Allenatore UEFA A e responsabile dell’area di Match Analysis presso la FIGC, ha appena 37 anni ed è stato in federazione per 10 anni. Durante la sua esperienza in FIGC è stato anche docente ai corsi di Coverciano.
Antonio Gagliardi è di Bassano del Grappa, ha 37 anni e per oltre 10 anni è stato nello staff tecnico della Nazionale Italiana di calcio. Prima del suo recente approdo alla Juventus, ricopriva il ruolo di responsabile dell’area di Match Analysis presso la FIGC coordinando un gruppo di 8 analisti al servizio delle 13 nazionali. All’interno del settore tecnico della FIGC è stato docente ai corsi di Coverciano, dedicando gli ultimi anni anche all’insegnamento nello specifico e innovativo corso per Match Analyst organizzato dalla FIGC. Il suo curriculum di tutto rispetto conta anche il patentino di allenatore UEFA A.
Gli inizi
Inizia da giovane allenatore amatoriale a interessarsi di video analisi e raccolta dati nei primi anni 2000, entrando nel mondo del calcio attraverso SICS. Passa i primi anni della sua carriera a coordinare un gruppo di lavoro che forniva analisi a varie squadre di serie A, visto che ai tempi la figura non era ancora prevista all’interno degli staff tecnici dei team di Serie A. Successivamente passa a Opta Italia, dove si avvicina ad un utilizzo dei dati di stampo più anglosassone, ricoprendo lo stesso ruolo; nel 2008 lavora come video analista per la Nazionale Italiana di Roberto Donadoni a Euro 2008. Nel corso dei suoi primi anni collabora anche con Cesare Prandelli, prima al Parma e poi alla Fiorentina e nel 2010 entra a far parte del suo staff azzurro come responsabile della Match Analysis. Nonostante l’addio di Prandelli, Gagliardi rimane in federazione diventando un punto di riferimento tanto per lo staff tecnico quanto per quello docente.
Il suo ruolo in nazionale
Per anni è stato Match Analyst, ruolo che lui stesso descrive in questa intervista di Soccerment, come un tattico che si interfaccia con lo staff tecnico per proporre video analisi, pezzi selezionati di qualche decina di secondi di particolari situazioni di gioco, e analisi di dati statistici da sottoporre in maniera filtrata e sintetica allo staff tecnico o agli stessi giocatori. Una figura quest’ultima tipica dei paesi del sud Europa e molto diversa da quella dei paesi del Nord in cui il ruolo di Data Analyst è ricoperto da professionisti del settore con lauree specifiche in matematica, statistica o data management. La sua visione è che anche in Italia, club già avanti come Juventus e Inter, si affideranno sempre più ai Data Analyst in senso stretto con figure che facciano da collante e rendano la quantità notevole di materiale statistico fruibile allo staff tecnico e agli stessi giocatori.
La necessità e l’utilizzo dei dati
Gagliardi sottolinea quanto sia importante l’utilizzo dell’occhio umano e l’esperienza degli allenatori, capaci a loro modo di vedere e leggere le situazioni di gioco. Al tempo stesso, pensa che l’uso dello strumento tecnologico, come l’analisi video e l’uso dei dati, sia un forte miglioramento per rafforzare le convinzioni, quantificare determinate situazioni di gioco ed estrarre anche in situazioni di contesto favorevole quello che non è andato bene in determinate fasi della partita, in determinate zone del campo ed in determinati intervalli di tempo. Un’analisi disaggregata dei dati permette di avere una visione più lucida di quello che è avvenuto in campo ed aiutano ad analizzare in maniera selettiva le situazioni di gioco che vengono allenate durante la settimana. Ad un allenatore non verranno dunque sottoposti tutti i tipi di dati a disposizione, ma su sua richiesta, quelli proprio alla sua filosofia di gioco.
Il lavoro in Federazione: indice di pericolosità e passaggio chiave
In FIGC insieme a Maurizio Viscidi ha contribuito a implementare delle metriche specifiche che dessero evidenza oggettiva della prestazione fornita andando al di là del mero risultato della partita. Nelle varie interviste concesse a Soccerment, SICS e il Terzo Uomo, Gagliardi cita spesso due parametri: l’indice di pericolosità e il passaggio chiave. Sulla falsa riga degli xG (expected gol), l’indice di pericolosità cerca di fornire una metrica oggettiva di quanto una squadra produca o subisca nel corso di una partita. L’indice di pericolosità non tiene conto solo dei tiri e della loro probabilità che si trasformino in un gol, ma anche di tutto un insieme di indicatori offensivi, come cross, calci d’angolo, big chance, etc, che rendono una maggiore idea di quello che è la produzione offensiva o la sofferenza difensiva di una squadra.
La sua definizione di passaggio chiave invece è ben diversa da quella a cui si fa riferimento spesso e che usualmente lo indica come key pass ovvero un assist che non si è tramutato in un gol. La metrica identificata da Viscidi e Gagliardi come passaggio chiave è invece il passaggio progressivo che rompe una linea di pressione avversaria, un passaggio altamente proficuo che permette di risalire il campo e che può trovare tra i suoi migliori esecutori non soltanto rifinitori ma anche difensori e centrocampisti non spiccatamente offensivi. Gagliardi cita Kroos tra i migliori al mondo in questo fondamentale, e Bonucci tra i migliori in nazionale. Quello del passaggio chiave, secondo Gagliardi è una metrica utile a individuare tipologie di giocatori specifici e molto importanti nello sviluppo del gioco.
L’importanza della prestazione e il lavoro dell’allenatore
Citando Klopp, Gagliardi fa riferimento a quella che deve essere secondo lui la missione di un allenatore, vincere con una proposta di gioco riconoscibile e che sia anche spettacolare, in modo che una partita non si riduca al mero risultato, altrimenti basterebbe aspettare il risultato con un SMS. Identifica il ruolo e il lavoro di un allenatore da area ad area e su quello pensa che un allenatore debba essere giudicato, perché all’interno dell’area, sono poi i giocatori a fare la differenza, gli attaccanti nel segnare una rete e i difensori nell’impedirlo. Gagliardi sottolinea, infine, come il giudizio della prestazione debba prevalere su quello basato sul risultato, la prestazione garantisce il rendimento sul lungo periodo, perché il risultato può essere episodico, la prestazione è frutto di un lavoro continuo e costante e se ripetuta nel tempo porta a collezionare più risultati.
L’inserimento nello staff di Pirlo
Antonio Gagliardi è stato selezionato da Andrea Pirlo per ricoprire il ruolo di collaboratore di campo, non si occuperà di Match Analysis nel senso stretto, settore che rimane di competenza di Riccardo Scirea e del suo staff, ma entrerà più a stretto contatto con situazioni tattiche e farà da collegamento tra lo staff tecnico e lo staff di Analyst. La sua visione dello sviluppo di gioco è abbastanza chiara, un calcio propositivo ed efficace. Andrea Pirlo, nei suoi trascorsi in nazionale e nel suo anno di frequentazione durante il corso UEFA Pro, ha avuto certamente modo di apprezzare l’uomo e le sue idee calcistiche e lo ha fortemente voluto con sé in questa nuova avventura.