Abbiamo chiesto ai membri della redazione di indicare un nome da associare a questo scudetto.
Lo scudetto di Andrea Agnelli
di Michele Tossani
Dell’ottavo scudetto consecutivo della Juve verrà detto e scritto di tutto. Mi permetto solo di aggiungere una cosa: non ci si deve mai stancare di vincere uno scudetto. È vero, il sogno è e deve rimanere la Champions, ma quando il tifoso va al bar e al lavoro, la mattina incontra milanisti, interisti, napoletani. Non tifosi del Real Madrid o del Barcellona. Primeggiare nel torneo nazionale non è mai banale e non deve essere considerato né superfluo né una ovvietà. Ogni anno tutte le squadre partono da zero punti; arrivare primi oggi, ieri e forse anche domani è sempre una conquista e una cosa bella che permette al tifoso bianconero di vivere gioiosamente la propria settimana. Il merito di questo titolo va suddiviso fra tutti coloro che hanno contribuito alla sua conquista, ma è innegabile che se si dovesse indicare un nome da associare al titolo, direi che questo è lo scudetto di Andrea Agnelli. Perché è impossibile non sottolinearne la visione, la gestione e le capacità di scelta degli uomini cui delegare le cariche più rappresentative. Questo è il titolo che corona un lavoro straordinario fatto nel riportare la Juve ai vertici del calcio italiano dopo le macerie della B. Ed è largamente merito di Andrea Agnelli
Lo scudetto di Wojciech Szczęsny
di Andrea Lapegna
Mi piacerebbe partire dall’inizio per narrare di questo scudetto, e quindi dal nostro numero uno. Perché se il primo anno senza Buffon è stato avvertito solo emotivamente e non sul campo, è tutto merito suo. Szczęsny ha coperto il vuoto più ingombrante della storia del ruolo con una naturalezza ed un’efficacia passate troppo spesso sotto silenzio. Ha ultimato un processo di maturazione tecnica e psicologica che era cominciato con lo sbarco in Italia, alla corte di Savorani. Oggi, questo processo può dirsi completato e ha consegnato alla Juventus uno dei migliori portieri al mondo.
Dal punto di vista tecnico ha ulteriormente affinato il proprio spettro di abilità, incluse quelle meno banali come il gioco con i piedi. Si è sempre distinto per parate tanto spettacolari quanto efficaci, con una pulizia tecnica da far invidia a portieri molto più reclamati. Si è calato alla perfezione in un ruolo che lo chiama ad essere sollecitato poco ma in maniera spesso decisiva; non si è mai tirato indietro, specialmente nei momenti più importanti, come ad esempio negli interventi decisivi contro l’Atlético o contro l’Ajax in Champions League. Parla un italiano perfetto, perché secondo lui l’elemento principale del portiere è una corretta comunicazione con i propri difensori. Chapeau, Tek, perché questo scudetto è anche e soprattutto tuo.
Lo scudetto di Moise Kean
di Elena Chiara Mitrani
Questo per me è lo scudetto di Moise Kean, perché il suo contributo è arrivato solo alla fine ma le occasioni che ha saputo cogliere durante l’ultimo mese ci hanno permesso di scoprire che la Juventus ha in casa un tesoro e deve tenerselo stretto.
Diciamo la verità: quando alla squadra più forte d’Italia aggiungi Ronaldo la competizione svanisce del tutto, e i tifosi bianconeri si aspettavano di vincere questo campionato da prima che iniziasse. Ma aver avuto la possibilità di far giocare Kean, anche grazie al fatto che la lotta scudetto fosse già chiusa, è stata un’opportunità imperdibile per il giovane attaccante e un motivo in più per i tifosi di seguire partite altrimenti povere di interesse. I gol sono arrivati e i movimenti sono quelli giusti. Mi piacerebbe che questo scudetto – che sarà poco acclamato perché ritenuto “scontato” – sia ricordato come l’anno in cui è salito alle luci della ribalta un giocatore destinato a dare tanto alla Juventus e alla nazionale.
Lo scudetto di Rodrigo Bentancur
di Luca Rossi
In un campionato che non è pressoché mai stato in discussione ho fatto fatica personalmente a trovare un uomo a cui associare l’immagine di questo ottavo scudetto consecutivo portato in bacheca. Riflettendoci più approfonditamente mi sono venute in mente le splendide partite giocate a inizio stagione da Rodrigo Bentancur. Il “Lolo”, complice gli infortuni di inizio anno di Khedira e Emre Can, è stato titolare inamovibile nella Juventus splendida e dominatrice che abbiamo visto nel primo terzo di stagione ed è esploso fornendo prestazioni di eccellente qualità sotto ogni punto di vista. La fluidità tattica, il controllo degli spazi e il possesso sapiente del pallone sono passati senza dubbio dai piedi e dalla testa di un giocatore tecnico e intelligente. Già nella stagione scorsa Bentancur aveva fatto intravedere le sue qualità che però non avevano trovato la continuità necessaria a causa di una concorrenza ancora serrata. Quest’anno, al netto di una seconda parte di stagione in diminuendo (come tutta la squadra, in verità) l’uruguaiano ha dimostrato di poter essere uno dei perni di un top team se ne vengono assecondate le qualità. Ah, è un 1997. Not bad.