Le avete sentite le parole d’Allegri prima della gara con l’Udinese?
Ecco, nella mia testa, memore di quanto successo nel passato, anche recente, mi ero già preparato a una partita brutta tecnicamente, decisa da qualche episodio e giocata dei tanti fuoriclasse juventini. Una prestazione stile Crotone, Benevento, Spal: l’ultima prima della pausa Nazionali, l’ambiente rilassato dopo una serie di convincenti e brillanti vittorie potevano creare il contesto perfetto per un abbassamento della tensione e della qualità del gioco. Invece no, quella d’Udine è stata una prova di forza che sorprende per la straordinaria naturalezza con la quale è arrivata, dimostrando il divertimento e la passione con la quale i giocatori stanno scendendo ultimamente in campo: la Juventus si diverte, la Juventus ha fiducia e consapevolezza nei propri mezzi. Udine, dopo altre brillanti prestazioni, è la fotografia dello stato di salute della squadra.
Ma cosa è cambiato rispetto a Ferrara e Crotone? Com’è possibile vedere in sei mesi una squadra che vince sempre, ma giocando diversamente?
Il mercato, innanzitutto. Uno dei migliori della storia bianconera, basato sulle esigenze della rosa, fondato sui problemi che il campo aveva fatto emergere. Difficoltà nella circolazione bassa e nella costruzione del pressing? Ritorna Bonucci e s’acquista Cancelo. Serve un box to box in mezzo al campo? Andiamo su Emre Can e lo strappiamo alla concorrenza europea. E poi, c’è Cristiano Ronaldo. E quando il miglior giocatore degli ultimi anni arriva nella tua squadra è un segnale impressionante: sceglie te, oltre che per i soldi, perché sa che sei forte e che può vincere nuovamente tutto. Avete letto le parole di Dybala nei giorni scorsi? Ecco, i giocatori erano già convinti, dopo Madrid, che avrebbero potuto vincere la Champions e l’acquisto del campione portoghese ha rinforzato questo sentimento.
Certo, il momento della stagione è diverso, radicalmente, rispetto a marzo-aprile in cui la stanchezza, la tensione, la resistenza stessa degli avversari sono componenti che si fanno sentire, ma è la Juventus che sta esprimendo un calcio di maggiore qualità, decisamente migliore a quello che ha storicamente espresso in questo periodo dell’anno e per tutta la scorso stagione. Perché? La risposta, credo, non può essere cercata solamente nell’innalzamento del tasso tecnico. Per esempio, la presenza di Emre Can e Cancelo permette di avere in campo dei giocatori in grado di “strappare” e superare la linea di pressione avversaria, grazie alle loro qualità atletiche-fisiche e alla abilità, specialmente del portoghese, in conduzione della palla; a loro deve essere aggiunto Bernardeschi, senza dimenticare i nomi di Douglas Costa e Dybala. E questo concetto è testimoniato benissimo da questa azione con l’Udinese:
È una prima delle diverse risposte. La Juventus, come ha affermato lo stesso Allegri a fine partita, riesce a muovere meglio il pallone, con maggiore velocità della circolazione, meno tocchi, molti passaggi in diagonale e “pareti”, alternando il fraseggio corto alla ricerca dell’ampiezza e della profondità. In poche parole, riempie molto meglio il campo e lo usa tutto. La tecnica è alla base di tutto, insieme a una componente quasi mai menzionata, ma essenziale: la tattica individuale, ovvero sia quella capacità di smarcamento, di lettura della situazione e di compiere la scelta giusta, o per usare le parole di Fabio Barcellona “l’esecuzione di un gesto tecnico all’interno di un contesto di gioco e rappresenta quell’insieme di comportamenti che il singolo calciatore adotta per rendere efficace il suo gioco e la sua prestazione tecnica. All’interno del concetto di tattica individuale è presente il processo decisionale che ogni calciatore deve compiere in ogni momento della partita”.
Avere giocatori intelligenti, bravissimi con la palla, è fondamentale per giocare bene a calcio. E diversi calciatori sono migliorati in questo periodo tatticamente e tecnicamente, adeguandosi alla disposizione in campo degli avversari, comprendendo come posizionarsi per aiutare il compagno, eseguendo bene il gesto tecnico e compiendo la scelta più adeguata. Bernardeschi è la dimostrazione dei miglioramenti individuali, ma anche Bentancur, ragazzo che si sta completando e sta aumentando la propria comprensione e conoscenza del calcio, è da tenere sempre monitorato e in grande considerazione.
E poi c’è il collettivo. La Juventus è una squadra che parte dal basso, in perfetto accordo con l’idea di gioco del proprio allenatore, dalla applicazione di principi di gioco e non di schemi. La tattica “collettiva”, movimenti organizzati da parte di due o più giocatori per ottenere quanto prevede la propria organizzazione, è ovviamente collegata a quella individuale, perché la comprensione del movimento necessario, del gesto da eseguire, della scelta da prendere fanno in modo che le istruzioni dell’allenatore non restino meramente dei gesti da ripetere. E quali sono i principi di gioco? Coprire l’ampiezza con due giocatori, creare densità attorno al pallone, attaccare lo spazio libero, muoversi nella profondità, giocare il pallone con velocità e pazienza, senza forzare giocare, per trovare il varco giusto: muovere il blocco avversario, provando a penetrare su un lato o in verticale, per disordinarlo e forzare quei buchi da riempire, sfruttando ance gli uno contro uno sul lato debole.
Un’organizzazione che va oltre il concetto stesso di ruolo, ma che si fonda su quello della posizione: è la zona di campo che deve essere riempita. Per questo si può vedere un Dybala punta, mezzala, ala nell’arco di pochi minuti, o un Cancelo terzino, mezzala, trequartista. La tattica individuale che si sposa con quella collettiva. Ed è la a ragione per cui la Juventus ora è in grado d’esprimere questo calcio. Ed è esattamente quello che è successo a Udine:
Infine, l’organizzazione difensiva. Nel calcio, come nel basket per esempio, come s’attacca ha chiare influenze su come ci si difende (e viceversa). Una Juventus che schiaccia maggiormente gli avversari nella propria trequarti, che prende campo giocando e sfruttando gli strappi dei singoli, deve per forza di cose essere maggiormente aggressiva nelle transizioni. La reattività, l’aggressività, la prontezza degli uomini d’Allegri una volta perso il pallone sono decisamente il miglior modo di difendersi; anche per questo, Mario Mandžukić è fondamentale quando si gioca con le due punte, così come la presenza di centrocampisti come Matuidi, Emre Can, Khedira e Bentancur, a proprio agio nella immediata aggressione, con Bonucci che consente di mantenere alta la squadra. Una Juventus che sta abbandonando le prolungate fasi di difesa posizionale cui eravamo abituati (in cui resta maestra, come visto nel secondo tempo di Valencia), molto più aggressiva sul lato forte, con scalate decise da parte dei terzini e dei centrocampisti, anche a costo di concedere qualcosa di più sulla zona debole. Allegri, nelle ultime partite, ha lasciato da parte il canonico 4-4-2 con il quale la sua squadra si difendeva, presentando spesso una formazione con due punte e un giocatore offensivo: si difende col 4-3, chiedendo agli altri giocatori di pressare alto la costruzione del gioco, bloccando il centro e dirottando gli avversari sulla linea laterale, e di fare densità attorno al pallone anche in zone più basse con almeno uno dei tre. Ed è quello che si visto proprio a Udine:
Leggere gli sviluppi di stagione è sempre complicato. In questo momento, la Juventus è in piena salute, si diverte a giocare, è indirizzata verso un’organizzazione collettiva che premia ed esalta le caratteristiche dei singoli. Deve mantenere e migliorare questo stile di gioco, facendosi trovare ancora più sicura e costante quando si giocherà per vincere la Champions League.