Orgoglio women, le emozioni di Juve – Lione

Quando l’urna della Uefa ha accoppiato le Juventus women con il Lione, la squadra che ha vinto le ultime 5 Champion’s League di fila, il primo sentimento è stato quello di frustrazione e panico per la sfortuna in una competizione che, anche al femminile, sembra non amarci.


Giorno dopo giorno, però, l’ansia è stata sostituita dall’eccitazione, soprattutto quando la Juve ha comunicato che la partita d’andata a Torino si sarebbe giocata all’Allianz Stadium dove le Women avevano un ricordo dolcissimo. Ci voleva proprio un grande palcoscenico per la partita delle partite, per affrontare la squadra più forte del mondo che assomiglia così tanto ad una All Star.

I suoi numeri, d’altro canto, parlano per lei: le 5 champions di fila, le 7 negli ultimi 9 anni (8 le finali), imbattuta in gare ufficiali in Francia ed in Europa per 4 anni consecutivi fino al novembre scorso. Uno squadrone che negli ultimi 10 anni ha, in Europa, concesso 2 reti in 90 minuti solo per 4 volte.

I 180 minuti contro questi “mostri” dovevano farci capire a che punto era arrivata la crescita delle nostre ragazze e quanto gap ci divideva da loro. La bella notizia del recupero record di Lina Hurtig ha solo in parte attenuato la brutta notizia della perdita per la doppia sfida contro le francesi di Sophie Pedersen (covid), una delle imprescindibili di Rita Guarino. Quella giocatrice che proprio all’Allianz aveva deciso la sfida della Première contro la Fiorentina.

E così, il 9 dicembre in questo grande palcoscenico e contro queste campionesse, le Women riescono ancora nell’impresa di sorprendere e tirano fuori una partita clamorosa che fa saltare sul divano tutti noi tifosi. Succede che Hurtig dimostra perché Pia Sundhage, una che di giocatrici di talento ne ha allenate tante, aveva ragione quando anni fa definì Lina come una calciatrice destinata a diventare di caratura mondiale.

Succede che nella partita più importante scende in campo la vera Bonansea ed in quei 90 minuti Arianna Caruso da Ostia fa vedere a tutta Europa (ma un po’ anche al mondo) di che pasta è fatta. Succede soprattutto che le Juventus women giocano da squadra vera e sono uno spettacolo e per quasi 70 minuti mettono davvero paura alle inarrivabili francesi.

La partita (quasi) perfetta non è accompagnata da un risultato positivo perché loro sono, appunto, dei “mostri”: 5 champions di fila non le vinci per caso e, anche nelle difficoltà, hanno risorse infinite. Se neanche un pizzico di fortuna aiuta troppo le bianconere, contro queste non hai proprio scampo.

Questo però passa in secondo piano, perché la prestazione resta e l’Europa ha dato il benvenuto nell’Elitè europea alla creatura plasmata da Stefano Braghin e Rita Guarino. L’immagine più bella della giornata rimane il viso delle ragazze, soprattutto di Valentina Cernoia, che uscendo dal campo avrebbe voglia di rigiocarli ancora quei 90 minuti.

Ci sono sconfitte che valgono delle vittorie ma, se possibile, questa è ancora più preziosa come lo sono stati i 180 minuti la scorsa stagione con il Barcellona. L’intermezzo di campionato vinto in relativa scioltezza contro la Roma, ci ha poi proiettato in meno di una settimana dal magico pomeriggio di Torino alla serata piovosa di Lione. Un’altra partita, un’altra Juve ma soprattutto un altro Lione anche senza il suo capitano Renard, ai box per un affaticamento muscolare.

La Juve ha provato a mettere in campo tutto quello che le rimaneva, cercando l’impossibile, la folle rimonta dal 2-3 di Torino. Dopo i primi 7/8 minuti che sembrano presagire ad un’altra partita sorprendente, il Lione ha iniziato a fare il Lione macinando gioco e regalando giocate individuali e geometrie da Playstation, costringendo la Juve a difendersi più che a offendere.

Più passavano i minuti e più la classe di Marozsan è salita e le bianconere non hanno potuto fare altro che lottare e resistere con le unghie e con i denti, con le poche energie ancora rimaste, ai continui assalti delle lionesi.

Tenere il punteggio in bilico, sull’1-0 per le padrone di casa fino all’87 minuto, è stata una piccolissima consolazione e per noi tifosi quella partita è finita così.

Poco importa se dopo, col morale a terra e allo stremo delle forze psico-fisiche, ne sono arrivati altri due.

L’obiettivo è stato raggiunto. Con lode.

Durante la partita di ritorno Martina Angelini, telecronaca di Sky, ha detto una cosa che secondo me fotografa bene la situazione.

Questa Juve assomiglia molto a quel Lione che tanti anni fa si affacciava nel panorama europeo. Ha organizzazione, competenza, fame e risorse e ci crede. Crede fortemente nel suo progetto al femminile.

Certo il gap comunque rimane ma contro le più brave di tutte Girelli e compagne hanno dimostrato di averlo accorciato oltre le più rosee aspettative. Servono ancora un paio di step per arrivare con continuità a giocare come o meglio di quei primi 70 minuti di Torino, magari aggiungendo ancora qualche giocatrice forte (o più) come Lina Hurtig.

Il sorteggio non ha aiutato ma dal prossimo anno cambierà la formula perché dopo 2 turni di playoff (dove spauracchi come Lione o Barcellona non ci saranno), si potranno raggiungere i gironi come nella champions maschile. Passeranno le prime e le seconde e poi ci sarà la fase finale che condurrà nella primavera del 2024 alla finale di Torino, all’Allianz Stadium. Dall’Allianz alla Allianz, perché no? In fondo con queste ragazze sognare non costa nulla.

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