Pirlo sì, Pirlo no

Abbiamo chiesto un’opinione secca alla redazione, una riflessione sulla scelta che ha sorpreso tutti.


Davide Terruzzi: sì, boh, wow

Io vi posso raccontare la mia ultima esperienza da allenatore. Sono arrivato in un gruppo consolidato da anni e affezionato al vecchio tecnico. Ho faticato a impormi, non sono entrato in sintoni con lo spogliatoio, non ho dato certezze; non essendo professionisti e non avendo una società forte alle spalle, chi andava in campo ha semplicemente deciso di farmi fuori. E lo ha fatto giocandomi contro.

Questo piccolo aneddoto personale per raccontare quanto sia difficile allenare e quanto il compito del mister sia più ricco dell’aspetto tecnico e tattico. La Juventus, a detta di Paratici, ha confermato di voler seguire il calcio che regole e caratteristiche dei giocatori stanno declinando: quello del gioco di posizione, insomma. La scelta di Sarri andava in questa direzione. Pirlo si presenta come un tecnico di questo tipo, ma rappresenta una incognita reale essendo alla sua prima esperienza. Dovrà essere bravo prima di tutto a sfruttare leadership e carisma – quelle si hanno o non si hanno – e metterle a disposizione del gruppo per convincere i giocatori delle proprie idee. Dovrà strutturarle assieme al suo staff, dovrà saperle declinare chiaramente e trasmette certezze.

Pirlo è una scelta di Andrea Agnelli, come è giusto che sia. Lui è il presidente e rappresenta la proprietà: dia tutto il sostegno, specie nel male, all’allenatore, gli dia tutti i strumenti possibili per applicare le proprie idee. La Juventus – lo dicono lo stesso Agnelli e Cristiano Ronaldo – vogliono vincere la Champions, pensare e comportarsi da grande club. Bene, siamo contenti, e facciamo il tifo per loro, come sempre. A oggi non ci siamo, perché la linea discendente della Juventus continua e serve un radicale cambio di rotta (non solo allenatore, ma giocatori e proposta di calcio espressa con convinzione) per invertirla senza uscire ai quarti dall’Ajax e l’anno successivo agli ottavi dal Lione. In bocca al lupo a Pirlo. So’ cazzi tua (cit.)

Andrea Lapegna: no, ma

Per me Pirlo è un no, ma non si tratta di un giudizio sul Pirlo persona né tanto meno sul Pirlo allenatore (e chi lo conosce?). Pirlo non ha mai condotto un allenamento, non ha mai diretto una squadra, non si è mai seduto in panchina: diventa difficile esprimere un’opinione su di lui senza fatti a supporto, e già questo è un macigno enorme nel valutare la scelta. E anche se non vogliamo prendercela con l’assoluta mancanza di esperienza, per me Pirlo è un no soprattutto per la situazione in cui arriva: in una squadra che è un puzzle, in uno spogliatoio forse diviso, in una società senza idee, senza soldi per soddisfare le necessità di rosa, senza progetti tecnici, con magniloquenti obiettivi sportivi ma senza strumenti per conseguirli. Sicuramente uno spogliatoio compatto sarà decisivo per la vittoria del decimo di fila, ma insomma se gli obiettivi sono (anche) altri, l’avversione alla scelta si fa più netta.

Ma. Un primo motivo per ritrovare entusiasmo (cit) è che forse si abbandoneranno gli integralismi e i tribalismi da social, perché il tifo nel mondo reale queste divisioni le ha già sfumate da tempo. Ci allineeremo tutti dietro il nuovo allenatore? Io mi auguro di sì. Un secondo motivo per sorridere è che Pirlo sembra avere idee chiare; lo scarto tra teoria e pratica esiste ed sarà decisivo, ma se (SE) la scelta pagherà, sarà trionfo.

Andrea Costanzo:

Al Millenium Stadium di Cardiff entrai con la maglietta di Andrea Pirlo addosso. Al termine della partita, ormai sintonizzato solo su quello che stava accadendo a casa, in piazza San Carlo, mi girai e dietro di me vidi un bimbo in lacrime. “Come ti capisco” pensai e meccanicamente, quasi in tranche, mi sfilai la maglia con il 21 sulla schiena e gliela porsi. Il bimbo guardó incredulo suo padre, si asciugò le lacrime e sorridendomi prese la maglia.
Quella brutta serata in Galles si concluse così, con un bimbo felice che non pensava più ai reyes madrileni ma consumava con gli occhi la maglietta di Pirlo.

L’ultima magia di un calciatore che in campo era una certezza. In panchina – inutile negarlo – il Maestro è un’incognita. Ma ad Andrea Pirlo le responsabilità non hanno mai fatto paura. Tra poche settimane ne dovrà affrontare “qualcuna”. La speranza è che la società lo aiuti, innanzitutto comprandogli 4/5 atleti veri, capaci di correre per tutto l’anno ai ritmi folli di un’altra stagione anomala. Agnelli ed il suo staff dovranno proteggerlo, standogli vicino quando – inevitabilmente – le cose si complicheranno.

Sarri andava allontanato senza perdere altro tempo. A mio parere il suo arrivo a Torino è stato un errore. Era la persona sbagliata nel posto giusto: ha vinto per questo. Non sono sicuro che Pirlo sia la soluzione migliore. Di certo, a differenza del suo predecessore, sa cosa vuol dire lavorare per un club come la Juventus. È poco, lo so. Il mio augurio è che gli sia sufficiente.

Kantor:

Essenzialmente per due motivi: il primo è che una volta esonerato Sarri ci poteva andare molto peggio. Poteva arrivare Simone Inzaghi o peggio ancora l’allenatore più popolare tra i nerds, ovvero Pochettino. La seconda è che nella vita ho imparato che spesso è meglio prendere una decisione rapida che una decisione giusta; e l’apparente follia che c’è dietro a questa se non altro mi tiene vivo e interessato agli eventi.

Michele Puntillo: no

Per parlare del nuovo tecnico della Juventus è difficile non partire dal quantomeno inaspettato esonero di Sarri, ma cercherò di evitarlo. Veniamo a noi. Il mio no a Pirlo è secco e convinto perché il suo ingaggio rappresenta tutto ciò che non vorrei vedere alla Juventus (e solo per rispetto per questi anni di vittorie non farò un lungo elenco).

Prendere un ex calciatore alla prima esperienza, non solo in panchina, ma addirittura alla prima esperienza in uno staff tecnico, mi sembra assurdo. È assurdo in un calcio in cui il livello di professionismo ha raggiunto vette mai esplorate prima. È assurdo specialmente se pensiamo alla Juventus, da anni modello di programmazione e visione per tutto il calcio italiano. È assurdo presentare un allenatore per la squadra B, affermando che ha tutto per formarsi come allenatore di livello, ammettendo chiaramente che a oggi è solo un affascinante “progetto di allenatore” (e come potrebbe essere altrimenti?) e – dopo pochi giorni – affidargli la Juventus di Cristiano Ronaldo e Dybala. A maggior ragione in un momento storico in cui il dominio domestico della Juventus è minacciato da squadre con progetti forti, definiti e funzionali che fanno presagire un’ulteriore crescita nei prossimi anni.

So che la dirigenza, in particolare il presidente, voglia attraversare quel burrone che ci divide dal sogno eterno. Lo capisco. Tuttavia, provare a farlo oggi con Pirlo significa voler provare ad attraversare quel burrone bendati su un filo di nylon. Pirlo da calciatore ci ha abituato all’impossibile e sicuramente avrebbe attraversato quel filo con apparente calma e impassibile supponenza. Speriamo ci riesca anche da tecnico.

Massimo Maccarrone: no

Mi auguro di sbagliare per la Juve e per Pirlo, ma penso che oggi sia già di per sé difficile trovare l’uomo giusto per la panchina delle Juve, metterci una persona che non ha mai allenato lo ritengo altamente rischioso. Pirlo è stato uno dei più grandi calciatori degli ultimi 20 anni, un calciatore con grandissima personalità, capace di prendersi le responsabilità e rappresentare un punto di riferimento per i compagni in campo, capace di vedere le giocate prima e capire e leggere ciò che accadeva sul campo. Non ho dubbi sulla sua carriera da allenatore, anzi sono certo che dovesse bruciarsi alla Juve, saprebbe rialzarsi e avrà di certo una carriera da allenatore, quanto importante sta ovviamente a lui. Oggi però prendere in mano questa squadra è estremamente pericoloso, la Juve nel corso della stagione ha mostrato una scarsa attitudine a giocare un calcio di sistema, fatto di pressing e contropressing, è stato molto difficile fare il reset per Sarri, troppi giocatori abituati a un calcio diverso, di ritmo lento, stantio, il vero reset sarebbe possibile solo con un profondo rinnovamento della rosa, cosa che per la Juve oggi è molto difficile. Vista la situazione contingente, vista la necessità di vincere senza se e senza ma, lo scudetto e le semifinali di Champions sono un must per una squadra che ha tra le sue fila uno dei due più grandi calciatori al mondo, la sfida raccolta è veramente difficile. Un allenatore per formarsi ha bisogno di sbagliare, e nonostante Pirlo sia stato un grandissimo giocatore, non ha oggi il bagaglio di esperienza per gestire una stagione in un club di alto livello, non è un problema solo tattico, sta alla sua bravura circondarsi di gente competente, quanto di analisi di problemi che si porranno durante l’anno, che dovrebbero approcciarsi con un’idea già maturata su un gruppo da gestire che si applica sul rettangolo verde. I dubbi sono ancora più forti se il calcio che vuole proporre è quello che dice vorrebbe fare, un calcio di posizione, con uscita dal basso elaborata e possesso finalizzato alla segnatura, a queste cose arrivi dopo anni e di tempo alla Juve, non ce n’è.

Luca Rossi: no, ma wow!

L’escalation di notizie nella giornata in cui prima Sarri è stato esonerato e poi Pirlo è stato annunciato allenatore della Juventus mi ha lasciato totalmente basito (F4). Quello che desta tanto sgomento e, per certi versi, preoccupazione è il modus operandi seguito di cui, onestamente, faccio fatica a trovare una logica di programmazione a medio-lungo termine. Il mio no pertanto deriva da questa sensazione di improvvisazione unita, da un lato, a un contesto di rosa quantomeno critico e che necessita di valutazioni serie e anche severe su molti elementi (come queste ultime due stagioni hanno dimostrato), dall’altro a pochi margini di manovra sulla rosa stessa in questa sessione. Siamo nella situazione probabilmente più incerta in questi 9 anni.

Ci sono però alcuni ma. Da un lato Pirlo a inizio stagione potrà contare su un ambiente probabilmente con meno pregiudizi rispetto a quanto sarebbe accaduto con una conferma di Sarri, un ritorno di Allegri o l’approdo di Inzaghi, seppure le aspettative sono state fissate molto in alto. Questo per il suo carisma e per l’alone del personaggio. Dall’altro questa incertezza può diventare magari una scommessa clamorosa vinta, e qui mi affido un po’ all’irrazionalità; Pirlo, persona intelligente, sembra uno di quei personaggi che riesce in qualsiasi cosa si cimenta. Tipo Zidane…magari!

Miryam Marturano ?

E che ne so! Si sa che metodi di lavoro usa? Si sa già come gestisce uno spogliatoio? Si è mai accomodato in panchina durante una vera partita? No, no e no.

Intendiamoci, la scelta di Sarri, mi lasciò “scontenta”, ma a mio avviso, la stagione appena conclusa, è una stagione ingiudicabile, per mille motivi: polmonite, mercato andato maluccio, infortuni, covid e nonostante tutto ha vinto il nono scudetto consecutivo. Un altro anno a Sarri l’avrei dato, anche e soprattutto per motivi di tempo, per preparare mercato e stagione.

Cambiare allenatore, inoltre, non risolve il problema più importante e grave della Juventus: la rosa. C’era all’esonero di Allegri e c’è anche ora con l’esonero di Sarri. Sono molto perplessa. Sembra la classica decisione presa più di pancia, che di testa.

Ultimo dubbio è: e se va male? Carriera di Pirlo finita prima ancora di iniziare?

Tante domande. Poche certezze.

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