È difficile per me scrivere questo genere di articoli. Non si tratta infatti di dover fare una lucida analisi di quanto visto sul campo o di dover descrivere tecnicamente e tatticamente i pregi di un giocatore. E nemmeno è mia intenzione ripercorrere le vicende storiche che hanno scandito una traiettoria calcistica che fondamentalmente ha attraversato tre decenni. Molto è stato scritto su questa carriera o su singoli episodi della medesima e sul web si trovano tanti contributi di qualità. Quello che mi preme fare in questa sede (e quello che effettivamente mi è stato chiesto di scrivere) non è quindi descrivere Roberto Baggio in se stesso ma piuttosto delineare che cosa ha rappresentato nell’immaginario collettivo di quelli della mia generazione. Ebbene, per chi sulla carta d’identità, nell’anno di nascita, ha un 7 come penultima cifra, il divin codino è stato un mito, un eroe, uno che è cresciuto insieme a noi e ci ha accompagnato dall’infanzia all’adolescenza proprio come il primo Vasco, i cartoni animati giapponesi o certi programmi televisivi che ormai non esistono più. Per noi, per quella che è stata definita anche come la generazione Bim Bum Bam, Roberto Baggio è stato, con Maradona, il modello calcistico da seguire, il calciatore da imitare ogni volta che a scuola, sotto casa o nel piazzale vicino c’era da calciare un pallone. È inutile cercare di fare paragoni : ogni generazione tendenzialmente è portata a considerare l’idolo della propria gioventù come il più grande. Se chiedete ad un ragazzo di ora vi dirà che il più forte di tutti i tempi è Ronaldo o Messi. Chi è cresciuto negli anni 70 dirà Cruyff o, se si parla di italiani, Rivera. I più attempati diranno che non c’è stato nessuno migliore di Pelé. Ogni tentativo di affermare che Baggio sia stato il più forte calciatore italiano del dopoguerra si scontrerebbe quindi con i sostenitori del sopracitato Rivera, di Totti o Del Piero. È il bello del calcio. E allora rinuncio a difendere la mia tesi e il fatto che hai fatto quello che hai fatto praticamente senza ginocchia…dico solo che a Firenze e nella Juve si è visto il miglior Baggio di sempre. Sono cresciuto con molti miti calcistici ma soprattutto con Baggio e Maradona. Diego non c’è più e l’infanzia è finita da tanto ma restano i ricordi e resti tu, Roberto da Caldogno. Non importa a nessuno di quel rigore: volevamo essere tutti come te…ma non era possibile perché c’è solo un Roberto Baggio!