A Bologna la Juventus ha una tradizione ampiamente favorevole. L’ultima sconfitta è datata 1998. La sfida di domenica avrà un peso superiore della maggior parte delle recenti gare al Dall’Ara, compresa quella dell’ultima giornata del campionato 2016/17 con lo Scudetto già vinto.
Bologna-Juventus, ovvero l’ultimo atto di un campionato che andrà in archivio con il segno meno. Il minimo dopo 9 stagioni di dominio assoluto chiuse con altrettanti Scudetti. La squadra di Andrea Pirlo è chiamata a fare il proprio dovere sapendo che potrebbe non bastare, nel caso non giungessero notizie positive da Bergamo e da Napoli.
Per non allungare la già lunga lista di rimpianti, necessario vincere al Dall’Ara. Continuare una tradizione che negli ultimi anni è forse riduttiva definire positiva. I bianconeri non perdono in casa del Bologna addirittura dal novembre 1998. Nel periodo post grave infortunio di Del Piero, con la Juve di Lippi che dava i primi segni di un cedimento che pochi mesi dopo avrebbero portato le clamorose dimissioni del tecnico viareggino.
Da allora, con qualche buco dovuto agli emiliani in B, la Juve ha quasi sempre portato a casa il bottino pieno. A volte al termine di partite fondamentali nel cammino verso lo Scudetto. Altre in match del tutto ininfluenti. Come quello della stagione 2016/17, come stavolta giocato all’ultima giornata.
2017, a caccia del Triplete
La stagione 2016/17 parte con un paio di segnali forti recapitati alla concorrenza: la Juve ha ancora fame. Lo dimostrano gli acquisti di Gonzalo Higuain e di Miralem Pjanic, entrambi pagando la clausola rescissoria a Napoli e Roma. Tra l’altro rivali accreditate e per questo private di 2 pezzi da novanta. In più, alla corte di Allegri arriva anche uno specialista in trionfi quale Dani Alves.
Saluta invece Paul Pogba, la cui cessione allo United diventa necessaria per finanziare un mercato non proprio al risparmio.
I bianconeri sono reduci da 5 stagioni da urlo, ma soprattuto da 2 “double” Scudetto + Coppa Italia, l’ultimo dei quali arrivato dopo un’esaltante rimonta fatta a colpi di vittorie.
C’è tanta voglia di Champions. La sconfitta nella finale del 2015 col Barcellona ma anche l’impresa sfiorata nel 2016 con il Bayern Monaco ha dato la convinzione che il gruppo sia maturo per poterci riprovare.
Sempre davanti a tutti
Le premesse sono mantenute fin dall’inizio. La Juventus dell’Allegri ter non ha bisogno neppure di essere pungolata da una partenza a handicap. Higuain segna fin dall’esordio, Dybala e Mandzukic non sono da meno e i Campioni d’Italia mettono subito in chiaro le loro intenzioni.
In campionato la squadra volta fino alla fine del girone d’andata. A gennaio si sente qualche scricchiolio che costringe il tecnico livornese a varare il 4-2-3-1 che rivelerà quanto mai azzeccato. Nonostante qualche battuta d’arresto nel finale, i bianconeri reggono al tentativo di rimonta della Roma e chiudono i conti alla penultima giornata: 3-0 al Crotone e sesto Scudetto in bacheca, meglio anche della Juve del Quinquennio.
Un trionfo datato domenica 21 maggio, esattamente 4 giorni dopo (era mercoledì 17) il successo anche in Coppa Italia. La finale contro la Lazio, vinta 2-0 coi gol di Bonucci e Dani Alves, è l’ultima ciliegina di un percorso netto fatto di successi di prestigio contro l’emergente Atalanta di Gasperini, il Milan e il Napoli (con tanto di gol dell’ex Higuain al San Paolo nel match di ritorno).
Ma è in Europa che la Juve dà altri segnali forti. La Juve giunge fino alla fine da imbattuta, eliminando nei turni secchi Porto, Barcellona e Monaco. L’atto finale è in Galles, a Cardiff, contro il Real Madrid. Match in programma sabato 3 febbraio.
Sabato 3 giugno, esattamente 7 giorni dopo la trasferta di Bologna, ultima ininfluente gara di campionato.
Due settimane incredibili
Riassumendo. Mercoledì 17 maggio il trionfo in Coppa Italia nella finale con la Lazio. Domenica 21 maggio il successo allo Stadium contro il Crotone regala i 3 punti che valgono matematicamente lo Scudetto. Sabato 3 giugno la finale di Champions League contro il Real Madrid. Due settimane (e poco più) assolutamente incredibili.
In mezzo alle quali c’è la trasferta di Bologna. Il calendario ha voluto che sia proprio il Dall’Ara il teatro dell’ultimo match del campionato 2016/17. Quella bolognese è diventata da tempo una trasferta a rischio. Non tanto sul campo, dove la Juve ha centrato una striscia di risultati utili senza precedenti. Quanto a livello ambientale, con i tifosi rossoblu che assegnano al match casalingo con i bianconeri il platonico titolo di “più atteso della stagione”.
Questa volta è invece una passerella. Più per la Juve che per un Bologna che invece chiude un campionato senza squilli. Sempre nella parte destra della classifica, anche se mai impelagata nella lotta per non retrocedere. Il tecnico Roberto Donadoni aspetta la fine dell’annata per riprogrammare la successiva. Magari chiudendo con un super finale al cospetto dei Campioni d’Italia.
Massimiliano Allegri non può permettersi di affrontare la gara come un’amichevole di fine stagione. A 7 giorni da Cardiff bisogna tenere alta la tensione in tutto il gruppo.
Obiettivo, superare quota 90
Il campionato è vinto da una settimana, ma Allegri ha un motivo in più per tenere alla sfida di Bologna. Con un successo, la sua Juve toccherebbe quota 91 punti, gli stessi fatti nell’incredibile stagione precedente.
Il tecnico livornese lascia lascia spazio al “romanticismo” solo per il portiere: gioca Emil Audero fin dal primo minuto. Per il resto, si punta a far disputare uno spezzone di gara a tutti quelli che saranno in campo a Cardiff. Si parte con Higuain e Dybala (entrambi a segno nel 3-0 dell’andata) e con Mandzukic pronto a subentrare. Idem a centrocampo, con Marchisio subito dentro e con la fascia da capitano e Pjanic in panca.
È un Bologna-Juventus che non ambisce certo a entrare nella storia dei confronti diretti. I bianconeri sembrano aver qualche stimolo in più e nel primo tempo cercano più volte il gol ma senza fortuna. Lo 0-0 dell’intervallo è il risultato più giusto per quanto visto nei primi 45 minuti.
Nella ripresa sono i padroni di casa a dare la sveglia al match. Dopo una manciata di minuti, Taider si inventa letteralmente il gol del vantaggio con un destro a giro dal limite su cui Audero non può nulla. Sugli spalti del Dall’Ara qualcuno inizia a sognare di mettere fine alla lunga astinenza di vittorie interne contro la Juve. Ma dura poco. Pochi minuti ed è Dybala a trovare il pari insaccando da 2 passi una respinta di Da Costa dopo un rigore in corsa fallito da Higuain.
Allegri fa quello che deve fare. Mette dentro Pjanic e Mandzukic per tenere i loro muscoli in caldo in vista di Cardiff. E regala uno sprazzo di gara anche a Moise Kean, classe 2000, anche lui come Audero prodotto del Settore Giovanile. Un cambio quanto mai azzeccato. Al 94’ quanto tutti attendono la fine, proprio il baby attaccante sbuca dal nulla su una punizione laterale e insacca il gol partita. È il primo “millennial” della storia bianconera a trovare la via della rete: 2-1, ultimo successo in campionato e quota 91 raggiunta anche sta volta.
Un bel modo per preparare la settimana che precede la finale di Champions League col Real Madrid. Che non andrà proprio secondo le aspettative. Un altro assalto al Triplete fallirà sul più bello, come 2 anni prima. Ma l’accoppiata Scudetto-Coppa Italia (la terza di fila) è comunque un bottino da non sottovalutare.
Sorrisi anche a Bergamo
Bologna-Juventus non è l’unico match in programma in anticipo, quel sabato 27 maggio 2017. Anche Atalanta-Chievo Verona non ha nulla in palio: già qualificati per l’Europa League i nerazzurri, ampiamente salvi i veneti. L’1-0 finale, firmato Papu Gomez, permette un’ulteriore gioia a Gasperini. Il ko patito dalla Lazio il giorno dopo a Crotone (successo fondamentale per l’incredibile salvezza dei calabresi), permetterà alla Dea di chiudere al quarto posto. In quel momento risultato incredibile, oggi assoluta normalità per un club entrato di diritto tra le grandi.
Il saluto di Totti
Domenica 28 maggio è in programma il resto delle gare. Occhi puntati soprattutto su un personaggio: Francesco Totti è chiamato all’ultima gara prima del suo annunciato ritiro. Una gara che per la Roma conta tanto: battere il Genoa all’Olimpico vorrebbe dire tenere dietro il Napoli di Sarri, restare al secondo posto ed entrare in Champions dalla porta principale, senza i preliminari. Obiettivo raggiunto, anche se il 3-2 finale è l’ultimo dettaglio di un pomeriggio tutto dedicato al capitano giallorosso, con tanto di lacrime e diretta tv.
Per le milanese è la fine di una stagione da dimenticare. Il Milan torna nelle coppe dopo 3 anni e deve ricorrere ai preliminari di Europa League. Va ancora peggio all’Inter che resta proprio fuori.
Chiude bene anche il Toro di Mihajlovic. Alla vigilia dell’ultima sfida, in casa col Sassuolo, il buon Sinisa mette tutti in riga: “non siamo ancora in vacanza, voglio vedere lo spirito giusto”.
All’estero, giornata di coppe
Mentre in Italia si chiude la Serie A 2016/17, in Europa è un weekend di finali delle coppe nazionali. Fanno festa il Barcellona in Spagna, il PSG che si prende un altro trofeo in Francia e il Borussia Dortmund che evita di farsi cannibalizzare dal Bayern Monaco.
Emozioni anche in Inghilterra. La finale della FA Cup è un classico: l’Arsenal contro il Chelsea. È il Chelsea di Antonio Conte che ha appena finito di dominare la Premier e vorrebbe chiudere al massimo con un double, proprio come ha fatto la Juve di Allegri in Italia. Invece finisce come nel 2012, quando a rovinare la festa del tecnico leccese fu il Napoli nell’ultimo atto di Coppa Italia. Sul 2-1 finale per i Gunners c’è la firma di Aharon Ramsey.
A fine gara, un altro classico, ai microfoni delle tv Antonio recita un copione già noto: “Se resto al Chelsea? Ci sarà tempo per parlare del mio futuro. Ci sarà tempo per affrontare tutte le situazioni”.