Juventus e Ferencvaros di nuovo di fronte a distanza di 55 anni dall’ultimo confronto diretto, che i bianconeri pagarono a caro prezzo. I duelli con le squadre d’Ungheria mancano dal 1979.
Juventus/Ferencvaros/Ungheria, la storia torna a rivivere
Ferencvaros-Juventus è l’appuntamento segnato per mercoledì 4 novembre. Sull’agenda di Andrea Pirlo. Su quella di tutti i tifosi bianconeri. Ma anche degli storici del calcio.
In un colpo solo, la Juventus è pronta a riallacciare 2 legami che si erano interrotti da tempo. Quello con le squadre ungheresi, che manca dalla fine degli anni ’70. E quello con gli attuali campioni magiari, il cui ultimo precedente risale addirittura a 55 anni fa.
Quelle coppe che sanno tanto di passato
Per capire da quanto tempo manca questo confronto, basta un dato: tutte le competizioni in cui la Juventus ha affrontato squadre ungheresi oggi non esistono più. Sparite la Coppa Europa Centrale e la Mitropa Cup. Cancellata la Coppa delle Coppe. Ribattezzate la cara vecchia Coppa dei Campioni e, ben 2 volte, la Coppa delle Fiere.
Champions League ed Europa League? Neppure erano state concepite quando la Juventus ha affrontato l’ultimo impegno in Ungheria. Storia del 1979, primo turno di Coppa delle Coppe. La squadra di Trapattoni pesca il Raba Eto. Non è una delle storiche squadre della tradizione magiara, eppure ha vinto da poco la Coppa d’Ungheria e sul campo fa soffrire la Vecchia Signora. Per andare avanti ci vuole un gol di Franco Causio al ritorno in trasferta per non rendere vano il 2-0 del Comunale (tiro di Pietro Fanna deviato e rigore di Antonio Cabrini).
Le ultime 2 gare di un ruolino che può contare comunque 21 sfide, con un bilancio di 11 vittorie, 7 pareggi e solo 3 sconfitte. Entrambe pagate care come da tradizione della casa. Una storia iniziata nel giugno 1932 nell’allora Coppa dell’Europa Centrale e proprio contro il Ferencvaros.
Ferencvaros, croce e delizia
Dei 21 match giocati contro squadre magiare, un terzo sono proprio contro il Ferencvaros. Anche qui i numeri sono favorevoli con 3 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte. Queste ultime davvero sanguinose per i bianconeri che vengono estromessi una prima volta a un passo dalla finale della Coppa dell’Europa Centrale. Ma soprattutto lasciano sul campo – quello del Comunale! – la Coppa delle Fiere 1964/65. Agli ungheresi basta un solo gol per rovinare la festa ai padroni di casa.
Recentemente ho avuto il piacere di conoscere Gino Stacchini, ala di quella Juventus. Ancora oggi, a distanza di 55 anni, quella finale resta la più grossa delusione della sua carriera. Una delusione che in caso di doppio successo di CR7 e compagni difficilmente sarà anche solo attenuata!
1962, la Juve espugna finalmente Budapest
La prima di questa doppia sfida 2020/21 si giocherà a Budapest. Sul campo del Ferencvaros, il computo è di assoluta parità: un successo a testa e un pareggio. La gioia bianconera risale al 1962. Una gioia effimera, in una stagione (la 1961/62) che per la Juventus portò solo delusioni. Anche molto cocenti.
Un piccolo passo indietro, prima di arrivare a quel match nella capitale magiara. La Juventus si ritrova nell’estate 1961 con buoni propositi, reduce dalla conquista di 2 Scudetti di fila (l’11° e il 12° della serie e anche una Coppa Italia). Non c’è più Giampiero Boniperti che il 10 giugno – appena servito il 9-1 ai ragazzi dell’Inter – ha consegnato definitivamente le scarpette al magazziniere. Per lui è solo un cambio di ruolo e il suo nome ricomparirà più avanti nel racconto.
Dopo poche settimane, ecco un altro addio, questo imprevisto. Il direttore tecnico Gunnar Gren (quello del trio Gren-Nordhal-Liedholm) rassegna le dimissioni per motivi personali. In panchina viene richiamato Carlo Parola e l’allenatore designato Julius Korostelev (un passato da giocatore in bianconero) diventa il suo secondo.
Contraccolpi che lasciano il segno. Nonostante in campo ci siano ancora Omar Sivori e John Charles (il gallese gioca ormai stabilmente in difesa), la squadra proprio non macina. Sarà il peggior campionato di sempre: 12° posto, a pari punti col Venezia e dietro al Catania, a 24 punti dal Milan di Nereo Rocco (e a quei tempi la vittoria valeva 2!) e appena +6 dalla zona retrocessione.
Le cose vanno un po’ meglio in Coppa dei Campioni (competizione nata nel 1955). La Juventus scrive una paginetta di storia espugnando il Santiago Bernabeu grazie a Sivori. Ma ciò non servirà a evitare l’eliminazione col Real Madrid, patita nel match spareggio di Parigi.
Potrebbe esserci la Coppa Italia a salvare la stagione, ma in semifinale contro la Spal (una delle poche finite alle spalle dei bianconeri) arriva un pesante ko per 4-1.
Estate 1962, tra Mondiale in Cile e Mitropa Cup
Il 1962 è anno di Mondiali. Attesissimi anche in Italia dove mancano da 8 anni, dopo la cocente delusione per la mancata partecipazione all’edizione di Svezia 1958. Per tornare a fare la voce grossa, si decide di portare in Cile anche gli oriundi. E che oriundi: Altafini, Maschio e… Omar Sivori. Il Cabezon saluta i compagni e, insieme a Bruno Mora, chiude in anticipo la stagione in bianconero. Saltando le ultime gare di Coppa Italia e soprattutto la Mitropa Cup.
Negli anni, quella che fu la Coppa dell’Europa Centrale cambia nome e formula quando riparte nel dopoguerra. In quell’edizione 1962 è un torneo a 16 squadre in rappresentanza di 4 paesi: Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ungheria e appunto Italia. La Juventus rappresenta il paese insieme ad Atalanta, Bologna e Fiorentina.
La squadra di Parola di trova nel raggruppamento con Dinamo Zagabria, Hradec Kralové (oggi in seconda divisione Ceka) e proprio il Ferencvaros. A conferma che l’annata è storta fino in fondo, la Juventus non può giocare le gare casalinghe al Comunale – ci sono lavori in corso – ma deve chiedere il Filadelfia in prestito ai cugini del Toro. In più lo stesso Parola ha una gamba ingessata e non può seguire la squadra: in panchina ci sarà Korostelev.
I bianconeri sfruttano comunque il fattore campo e battono Dinamo e Hradec in casa, ma perdono puntualmente in trasferta. Dopo le prime 4 giornate regna l’incertezza. Madama in vetta con 4 punti, insieme a jugoslavi e cecoslovacchi. Ferencvaros già fuori dai giochi, battuto in tutte le sfide disputate.
10 giungo 1962, trasferta per 2
La Juventus ha quindi la ghiotta opportunità di far proprio il girone sfruttando le 2 sfide con gli ungheresi, già fuori. Il torneo è condizionato dal Mondiale, essendo le 4 nazionali qualificate per la fase finale. Tutte le squadre hanno pagato le assenze. Forse il Ferencvaros un po’ di più, dovendo rinunciare al suo attaccante Florian Albert, che non a caso sarà uno dei bomber in Cile, con gli stessi gol di Garrincha e Vavà.
I bianconeri sono attesi a Budapest il 10 giugno. Una trasferta doppia, che coinvolge anche il Bologna. È una domenica e gli spettatori della capitale ungherese possono gustarsi una doppia sfida italo-magiara. Al Nepstadion, alle 15 c’è Honved-Bologna, alle 17 Ferencvaros-Juventus. Immaginarsi oggi una doppia gara, sullo stesso campo, nello stesso pomeriggio: roba da complottisti…
È una domenica in cui il tricolore che sventola è quello italiano. Il Bologna vince 2-1 e si lancia verso la vittoria del proprio girone (gli emiliani arriveranno fino alla finale, persa poi con il Vasas, altra formazione magiara). Anche i bianconeri fanno il loro dovere, ma la soddisfazione non è la stessa. In un girone equilibrato in cui sarà fondamentale la differenza reti, l’1-0 finale è davvero poca cosa.
Il match è targato Humberto Rosa, argentino arrivato da Padova (era pupillo del paron Rocco) con il non facile compito di sostituire Boniperti. Ma al computo mancano almeno 3/4 gol in più, sprecati per sfortuna, imprecisione e soprattutto per un gioco non proprio brillantissimo. Emblematico il commento uscito il giorno dopo su Stampa Sera a firma Giulio Accatino: “La Juve gioca come se in campo ci fosse Sivori, e poiché l’azzurro non c’è, manca l’uomo che carichi in area cercando di concludere le tante azioni che Emoli e Rosa in qualche modo portano sotto la porta avversaria”.
Vero, manca il grande Omar, ma Korostelev avrebbe a disposizione un 11 di tutto rispetto. Con Anzolin, Castano, Emoli, Leoncini, Bercellino, Mazzia, Stacchini, Nicolè, Rossano e i già citati Rosa e Charles. L’1-0 è una mezza sconfitta perché obbliga i bianconeri a vincere l’ultima gara, al Filadelfia contro lo stesso Ferencvaros, con almeno 5 gol di scarto. Invece…
Invece a Torino sarà 1-1 con la rete del solito Rosa a evitare anche la beffa del ko. Non c’è neppure bisogno del pallottoliere: i bianconeri chiudono il girone di Mitropa Cup a 7, un punto in meno della Dinamo Zagabria che passa per differenza reti ai danni del Hradec Kralové. Per la Juventus è l’ultima delusione della stagione. O quasi…
Voltare pagina, in fretta
Ma prima di voltare pagina e tuffarsi nella nuova stagione 1962/63 ci sono ancora alcuni eventi da rimarcare. Intanto l’avventura dell’Italia ai Mondiali dura poco, il tempo del girone. Anzi, il tempo di far incavolare mezzo Cile per un paio di articoli giornalistici sgraditi. Uno sgarbo pagato sul campo con una delle partite più vergognose della storia del calcio: gli azzurri picchiati senza mezzi termini e ridotti in 9 per le espulsioni di Giorgio Ferrini e Mario David. Meno male che Sivori è in panchina e gli viene evitata un’annunciata caccia all’uomo. Figurarsi, lui argentino contro i cileni…
Gli azzurri tornano in fretta dal Sudamerica. Chi invece resta in zona è Giampiero Boniperti. Rieccolo subito nella nuova veste di ambasciatore juventino a caccia di talenti. La Stampa di quei giorni dà per fatto l’acquisto di Amarildo e in via di definizione quello di Garrincha, uno dei più grandi di sempre. Invece salterà tutto. Clamoroso soprattutto il primo affare, con la Fiorentina che vanta gli stessi diritti sul calciatore. Per evitare grane la Lega impedisce a entrambe le società di tesserare Amarildo. Che arriverà in Italia sono nel 1963, ma nel Milan!
Invece di Amarildo, a Torino sbarcherà Amaral: sarà lui ad allenare la Juve la stagione successiva. Che non vedrà più come presidente Umberto Agnelli. Il futuro papà di Andrea si dimette a luglio (al suo posto Vittore Catella che reggerà quasi un decennio), chiudendo una parentesi delle più entusiasmanti. Per trofei vinti e per fenomeni portati a Torino. Vedere alla voce Charles e Sivori.
Napoli, doppia festa
Mentre la Juventus è di scena a Budapest, si chiude il campionato di Serie B. Dopo il Genoa, promosso con ampio anticipo, tocca al Napoli tagliare il traguardo. I partenopei dimenticano in fretta le retrocessione di un anno prima. L’ultimo successo è in casa del Verona. Ma è una partita che farà parlare anche fuori dal campo. Il club partenopeo è accusato di corruzione per aver provato ad aggiustare il risultato. Accusa che verrà poi smentita nel processo.
Il Napoli tornerà in Serie A, con tanto di qualificazione alla Coppa delle Coppe dopo aver vinto la finale di Coppa Italia contro la Spal (vi ricorda qualcosa?). Un piccolo primato: solo il Vado aveva vinto in precedenza il trofeo nazionale senza militare in Serie A.
Intanto, anche senza verdetto del tribunale, il 10 giugno (giorno dell’anniversario del brutale assassinio di Giacomo Matteotti) si festeggia nelle vie di Napoli. Proprio mentre la città sta vivendo un momento importante: le elezioni amministrative per il consiglio comunale.
Il giro rosa si colora… di bianconero
Se la Juventus non regala tronfi, in una parte di Piemonte c’è di che festeggiare. A Nole Canavese, cittadina che ha dato i natali a Franco Balmamion, uno dei ciclisti più competitivi del periodo. Il portacolori della Carpano – squadra con la maglia bianconera! – trionfa al Giro d’Italia, pur senza aver vinto una tappa. Un’anomalia. Che ripeterà un anno dopo: maglia rosa portata a Milano senza essersi mai imposto in una delle frazioni.
Promossi o bocciati?
Il 10 giugno, oggi come allora, cade alla fine dell’anno scolastico. Ma anche 58 anni fa, la scuola era al centro dell’attenzione per problemi non accademici. Niente didattica a distanza, per carità. Ma gli insegnanti minacciano lo sciopero e il conseguente blocco degli scrutini. Motivo? Protestare per i compensi ritenuti troppo bassi. Anche questo, già sentito…