Per una volta non c’è l’imbarazzo della scelta. La storia di Juventus e Benevento conta un solo capitolo, stagione 2017/18, l’unica dei campani in Serie A prima di quella attuale.
2017, l’exploit del Benevento
Il Benevento vive il momento più alto della sua storia tra il 2016 e il 2017. Centra la prima storica promozione in Serie B e all’esordio nella cadetteria conferma che non è stato un exploit isolato. Con una vecchia conoscenza bianconera, quel Marco Baroni che per 2 stagioni ha regalato successi a ripetizione alla Primavera, arriva anche il secondo colpaccio. Il quinto posto vale i playoff e, turno dopo turno, si materializza pure la promozione in Serie A. Con tanto di record: nessuno aveva mai centrato il grande salto nella stagione d’esordio.
I giallorossi capiscono però sulla propria pelle che la massima serie è un’altra cosa. La partenza è shock. È un altro record, ma questa volta negativo. Giungono 9 sconfitte nelle prime 9 gare e per Baroni scatta l’esonero. Il tecnico toscano viene rimpiazzato da Roberto De Zerbi e non ha quindi modo di tornare allo Stadium, dove ha diretto la Primavera in 2 finali di Coppa Italia.
C’è quindi l’attuale tecnico del Sassuolo in panchina quando il Benevento incrocia per la prima volta i bianconeri. Ma neppure ha cancellato quello zero con cui si presenta a Torino a inizio novembre, per la 12a giornata. In casa Juve c’è aria di festa per il 120° compleanno appena celebrato. Ma per poco la festa non gliela fanno i campani che giungono al riposo in vantaggio (gol di Ciciretti su punizione). Ci vogliono 2 giocate di Higuain e Cuadrado per ribaltare la gara e confermare i 3 punti che tutti, alla vigilia, avevano ritenuto scontati.
Cinque mesi dopo al Vigorito
La vittoria sofferta dell’andata non è un caso. Tra tutte le Juventus di Massimiliano Allegri, quella 2017/18 è quella che fatica di più a ingranare. Non ha vissuto periodi di crisi, come nell’avvio di 2 anni prima, ma non c’è mai la sensazione di strapotere. Tanto che il Napoli di Maurizio Sarri è sempre rimasto a ridosso.
Nonostante tutto, a inizio aprile i bianconeri sono in corsa su tutti i fronti. Già in finale di Coppa Italia (se ne riparlerà a inizio maggio col Milan), in testa al campionato a +4 sul Napoli e ai quarti di Champions League.
E prima storica sfida al Vigorito finisce per essere incastrata in mezzo al doppio confronto con il Real Madrid. Si gioca sabato 7 aprile e i tifosi bianconeri hanno ancora negli occhi la rovesciata di Cristiano Ronaldo allo Stadium di 4 giorni prima. Lo 0-3 brucia tanto e potrebbe lasciare strascichi in campionato, per questo il match di Benevento diventa più che mai fondamentale.
La giornata di Paulo Dybala
A eccezione forse di Allegri, per tutti la Champions è sfumata. Quindi in Campania non si può sbagliare. Anche se il Benevento non è più quella squadra materasso di inizio annata. Dopo la prodezza del portiere Brignoli che ha regalato il primo punto contro il Milan, i giallorossi hanno dimostrato che nella categoria ci possono anche stare. E De Zerbi ribadisce anche alla vigilia il rammarico della partenza a handicap che di fatto ha compromesso la stagione.
Allegri fa solo un po’ di turnover, lasciando a riposo Higuain e Douglas Costa. Davanti ci sono Mandzukic e Dybala. Il match è sofferto, come c’era da aspettarsi. I padroni di casa si difendono bene e ogni tanto mettono la testa fuori, affacciandosi dalle parti di Sczczesny, schierato tra i pali proprio come all’andata.
Per sbloccare il risultato ci vuole una prodezza della Joya che pesca l’incrocio lontano con un sinistro chirurgico. Il Benevento non ci sta e trova il pareggio con il maliano Dyabate. L’1-1 sembra poter arrivare fino all’intervallo, ma all’ultima azione Pjanic viene steso in area. L’arbitro Pasqua lascia correre ma viene corretto dal Var. Ci vogliono minuti prima che Dybala si presenti sul dischetto e faccia ancora centro: 1-2.
I gol a fine tempo spesso sono letali, non questa volta. I padroni di casa si dimostrano più che mai vivi al rientro dagli spogliatoi e a inizio ripresa ci pensa ancora Dyabate. Allegri manda dentro Higuain e Douglas Costa e i cambi danno la svolta. Il Pipita viene steso in area, questa volta non serve il Var: Dybala fa tris e riporta avanti i bianconeri. Non si vogliono correre altri rischi d Douglas Costa la chiude con una prodezza, simile a quella di Paulo nel primo tempo, sinistro a giro e palla nella sette: 4-2 e questa volta è davvero finita.
A fine gara, Allegri ha già la testa al Bernabeu e lancia segni di ottimismo per la sfida in programma 4 giorni dopo. L’assenza di Sergio Ramos, che si è fatto squalificare per ripulirsi i cartellini, potrebbe essere decisiva. E mai previsione fu più giusta. O quasi.
L’11 aprile 2018 la Juventus compie una delle imprese più grandi della sua storia europea. Strapazza il Real per 90 minuti, recupera tutti i gol di svantaggio e si appresta a giocarsi tutto ai supplementari, prima del fischio dell’arbitro inglese Oliver. Ma questa è un’altra storia nota, purtroppo.
Tocca accontentarsi… di un altro double
L’eliminazione ai quarti di Champions è cocente per il modo in cui è arrivato e per le polemiche che si trascina dietro. E lascia anche qualche tossina in più, che vanno aggiungersi a quelle mai smaltite dagli italiani per la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia.
Il campionato ha rischiato di chiudersi proprio in Campania. Il giorno dopo il successo bianconero a Benevento, il Napoli soffre contro il Chievo e per lunghi tratti è sotto nel punteggio e a -7 dalla vetta. Nel finale la squadra di Sarri la ribalta e la vince tenendo vive le speranze. Che a un certo punto, dopo una zuccata di Koulibaly allo Stadium, prendono pure un’altra forma. Ma anche questa è un’altra storia, che si risolverà tra il Meazza e un albergo di Firenze.
E un’altra storia è la finale di Coppa Italia, con il Milan strapazzato e battuto con 4 gol. Come 4 sono i double consecutivi portati a casa dalla Vecchia Signora: altro record!
Quanto è cambiata la Juventus
Guardando il tabellino di Benevento-Juventus, quello che salta agli occhi è quanto la rosa bianconera sia cambiata da allora. Stiamo parlando del 2018, praticamente l’altro ieri. Nessuno (questa volta neppure Allegri) si aspetta l’arrivo del marziano col numero 7, ma il resto della rivoluzione è lì a portata di mano.
Della truppa presente quel pomeriggio di aprile al Vigorito sono rimasti i 3 portieri (con Buffon che si è preso un anno sabbatico a Parigi), Chiellini, Alex Sandro, Cuadrado, Dybala e Bentancur, oltre a Bernadeschi assente quel giorno e Khedira oggi ai margini. Un destino che non ha risparmiato neppure Allegri e Marotta. Se non è rivoluzione questa!
Intanto, in quei giorni
Già detto del Napoli col Chievo, in quella 12a giornata di ritorno spiccano lo 0-0 nel derby di Genova, ma soprattutto il colpaccio del Toro che va a vincere a San Siro contro l’Inter di Spalletti.
Mentre in Italia è tutto da decidere, in Germania è già tempo di festa per il Bayern Monaco che chiude la Bundesliga con 5 giornate d’anticipo.
Chiusura anticipata evitata di un soffio in Inghilterra. Sembra fatta per il Manchester City di Guardiola che cerca gli ultimi punti nel derby con lo United. Al riposo è 2-0 per i Cityzen, ma nella ripresa Mourinho mette i panni del guastafeste e i Red Devils infilano un tris che vale quanto meno la vittoria nella stracittadina.
Derby anche a Madrid. Ronaldo non è appagato dall’ovazione ricevuta allo Stadium e infila una prodezza anche contro l’Atletico Madrid ma non basta: è 1-1, con il Barcellona ormai lontano e che chiuderà la Liga a +16 sui rivali.
Weekend da ricordare per la Rossa
In quel weekend di aprile, torna a sventolare la bandiera del cavallino rampante. La Ferrari fa la voce grossa in Bahrein dove si prende la prima fila in qualifica e Vettel vince la gara. Nel ciclismo occhi puntati su una delle grandi classiche: c’è la Parigi-Roubaix vinta dal fuoriclasse Sagan.
Giuseppe Conte chi?
Quel 7 aprile 2018 arriva a poco più di un mese dalle elezioni politiche del 4 marzo. L’esito delle urne ha complicato la costituzione del nuovo Governo. Il Movimento 5 Stelle è il partito di maggioranza e cerca alleanze. Si inizia a parlare dell’esecutivo giallo-verde con la Lega di Salvini. Persino Giuseppe Conte è ancora un perfetto sconosciuto…
Elezioni in vista anche in Ungheria, dove Orban è pronto a trionfare. A proposito, un accenno lo merita il calcio, visto anche il match di martedì allo Stadium con il Ferencvaros. Il paese magiaro è in rampa di lancio sul fronte calcistico e negli ultimi anni, proprio sotto la spinta del suo primo ministro, ha messo in cantiere ben 28 stadi nuovi. Sospendendo ogni giudizio sulla politica di Orban (non ultimo l’ostruzionismo di questi giorni nell’UE), forse da queste parti bisognerebbe prendere appunti, considerata la condizione degli impianti del Bel Paese!
Due tragiche notizie capeggiavano sui giornali. In Valle d’Aosta una valanga a Pila aveva provocato la morte di 2 alpinisti. In Germania, a Munster, un furgone piomba tra la folla provocando 3 morti molti feriti. E vogliamo forse farci mancare un’epidemia? A Catania si lottava contro il morbillo che aveva già fatto 4 vittime.
Addio Ignazio Scardina, giornalista gentiluomo
Quel sabato 7 aprile una brutta notizia raggiunge tutti gli appassionati di calcio: la scomparsa di Ignazio Scardina, ad appena 71 anni. Uno dei giornalisti più competenti, un vero professionista e un vero gentiluomo. Finito suo malgrado nel tritacarne mediatico del 2006, colpito da accuse infamanti che nei processi si riveleranno infondate. Ignazio Scardina, uno a cui Calciopoli ha tolto molto più di 2 scudetti. Meditate gente, meditate.