La Juventus si è assicurata le prestazioni sportive di Mattia Perin, che passa in bianconero per circa 12 milioni di euro; ne prenderà 2.5 netti all’anno. Che tipo di portiere è, come gioca, e cosa farne.
[mks_dropcap style=”square” size=”62″ bg_color=”#E6E6E6″ txt_color=”#111111″]Q[/mks_dropcap]uando la Juventus acquistò Wojciech Tomasz Szczęsny (qui la nostra scheda dell’anno scorso), era chiaro a tutti che il polacco avrebbe accettato un ruolo da comprimario per poter poi raccogliere lo scettro quando il re si fosse fatto da parte. Quello che non sapevamo era il modo in cui la società intendesse riempire la casella del secondo portiere, dato che il numero 12 dell’anno scorso è scalato in prima posizione adesso. C’erano un paio di soluzioni logiche a questo problema: 1) promuovere Emil Audero a secondo, cogliendo due piccioni con una fava dato che il giovane italo-indonesiano è anche un CTP (Club-Trained Player se vivete ancora nel 2015); 2) prelevare un portiere affidabile, possibilmente abituato ad essere la riserva di un giovane più quotato. Uno Storari, insomma. La Juventus ha scelto la terza via, che poi è quella della continuità rispetto alla situazione anormale dell’anno scorso: puntare su un portiere che farebbe il titolare praticamente ovunque in Serie A, confidando in un sano dualismo tra i pali. A scanso di equivoci, è opinione dello scrivente (ma anche della redazione) che sarà senz’altro Szczęsny il titolare, così come era scontato che facesse la riserva l’anno scorso. Si tratta sia di una questione di rispetto, che soprattutto – e molto più pragmaticamente – di valore tecnico. Ma possiamo tutti star certi che il minutaggio di Perin sarà molto più ampio di quello di un semplice dodicesimo uomo, anche in campionato.
Mattia Perin è un classe ‘92, normolineo di 188 cm per 77 kg, e a 26 anni è pronto per la sfida di una grande squadra. Era rimasto fagocitato nel maelstrom degli “eredi di Buffon”, e sia l’esplosione di Donnarumma che l’incredibile longevità del portierone bianconero gli hanno tarpato le ali che l’avrebbero portato verso una fulgida carriera; in più un doppio terribile infortunio ha messo un deciso freno al suo pieno sviluppo. Adesso invece, complice l’involuzione del primo e l’uscita di scena del secondo, è pronto a prendersi la scena in Nazionale. Perin è un portiere che fa dell’esplosività la sua caratteristica principale: è un giocatore esuberante, “guascone” (parole sue) e molto proattivo, e queste caratteristiche si riflettono nel modo di stare in campo. L’identikit di Perin non può dunque prescindere dal primo aspetto che salta agli occhi guardandolo: l’attacco della palla. È un portiere estremamente proattivo e coraggioso, e non si fa problemi a mettere braccia, spalle e corpo a difesa della porta. L’attacco della palla è diventato una caratteristica importantissima nel giudizio su un portiere, e questo è dovuto senz’altro all’evoluzione del calcio verso irreali standard ipercinetici dove le situazioni statiche sono sempre più secondarie. Perin riesce a leggere l’azione prima ancora dell’attaccante avversario, e capire prima di lui quando ci sarà lo spazio per una conclusione: questo lo porta spesso a privilegiare una posizione più avanzata e una postura più “sulle punte” e osa tranquillamente lasciare la linea di tuffo per aumentare il proprio volume, mettere pressione all’avversario, e scegliere lui quando l’attaccante tirerà. Conseguentemente, Perin eccelle nelle uscite basse, aiutato anche da una grande elasticità muscolare che gli permette di allungare benissimo il corpo e ad uscire anche al di là di ogni ragionevole attesa sui tuffi laterali.
Iperestensione e attacco palla tra le gambe dell’attaccante. Tutto Perin in due parate ravvicinate.
Perin ha ottimi riflessi, che gli permettono di sfoderare parate da urlo. In ragione del fisico asciutto e non eccessivamente alto, è velocissimo nell’andare a terra “spalmandosi” sulla linea di tuffo. Scende giù gradualmente e non con tutto il peso del corpo, sia per non pesare eccessivamente sulla spalla – o peggio sul gomito – sia per assecondare la grande abilità nell’allungare corpo e arti. In questi frangenti è opportuno notare come lo sguardo non vaghi mai oltre il pallone: Perin non ha bisogno di controllare la linea d’impatto, perché è consapevole della propria posizione e postura e si fida dei propri mezzi.
A terra in un amen e occhi sempre sulla palla. Mr Fantastic.
Il neo-acquisto bianconero ha una spiccata preferenza per un ruolo proattivo. Come accennato più sopra, non è insolito abbandonare la propria linea di porta o anche quella di tuffo per salire a dare fastidio all’attaccante. Esce dalla comfort zone, ma è lui a farlo, non è costretto dallo sviluppo dell’azione e non lo subisce mai: è lui a cambiare ilk contesto. È un portiere sorprendentemente efficace nell’1vs1, proprio perché preferisce il caos fuori dalla porta alle parate scolastiche.
Qui si mangia Lukaku, prima di tutto psicologicamente, perché a dispetto di quanto possa apparire, tra i due è lui quello in controllo: il momento in cui è lui a prendere controllo dell’azione è quello rapidissimo in cui si rialza da terra.
La tecnica di bloccaggio invece potrebbe beneficiare di qualche correttivo. Perin non è solito bloccare la sfera, e preferisce distintamente le prese al corpo rispetto ad un bloccaggio aperto di fronte al viso. Questa è una scelta caratteristica che fa anche su tiri ad altezza intermedia, preferendo il “saltello” per aggiustare l’altezza del tiro e portare la sfera verso lo stomaco che non rischiare di metterci le mani. Non ama bloccare, se non quando il pallone è veramente sulla figura, ed è peraltro prono all’utilizzo dei pugni. Sui tiri da fuori, preferisce deviare via il pallone con le mani aperte, ma è una scelta spesso controproducente.
Possiede un’ottima linea di tuffo e fa leva sulla grande elasticità di cui sopra per coprire tutto lo specchio della porta (anche al di là di quello che ci si potrebbe aspettare da un portiere un filino più basso della media odierna).
La tecnica di spinta invece non si sposa con l’ottima postura e con la grande estensione; in effetti sembra patire una spinta non ottimale con il piede di riferimento tanto che spesso gli “rimane sotto” provocando una torsione del busto sotto la spinta dell’altro piede che lo porta a sua volta a finire il tuffo laterale con il petto a terra, riducendo così la distanza potenziale da coprire.
Non una respinta sicura, né tanto meno efficace.
Perin non ha un gioco con i piedi molto sicuro, ma non è neanche povero nel fondamentale. Pecca un po’ di precisione nella distribuzione lunga, ma non si può dire che sia tra i peggiori del campionato. Semplicemente non è un suo tratto distintivo.
Sotto il profilo psicologico Perin è un portiere dal carattere forte, leader vecchio stampo che non esitata a sgridare la propria difesa dopo ogni intervento. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che deve volerci una forza psicologica incredibile per uscire dal doppio infortunio – rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro nel 2016, identico al ginocchio destro nel 2017. Quanto giocato quest’anno è evidentemente stato considerato un lasso di tempo sufficiente acché gli osservatori bianconeri valutassero il suo recupero, ma sarebbe veramente un peccato se un portiere di grande esplosività pagasse nella sua caratteristica migliore a causa degli infortuni.
Bisogna anche annotare un’ultima incognita che forse esula dall’aspetto tecnico: Perin è un portiere abituato ad essere titolare, è ancora da registrare come dodicesimo uomo. Non sappiamo come reagirà alla panchina, né come e con quali motivazioni entrerà in campo quando chiamato in causa. Ciò che sappiamo però è che tenere Perin come secondo portiere è un lusso che nessun’altra squadra di Serie A può permettersi.
GIUDIZIO DELL’AUTORE SULLE ABILITA’ ATTUALI
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REDAZIONOMETRO
(quanto la redazione vorrebbe lo acquistassimo tenendo in considerazione costi, necessità della rosa e potenzialità del giocatore)