Perché Mandžukić è diventato fondamentale?

di Michele Tossani


Le ragioni tecniche e tattiche della fondamentale impronta che Mario Mandžukić sta lasciando in questa Juventus come falso esterno.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]I[/mks_dropcap]l gol decisivo segnato da Mario Mandžukić contro lo Sporting Lisbona dovrebbe finalmente aver messo tutti d’accordo sull’utilità del croato per la Juventus. Dovrebbe perché, invece, sono ancora molti fra media a fans a dubitare dell’importanza che l’ex attaccante del Bayern riveste nel quadro tattico disegnato da Massimiliano Allegri.
Eppure, da quando Allegri ha disegnato per Mandžukić il ruolo di esterno nel 4-2- 3-1 –cioè dal 22 gennaio scorso, partita con la Lazio – l’ex attaccante si è dimostrato uno dei giocatori più affidabili del roster bianconero. Tanto è vero che l’allenatore livornese, nonostante un mercato che gli ha portato in dote esterni più puri come Federico Bernardeschi o Douglas Costa, continua a preferire il croato come titolare. Cerchiamo di capire perché.

Tatticamente, se non è una novità il 4-2- 3-1 con cui solitamente la Juventus si è schierata quest’anno – come detto l’esperimento è iniziato a stagione scorsa in corso – è certamente nuova la mutazione genetica che i Bianconeri stanno cercando di effettuare. La partenza di Leonardo Bonucci e l’arrivo in rosa di esterni dalle spiccate attitudini offensive, infatti, rientrano nel quadro di una trasformazione che vuole la Juve più europea nel modo di giocare, vale a dire con una maggior propensione offensiva rispetto alle precedenti edizioni, anche a costo di rinunciare (o demandare a tempi più maturi) la tradizionale solidità difensiva.
In questo contesto, il passaggio al 4-2- 3-1, per sfruttare il potenziale offensivo a disposizione dei Bianconeri e per svoltare rispetto ad un 3-5- 2 che non dava più sufficienti garanzie, è sembrata quasi una svolta obbligata, come detto accentuata dall’ultima sessione di mercato. Avere Paulo Dybala dietro e Gonzalo Higuain e schierare al contempo un esterno d’attacco (Juan Cuadrado) ed un interno di centrocampo offensivo (Miralem Pjanić) richiede la necessità di equilibrare la squadra. E questo equilibrio, oltre che dal sacrificio degli interpreti più offensivi, è dato anche dalla presenza di un interno di centrocampo abile nella riconquista della palla (Blaise Matuidi o Sami Khedira) e dalla
presenza di un esterno ‘equilibratore’ come appunto Mandžukić. Lontano dall’essere un tornante vecchia maniera, il croato ha comunque saputo interpretare con spirito di sacrifico e abnegazione il nuovo ruolo ritagliato per lui da
Allegri. Lo testimoniano i dati: nella nuova posizione, infatti, Mandžukić recupera più palloni di quanto facesse da centravanti nella stagione 2015/16 (da 1.67 a 4.09, dati Opta/Gazzetta). Quando la Juve si abbassa difendendo con due linee di quattro, Mandžukić diligentemente arretra per aiutare Alex Sandro a coprire la fascia sinistra.

Anche se la Juventus 2017/18 ha per ora mostrato qualche lacuna nella difesa posizionale, il croato continua a garantire un buon contributo come evidenziato dai contrasti (1) e dagli intercetti (0.9) prodotti in media a partita fra campionato e Champions League.

Che cosa porta Mandžukić offensivamente
Sempre le statistiche ci indicano come la nuova posizione da esterno alto non abbia inficiato l’apporto del croato alla fase offensive bianconera. Il croato anzi ha aumentato la sua produzione di assist (+ 0.14) e tiri in porta (+13%) rispetto a quando giocava centravanti.

In verde i gol, in blu tiri bloccati, in rosso sbagliati.

I suoi xG (1.69) lo collocano al terzo posto fra i giocatori offensivamente più pericolosi della Juventus dietro soltanto a Dybala (5.62) e Higuain (2.79). Se guardiamo poi agli xG per posizione, notiamo come Mandžukić risulti essere più
pericoloso da esterno d’attacco a sinistra (1.06) che da attaccante (0.57).

Ma qual è l’apporto che Mandžukić dà alla squadra partendo da esterno? Prima di tutto, la fisicità dell’ex Bayern garantisce spesso un mismatch sui palloni alti contro il terzino di parte. Questo rende più agevole la giocata lunga dalla difesa verso Mandžukić, sia come situazione preordinata sia come arma per l’uscita dal pressing ultra-offensivo. Questo evidente vantaggio è poi facilmente sfruttabile anche in situazione di cross con palla in zona offensiva per la Juventus, con Mandžukić che è molto abile ad attaccare il palo più lontano muovendosi dal lato debole, come dimostrano i gol contro Fiorentina e Sporting in questa stagione.

Proprio il fatto che il croato sia un (ex?) attaccante permette alla Juve di essere quasi sempre sicura che Mandžukić attaccherà l’area avversaria e, speso, l’area di porta. Cosa che non è usuale, basi vedere a quante squadre si trovano a crossare palloni nel mezzo senza aver adeguatamente coperto l’area di rigore con un numero sufficiente di uomini. Ma anche i movimenti senza palla del croato sono eccellenti. Mandžukić infatti tende spesso ad occupare posizioni più centrali lasciando la fascia libera alle salite di Alex Sandro o del terzino destro, visto che il nostro ha dimostrato di poter giocare anche sull’altro lato. Questo movimento dentro di Mandžukić può essere o un accentrarsi per venire a giocare vicino a Higuain, riproponendo una situazione dinamica di doppio centravanti o anche uno spostamento all’interno dell’half-space sinistro. Da questa posizione Mandžukić non soltanto può liberare la fascia sinistra ma si viene a trovare anche in una situazione nella quale può agevolare l’attacco posizionale della Juventus, trovandosi anche vicino al raggio d’azione di Dybala con il quale può dialogare.

Il problema di lasciare Mandžukić fuori dall’undici titolare.

Con Douglas Costa e Bernardeschi, che sono esterni più puri rispetto al croato, si potrebbe pensare che la soluzione di mettere in panchina Mandžukić dovrebbe essere scontata.
Quello che però è valido sulla carta non è sempre detto che lo sia altrettanto sul campo di gioco. Con due fra Douglas Costa, Bernardeschi e Cuadrado come esterni, più Dybala e Pjanić , la fisionomia della Juventus passerebbe da offensiva a ultra-offensiva. Una soluzione valida ma non sempre applicabile. Anche pensando ai miglioramenti
fatti da Bernardeschi con Paulo Sousa in fase di non possesso palla, l’ex fiorentino è comunque un giocatore meno difensivo e meno equilibratore di Mandžukić. Forse Allegri potrebbe ovviare a questo rinforzando il centrocampo e passando ad un 4-3- 3/4-3- 2-1 ma questo riproporrebbe altre questioni, non ultima quella della collocazione tattica di Dybala e dell’esclusione di uno dei giocatori offensivi previsti da questo sistema (3) rispetto a quelli offerti dal 4-2- 3-1 (4).

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