hanno aperto la strada – e anche 4 Coppe Italia consultive.
Dal 2015 al 2018 il trofeo nazionale finisce sempre nelle mani dei bianconeri. Che nelle ultime 2 vittorie estromettono dalla corsa proprio l’Atalanta.
Il 2017 juventino si apre proprio con un 3-2 agli orobici (da pochi mesi nelle mani di Gasperini) nell’ottavo di finale giocato l’11 gennaio. Le firme sono di prestigio: Dybala, Mandzukic e Pjanic. Seguiranno altri successi, fino alla finale contro la Lazio, portata a casa dalle reti di Bonucci e Dani Alves. Un altro passo nella storia: nessuna squadra italiana aveva vinto la Coppa Italia per 3 edizioni di fila. E nessuno aveva centrato 3 double (Scudetto e Coppa) di fila. E il conto non è ancora finito.
2017/18, altro passo nel mito
Alla Juve non passa mai la voglia di superare se stessa. Dal 2012 nessuno è riuscito a scalfire lo strapotere bianconero. Non ci sono riuscite le grandi del calcio italiano (Milan, Inter, Roma e Napoli), allora ci prova il “nuovo che avanza”. L’Atalanta sta crescendo a dismisura ed è proprio un ex juventino come Gian Piero Gasperini ad aver acceso la scintilla.
Gli orobici entrano costantemente nel novero delle squadre in lotta per la Champions League e studiano da grandi anche in Coppa Italia. Tanto da raggiungere di nuovo la semifinale anche nell’annata 2017/18 e di fronte trovano proprio la Juve detentrice delle ultime 3 edizioni del trofeo.
L’accesso alla finale implica la doppia sfida. Andata a Bergamo il 30 gennaio. Allegri ha appena ritrovato Buffon, che ci ha messo qualche settimana a smaltire la delusione per l’estromissione dal Mondiale di Russia, il suo sesto. Gigi torna in campo e lo fa a modo suo: rigore parato al Papu Gomez dopo che Higuain aveva già segnato il gol partita. Lo 0-1 è una piccola ipoteca per la quarta finale di seguito.
Il ritorno è il programma quasi un mese dopo, il 28 febbraio. Juventus-Atalanta si gioca allo Stadium, 3 giorni dopo che la neve ha impedito alle 2 squadre di affrontarsi in campionato. La squadra di Allegri si sta sfiancando tra il duello col Napoli di Sarri e l’ennesimo assalto alla Champions League. Il match è quindi tutt’altro che emozionante, l’Atalanta stuzzica anche i bianconeri pensando di poter portare la sfida ai supplementari, fino a quando ancora Pjanic chiude il discorso su rigore. 1-0 all’andata, 1-0 al ritorno: ecco la quarta finale, col Milan. Che si rivelerà la più spettacolare, con un 4-0 maturato nel secondo tempo.
Ma la squadra di Gasperini ormai non è più da considerare una sorpresa.
2018/19, neanche Ronaldo evita il tris
L’Atalanta è in piena ascesa, la Juventus di Allegri inizia a dare segni di flessione. Anche se nell’estate 2018 la Signora si regala il più scintillante dei lifting. A Torino sbarca un marziano di nome Cristiano Ronaldo. Il fuoriclasse chiamato a portare i bianconeri allo step che manca: la Champions League.
Invece il terreno di caccia resta l’Italia e il bottino risulta anche più magro del solito. Se lo Scudetto (il numero 8 della serie) è di fatto prenotato a dicembre, in Coppa Italia finisce la “tirannia”. Per mano proprio di Gasperini che infligge ad Allegri una delle sconfitte più cocenti del suo quinquennio.
Il 30 gennaio, a Bergamo, non c’è storia. L’Atalanta corre il doppio e vince con 3-0 che non lascia repliche. I nerazzurri volano sulle ali dell’entusiasmo e si conquistano anche la finale, la quarta della loro storia. E contro la Lazio di Simone Inzaghi partono da favoriti, giocano anche meglio e perdono per un alcune decisioni arbitrali che a Bergamo ricorderanno a lungo.
Ma ormai l’Atalanta non è più una sorpresa ma una solida realtà. Ribadita anche nella stagione in corso. Con un posto in Champions League conquistato in anticipo, la possibilità di chiudere al secondo posto in campionato nell’ultimo match col Milan (con tanto di benedizione di tutti gli juventini!) e di vincere la seconda Coppa Italia della loro storia. Arrivando alla finale di Reggio Emilia con i favori del pronostico. Una cosa non da tutti, quando l’altra finalista si chiama Juventus.