di Kareem Bianchi
La prima da titolare di Marko Pjaca nello Schalke 04 arriva dopo aver segnato nella sua prima apparizione per il club tedesco, in un’amichevole contro il Genk, e dopo uno spezzone di gara giocato da subentrante nello scontro diretto contro il RasenBallsport Leipzig. La cosa interessante è che in ambo le partite, Pjaca ha giocato in posizione di mezz’ala destra in un 3-5-2 – posizione peraltro ritenuta adatta al croato da Massimiliano Allegri. Domenico Tedesco (l’allenatore prodigio dello Schalke 04) non è insolito a cambi di posizioni radicali, avendo trasformato Max Meyer da un centrocampista principalmente offensivo in un regista. Il suo ultimo esperimento non ha però dato i frutti sperati, poiché oltre all’anarchia in fase di non possesso del croato, l’interpretazione del ruolo atipica – da esterno d’attacco, privilegiando il dribbling al passaggio –ha finito per isolarlo dalla manovra e una non eccelsa visione gli hanno fatto perdere importanti tempi di gioco. Dunque, il tecnico dello Schalke 04, nell’ultima uscita contro l’Hannover 04 ha deciso di impiegare Pjaca come seconda punta, sempre nel 3-5-2 fluido di Tedesco.
Nel calcio moderno, dove la tattica ricopre un ruolo importante (probabilmente) come non mai ed i sistemi difensivi sono in continua evoluzione, giocatori capaci di saltare l’uomo e creare superiorità numerica tramite un semplice dribbling sono diventati fondamentali. La rapidità di esecuzione, unita a qualità tecniche notevoli e fisicità importante, permette al croato di avere un vantaggio qualitativo su gran parte dei suoi avversari e perciò il dribbling rappresenta una grossa fetta del suo gioco; per poter dribblare con la maggior efficacia possibile, però, l’ex Dinamo Zagabria ha bisogno di spazio e di poter puntare il diretto interessato fronte alla porta. Questo si è palesato diverse volte durante il match, con il croato che si è trovato in difficoltà nel dover gestire i palloni spalle alla porta – complice la grande aggressività dei centrali difensivi Roten.
In fase di non possesso l’Hannover era schierato in un 5-2-2-1 medio-basso con le mezz’ali che si orientavano su Harit e Goretska (le due mezz’ali dello Schalke), ed i centrali di difesa, a turno, uscivano in anticipo sull’attaccante ricevitore. Tedesco, per aprire linee di passaggio verticali ha quindi deciso di allargare le mezz’ali negli half-space, portando fuori posizione i marcatori, e abbassare le due punte sulla linea dei centrocampisti, creando così una situazione di superiorità numerica – 4v2. Questi piccoli adattamenti allo schieramento avversario da parte dei padroni di casa hanno di fatto permesso a Pjaca di ricevere con maggior spazio e tempo a disposizione, oltre ad avere soluzioni di passaggio semplici in orizzontale e in diagonale grazie all’ottimo scaglionamento in campo della squadra di casa.
Harit porta fuori posizione la mezz’ala avversaria e apre una linea di passaggio per Pjaca
L’azione del primo gol di Pjaca in Bundesliga nasce da un’ottima giocata individuale di Amine Harit che salta di netto il centrocampista avversario e serve l’attaccante croato, il quale, (con un movimento da punta vera) taglia in diagonale verso il secondo palo. Oramai all’interno dell’area di rigore, fintando il tiro mediante una sorta di “Ronaldo chop”, si sposta la palla sul destro, manda il marcatore dalla parte opposta, ed effettua un tiro che finisce in rete – complice anche un errore del portiere, lento a leggere il tiro. Da notare anche Oczipka che rimane largo,non permettendo al terzino avversario di stringere la sua posizione sul centrale.
Dopo il gol l’Hannover si è allungato per il campo, concedendo contropiedi ad una squadra che mastica ripartenze come fossero pane, anche se Die Knappen non sono riusciti a capitalizzare a causa di errori tecnici e decision-making sbagliato. Lo stesso Pjaca, dopo aver saltato il diretto avversario, è stato spesso impreciso nell’ultimo passaggio – calibrando male la forza e/o la direzione del passaggio.
L’abilità straordinaria di Pjaca nel dribbling e l’imprecisione nell’ultimo passaggio
Senza palla il croato ha svolto una partita di grande applicazione, anche se la differenza di intensità rispetto ai compagni è stata piuttosto evidente. Proprio a causa di una condizione non ancora ottimale, in numerose situazioni, ha svolto compiti diversi dal resto della squadra, prediligendo manovre di disturbo e copertura delle linee di passaggio al pressing aggressivo.
La prestazione di Pjaca è stata discreta, nonostante il gol e qualche lampo è stato discontinuo nel corso della gara sbagliando diversi passaggi, su 17 ne ha completati solamente 8, il 47,1%. I “soli” 56 minuti giocati sono la riprova di una prestazione non eccelsa, ma va anche detto che lo Schalke ha creato poco e Pjaca è stato coinvolto in positivo nella maggior parte delle occasioni pericolose, come ribadito da Domenico Tedesco nel post-gara: “Marko è stato molto attento e coinvolto in molte situazioni in cui ha potuto incidere”.
Ci vuole più tempo affinchè l’intesa con i compagni possa essere affinata, e giocare non potrà che far bene sotto questo punto di vista, soprattutto per abituare nuovamente il croato al ritmo partita e ad un’alta intensità; ciò di cui possiamo essere certi è che sia in buone mani, sotto la guida di un allenatore capace e in una squadra adatta alle sue caratteristiche. Se riuscirà ad esprimere tutto il suo talento, potrà diventare uno dei giocatori chiave di questo Schalke e arrivare alla Juventus pronto per una stagione da protagonista.