In questo mese e mezzo la Juventus ha offerto ben poche certezze e si è rivelata, come anche lecito aspettarsi a questo punto della stagione e in questo contesto, in pieno work in progress. Qualche nota lieta, però, è emersa e non può non coincidere con il nome di Alvaro Morata. Lo spagnolo, arrivato tra molti dubbi dettati dall’incapacità di affermarsi ad alti livelli in contesti diversi tra loro e dall’aver visto sfumare Dzeko all’ultimo minuto, sta stupendo (quasi) tutti e facendo ricredere anche i più scettici.
La prima partita di Morata di questo secondo stint in bianconero, in effetti, aveva confermato le perplessità che lo hanno accompagnato: nel match contro la Roma lo spagnolo aveva offerto una prestazione largamente insufficiente andando, in primis, a pestarsi i piedi contro Cristiano Ronaldo e risultando, più in generale, poco incisivo se non addirittura deleterio alla manovra. Solo 25 tocchi in 57 minuti, 8 possessi persi. Sembrava una conferma (l’ennesima, qualcuno potrebbe dire) di un giocatore troppo deficitario in alcuni aspetti del gioco.
A un mese e mezzo quasi di distanza, le prestazioni di Morata, invece, stanno assumendo sempre più rilevanza e importanza: non tanto perché sia tornato ad essere incisivo in campo aperto o in situazioni di gioco a lui congeniali quanto perché sta dimostrando di saper fare cose che non aveva mai datto vedere. E fin qui le ha fatte benissimo.
Andiamo per ordine. In primis, i gol. Morata sta segnando molto. 6 gol in 8 presenze a cui si aggiungono due assist più diverse reti annullate (giustamente) per fuorigioco. Questi numeri restituiscono l’idea di un giocatore coinvolto, presente mentalmente e soprattutto in fiducia. Senza addentrarci troppo in aspetti che non conosciamo, possiamo dire però che abbia dimostrato in carriera di essere un giocatore fragile mentalmente e che tende ad abbattersi quando sorgono difficoltà. La seconda stagione con la Juventus stessa ne è stata un esempio. Il Morata di oggi invece pare un giocatore totalmente rivitalizzato rispetto a quello visto all’Atlético e i gol segnati ne sono una dimostrazione.
Ciò che colpisce e stupisce maggiormente però è la capacità di lavorare per la squadra. Morata non è mai stato un giocatore troppo associativo né tantomeno in grado di proteggere palla spalle alla porta, aspettare i compagni e fare la giocata corretta a seconda della situazione. Generalmente si è sempre esaltato quando ha potuto girarsi verso la porta e partire a testa bassa con tanto campo davanti facendo leva sulle sue eccellenti qualità e doti in progressione (sì, Bayern – Juve fa ancora male). In particolare non ha mai brillato per letture sopraffine col pallone in associazione coi compagni e anche nello stretto, nonostante doti tecniche evidenti, è sempre stato molto pasticcione e poco preciso. Il Morata di adesso invece è un giocatore che innanzitutto vince tanti duelli individuali spalle alla porta con i difensori diventando quindi uno sbocco significativo per la manovra. Quello che avremmo preteso da un Dzeko, in fondo.
È puntuale negli smarcamenti, fornendo sempre una linea di passaggio a Bonucci o ai centrocampisti, ed estremamente efficace nella gestione del pallone spalle alla porta. A dispetto di quanto visto nel primo match contro la Roma, anche la gestione degli spazi con Cristiano Ronaldo sembra non essere troppo un problema ed anzi i due più volte hanno duettato in spazi stretti in maniera funzionale.
Il grafico soprastante relativo alla costruzione e rifinitura evidenzia come Morata sia migliorato sensibilmente sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. In cinque voci lo spagnolo fa registrare numeri doppi o quasi rispetto alla stagione precedente: Morata è maggiormente coinvolto e maggiormente coinvolge i compagni.
Anche il contesto evidentemente si sta dimostrando a lui gradito: la ricerca maggiore della verticalità è senza dubbio funzionale alle caratteristiche di un giocatore che negli spazi estremamente ingolfati soffre e che con metri di campo a disposizione si esalta.
Morata, quindi, sta diventando pian piano una certezza. Che lo sia definitivamente forse è ancora presto dirlo come è presto dire che si possa prendere la Juventus sulle spalle. Di certo però, in un ambiente a cui è legato e in un contesto a lui più congeniale, Morata sta dimostrando di potere essere funzionale alla manovra e non un corpo estraneo grazie a un arsenale di giocate che poche volte aveva fatto vedere in carriera.