L’uomo della terra 5 – Dybala, le plusvalenze e il disegno tecnico

L’estate. Il periodo dell’anno in cui essere l’allenatore della Juventus non è il mestiere più logorante nel piccolo universo del calcio italiano. No, in questi mesi, e Pavel Nedved e Fabio Paratici lo stanno scoprendo sulla propria pelle, essere i responsabili del calciomercato juventini deve essere una esperienza di vita in cui vivi a mille e te ne devi fottere delle reazioni istintive e talvolta anche offensive (vedere alla voce “commenti di tifosi sotto post social della Juventus”).

Il mercato juventino è al centro delle attenzioni in questi giorni. Molti si stanno domandando cosa stanno combinando i due dirigenti, quali piani hanno, perché si muovono così. E una risposta da dare nessuno di noi non la può avere con certezza. L’unica è che la Juventus ha necessità di dare ossigeno al proprio bilancio realizzando delle plusvalenze per sostenere il notevole aumento dei costi dopo l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Ok, e questo lo sappiamo, ma i giovani con cui finanziare il bilancio sono pressoché terminati e in più ci sono i giocatori che non fanno più parte del progetto tecnico da vendere: cosa si fa?

La riposta che l’operato della dirigenza sembra suggerire è questa: vendere chi ha mercato, vendere chi non ti ha convinto totalmente. E quindi Cancelo (“quel fenomeno di Cancelo”) è finito al centro delle trattative di mercato da almeno due mesi e sta andando al Manchester City; Dybala, che è stato il perno commerciale pre CR7, è stato prima a un passo da Manchester United e ora no; Kean  è stato ceduto all’Everton e la plusvalenza è stata incassata. La verità nella sua banalità consiste nella relativa facilità con cui si vendono i giocatori giovani, mentre è impresa ardua cedere quelli con una gran carriera alle spalle ma pochi anni ancora da giocare. Quindi, la Juventus, che ha l’esigenza di dover piazzare dei giocatori esclusi dai piani, dovrebbe smetterla di rinnovare a cifre elevate contratti a giocatori con la data di scadenza superata o prossima: aver rinnovato il contratto di Khedira è stata una follia (e ora dovrai liberarlo a zero con buonuscita), come come è stato un errore fare lo stesso con Mandzukic se tu società non lo ritieni fondamentale ma scegli di continuare con lui per volontà del tecnico.

Anche la gestione della trattativa Dybala lascia qualche dubbio. Personalmente ritengo Paulo un giocatore che non è esploso, che si è involuto nelle ultime due stagioni anche per responsabilità sue. Non è un mistero come sia stato ripreso pubblicamente da Nedved nel dicembre 2017 e richiamato a una gestione più professionista della propria vita da atleta; non è un mistero come questo richiamo sia rimasto pressoché inascoltato e come diversi si siano lamentati per l’intensità dei suoi allenamenti. Non sono nemmeno misteriosi gli errori clamorosi commessi da Dybala negli ultimi anni nella gestione commerciale della sua professione con le pessime conseguenze legali ed economiche. Anche in questa trattativa col ManU emergono tutti i suoi limiti professionali –  trattativa che è vera, credetemi, perché la Juventus a smentire una notizia non vera ci mette 5 secondi – si fa rappresentare da un amico di famiglia che vende auto e non da un superprocuratore, uno dei quali paghi, e pure tanto, per gestire al meglio i tuoi affari. In caso di permanenza sarà poi complicato un rapporto che si è incrinato: se tu credi in un giocatore non lo metti sul mercato per fare cassa, è un tuo intoccabile, vendi altri.

Dybala quindi è stato messo sul mercato. E col ManU si profilava (si profila?) la possibilità di registrare per entrambi i club plusvalenze e di sistemare giocatori non più centrali. Come ha illustrato molto bene il plenipotenziario, Lukaku non è affatto quello scarpone maledetto dipinto dagli esperti di tutti i campionati, anzi è un ottimo centravanti e se dovesse andare all’Inter lo dimostrerebbe, ma non è il giocatore funzionale per il gioco di Sarri, mentre Dybala potrebbe esserlo. Perché allora voler prendere Lukaku? Perché è un giocatore che piace? Perché è un’opportunità?

La realtà come spesso succede è molto più immediata, banale di quanto poi andiamo a ricostruire. La Juventus è una società che compete con le top mondiali, senza avere il fatturato delle rivali. Come è possibile arrivare a questo? Col lavoro sul campo, certo, ma non basta. Per avere una rosa all’altezza delle avversarie la dirigenza deve realizzare sui 100 milioni di euro annui di plusvalenze. Questo fino a quando i ricavi commerciali non saranno esplosi e non lo avranno fatto in maniera definitiva. Ed è una creatura che continua ad alimentarsi: per avere una rosa competitiva devi aumentare i costi, per sostenere i costi devono crescere i ricavi e realizzare le plusvalenze. Esattamente quanto sta succedendo oggi alla Juventus: è arrivato De Ligt per 75 milioni con ingaggio cospicuo, Ramsey e Rabiot che viaggiano su stipendi considerevoli, Danilo non arriverebbe gratis (anzi), così come Demiral non è costato noccioline. Quindi, plusvalenze per sostenere i costi: via Spinazzola, via Kean, Dybala sul mercato, Cancelo in procinto d’andare. Capite tutti perfettamente quale sia la caratteristica in comune: giocatori giovani e giovanissimi, con costo annuo relativamente modesto, plusvalenze che camminano, calciatori che non hanno totalmente convinto e sui quali non si punta. 

La logica è questa. Ed è comprensibile. È un dato di fatto. Quello che mi lascia dubbi sono altri aspetti. Per vendere bene devi saper comprare bene. Quindi, gli investimenti notevoli per giocatori over 28-29 anni devono avvenire per dei fuoriclasse nei loro ruoli perché poi diventano un peso e non riesci a venderli senza buonuscita. Lo stesso identico discorso vale per i rinnovi. Quando si acquista, soprattutto, si dovrebbe osservare e rispettare le esigenze del campo. Cosa serve all’allenatore? Cosa manca alla Juventus? È un discorso che si faceva per Allegri e vale lo stesso per Sarri. Perché comprare un attaccante che ha tutte le caratteristiche per non essere funzionale al gioco dell’allenatore? Questi sono errori che la dirigenza ha commesso nel passato, quando si sono acquistati giocatori di valore e di ottimo status, ma che rappresentavano delle opportunità. Matuidi è stato un’opportunità di mercato, lo stesso Mandzukic lo è stato. Alla rosa attuale non servono opportunità ma investimenti mirati: non ci sono per esempio centrocampisti abili a segnare inserendosi – con quelli a disposizione, eccetto Ramsey, rischi di essere troppo piatto -, così come gli esterni non garantiscono un bottino di reti. Io, personalmente, sacrificherei anche Dybala, Rugani e Cancelo, ma prenderei un centrocampista di livello assoluto e un centravanti più idoneo al gioco di Sarri e che veda la porta.

Tutti questi dubbi e tutte queste speranze sono legittime, ma basta partire dalla realtà dei fatti. A fine mercato vedremo quale sarà stato il piano seguito da Paratici e Nedved e io mi auguro di vedere un disegno in cui si sono seguite le esigenze del campo e dell’allenatore, acquistando anche giocatori che possano non rappresentare un peso per il futuro.

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