Se si esclude l’ultima fase di partita, in pratica dopo il gol del vantaggio segnato da Ramsey, il pressing della Juventus nel big match con l’Inter non è stato all’altezza di quanto chiede Maurizio Sarri e di quanto, appunto, visto nel finale di gara.
Infatti, soprattutto durante la prima frazione di gioco, l’azione di riconquista palla dei bianconeri è mancata d’intensità e di organizzazione, entrambe pecche già viste in altre occasioni (come l’andata degli ottavi di Champions contro il Lione).
Questo ha permesso agli uomini di Conte di superare agevolmente la prima pressione juventina (tanto è vero che, alla fine, il dato PPDA della Juve risulterà di ben 14.52) costringendo i padroni di casa a dover attuare diversi momenti di difesa posizionale.
Grazie al lavoro svolto a centrocampo da Ramsey, Bentancur e Matuidi e all’efficace prova di De Light e Bonucci contro Lautaro Martínez e Lukaku, la Juventus è riuscita a schermare le linee di passaggio nerazzurre verso i due riferimenti più avanzati e, comunque, ad ingolfare la fase di finalizzazione dell’Inter, come dimostra il dato degli expected goals prodotti dagli ospiti (appena 0.59 xG).
L’organizzazione difensiva predisposta dal tecnico bianconero prevedeva il sacrificio di Higuaín su Brozović, con Douglas Costa che aveva il compito di aggredire Bastoni, il braccetto sinistro interista e, dopo il play croato, il secondo uomo dell’Inter per palle giocate (74), a rimarcarne l’importante per la fase di possesso della squadra di Conte. Così facendo, sulla destra Cuadrado aveva il compito di alzarsi a contrasto di Young. A sua volta, a sinistra, Ronaldo veniva chiamato a contrastare Skriniar.
Lo sviluppo della prima parte di gara però ha messo in evidenza, col passare dei minuti, come il palleggio nerazzurro riuscisse a superare la pressione juventina, col risultato di garantire all’Inter un certo predominio territoriale (55.56m il baricentro medio registrato dagli uomini di Conte sul proprio possesso).
Al di là degli aspetti legati alla capacità bianconera di mantenere intensità ed efficacia del pressing con continuità nell’arco dei novanta minuti di gioco, quella che va sottolineata è anche la mancanza di armonia della squadra in questa situazione. Mancanza di armonia che spesso coincide con le difficoltà che la Juve mostra ancora, in entrambe le fasi di gioco, ad assecondare i movimenti di Ronaldo.
Per quanto attiene al non possesso, il portoghese spesso attacca l’avversari vicino alla zona nella quale si trova in quel momento, che non sempre è quella di terza o seconda punta di sinistra. Il suo continuo muoversi lungo tutto il fronte offensivo genera a volte che la squadra abbia dei riferimenti diversi una volta che, avvenuta la perdita del possesso, viene chiamata all’aggressione immediata della palla.
Tutto questo impatta l’efficacia dell’azione di riconquista dei bianconeri. Da una migliore lettura da parte dei compagni di squadra del posizionamento e dei movimenti del portoghese passa quindi il prossimo step che la Juventus di Sarri deve compiere per rendere più efficiente la propria azione di pressing.