A stagione ormai effettivamente conclusa mentre quella successiva appare talmente vicina da faticare a individuarne i confini, è tempo comunque di bilanci. Oggi tiriamo le somme dell’annata di Adrien Rabiot le cui prestazioni hanno assunto una virata netta tra il pre-covid e il post-covid.
Il francese, dopo un pre-campionato in cui è stato protagonista, nella prima parte di stagione, quantomeno sotto il profilo del minutaggio, è stato relegato a un ruolo marginale nei primi mesi. Il bottino dopo 15 giornate contava 7 presenze di cui solo due dall’inizio con la prima titolarità giunta soltanto alla quinta giornata contro il Brescia. Nei match importanti (Atletico Madrid in trasferta, Inter a San Siro, Napoli e Lazio) gli è sempre stato preferito Matuidi il quale ha dimostrato fin da subito elevata intelligenza calcistica nell’interpretare correttamente il ruolo sul lato di Cristiano Ronaldo, seppur con limiti tecnici evidenti e noti. D’altro canto le prestazioni di Rabiot nella prima parte di stagione sono state tendenzialmente insufficienti sotto molteplici aspetti. Dal punto di vista fisico è sembrato patire ancora enormemente i lunghi mesi di inattività vissuti prima dell’accasamento a Torino a cui sì è accompagnata molto spesso una scarsa intensità mentale, a tratti anche irritante, all’interno dei match. Si è rivelato molto spesso spaesato nei movimenti senza palla e anche col pallone tra i piedi, eccetto qualche giocata degna di nota e qualche progressione, non ha offerto un contributo particolarmente positivo. In particolare è risultata evidente la sua poca capacità di incidere nell’ultimo terzo di campo sia in rifinitura sia nella gestione del pallone tra i piedi nello stretto. Le statistiche sono effettivamente impietose: 1 gol e 1 assist in tutta la stagione, una media di 0,7 circa key pass a partita.
La situazione sembra mutare nei primi mesi del 2020 a partire dai quarti di finale di Coppa Italia, contro la Roma, quando viene schierato per la prima volta dall’inizio il centrocampo Bentancur, Pjanić e Rabiot. Le due mezz’ali infatti sembrano garantire il necessario combinato di dinamismo e tecnica per poter esprimere al meglio di gioco di Sarri tramite una rapida circolazione del pallone. Rabiot inoltre, così come Bentancur, offre un’alternativa in fase di costruzione dell’azione garantendo quindi sempre il “doppio play” accanto a Pjanić. Questo sistema però non vince la prova della continuità poiché nelle settimane successive la Juventus alterna prestazioni buone ad altre pessime e il francese non fa altro che seguire passivamente questo trend senza offrire il contributo che sarebbe lecito aspettarsi da un grande centrocampista. Il percorso negativo raggiunge l’apice nella disastrosa prestazione contro il Lione nella gara di andata degli ottavi di Champions League in cui Rabiot è stato pressoché nullo in rifinitura, piatto nel palleggio ,in perenne attesa del pallone tra i piedi riuscendo a gettare alle ortiche anche un paio di occasioni in contropiede.
Pausa. Quarantena. Ripresa. Rabiot 2.0. Il giocatore infatti che abbiamo potuto osservare in quest’ultimo mese e mezzo di pallone è sembrato un giocatore totalmente rivitalizzato rispetto a quello visto in precedenza. Finalmente è apparso dominante fisicamente e atleticamente come nei duelli individuali sia difensivi che offensivi su lunga distanza. Il francese in queste partite è stato scintillante sotto due punti di vista: i break palla al piede che hanno spesso spezzato in due la squadra avversaria e che hanno permesso alla Juventus di avere un giocatore in grado di strappare (e di segnare contro il Milan); l’intensità nei movimenti senza palla con i quali Rabiot si è fatto trovare coi tempi giusti tra le linee in piena integrazione coi meccanismi del gioco di Sarri.
Il francese è stato spesso uno dei migliori in campo e la sua fisicità è diventata indispensabile in un periodo in cui la Juventus non ha brillato. Infatti contro Udinese, Lazio, Atalanta e Torino Rabiot è stato il secondo giocatore bianconero per chilometri percorsi dietro l’instancabile Bentancur e contro la Sampdoria, in assenza dell’uruguaiano, si è aggiudicato la medaglia d’oro.
E quindi chi è Rabiot?
Questa stagione nella sua complessità e unicità lascia perplessi su Rabiot il cui giudizio probabilmente non può essere definitivo ma richiede qualche riserva. Abbiamo assistito a una prima parte di stagione pienamente insufficiente e ad una seconda parte post-Covid di alto livello. È servito che Rabiot entrasse in condizione per poter esprimere il proprio potenziale oppure il francese ha avuto vita facile in questi mesi grazie alla condizione atletica non ottimale di avversari e compagni? La verità probabilmente sta un po’ nel mezzo ma è di maggior rilievo capire che tipo di giocatore ci abbia restituito questa stagione perché quest’annata, al netto del rendimento, ha fornito molte indicazioni su cosa Rabiot sia in grado di fare e cosa no. Rabiot non è un giocatore in grado incidere nell’ultimo terzo di campo, e anche la seconda brillante parte di stagione lo ha confermato. Sebbene si sia mosso con grande intelligenza trovando spesso tempi e spazi corretti per ricevere tra le linee, la gestione del pallone in zone congestionate è ancora troppo deficitaria anche per via della totale assenza del piede destro nel suo gioco. Il francese è un giocatore monopiede che necessita sempre di orientarsi per giocare col piede sinistro e nel suo arsenale non possiede l’imbucata verticale per mandare l’attaccante in porta.
Il grafico soprastante evidenzia nel confronto tra Rabiot (in verde)e Bentancur (in blu) come l’uruguaiano stesso, al quale si richiede da mezz’ala di migliorare nell’ultimo terzo di campo, disponga di un rendimento migliore in termini di assist per 90 min, expected assist per 90 min e key pass per 90 minuti. Il francese tende a sbagliare molte scelte in situazione di 3 vs 3 o 2 vs 2, come in questo caso contro la Sampdoria.
Anche da un punto di vista realizzativo il francese ha confermato di non essere un centrocampista goleador sebbene nelle ultime uscite abbia tentato qualche tiro dai 25/30 metri.
In fase di possesso può fornire progressioni e strappi palla al piede nonché supporto in fase di costruzione della squadra in aiuto al play davanti alla difesa. Tra le linee però non è il giocatore da cui aspettarsi la giocata decisiva nell’ultimo terzo di campo, e questo deve essere ovviamente considerato qualora la Juventus voglia investire sul mercato in quella casella considerando Bentancur e Arthur gli altri due componenti del centrocampo a 3. Se però Rabiot è quello visto effettivamente nell’ultimo mese e mezzo atleticamente, allora è un giocatore che può dare intensità di cui questa squadra ha senza dubbio bisogno.
Intensità che si è evidenziata in fase di non possesso anche con recuperi in avanti degni di nota e accorciamenti puntuali per tempistiche. Nel match contro la Sampdoria è stato autore di 4 intercetti di cui un paio in avanti che potenzialmente potevano generare una transizione positiva molto pericolosa.
In definitiva, Rabiot, al netto dei limiti evidenziati, non è il profilo perfetto per quella casella a centrocampo ma per intensità potrebbe tornare utile anche nella prossima stagione. E questa, forse, è una sorpresa.