Nicolò Rovella è nato il 4 dicembre del 2001 a Segrate, comune di circa 36mila abitanti che sorge nella città metropolitana di Milano, ad est rispetto al centro cittadino. Nonostante una struttura non dominante e benché fosse di fatto quasi un 2002, il ragazzo ha mostrato sin da piccolissimo grande attitudine al calcio, tanto da muovere i suoi primi passi in uno dei settori giovanili più importanti della Lombardia: quello dell’Accademia Inter.
Proprio in Nerazzurro si toglierà la prima grande soddisfazione della sua carriera giovanile, andando a vincere l’importante Gothia Cup in Svezia, ovvero il più importante torneo giovanile dedicato alle società dilettanti che esista al mondo. Completata la sua formazione nell’attività di base di uno dei 13 Centri di Formazione che Inter ha lungo lo stivale, Nicolò ha disputato anche l’annata coi Giovanissimi in Nerazzurro, prima di passare ad un altro storico settore giovanile dilettante milanese: quello dell’Alcione. Proprio qui Rovella si è fatto apprezzare da molti scout di club professionistici, convincendo quelli del Genoa a puntare su di lui dopo le prestazioni messe in mostra alla Nike Cup.
Infatti, come raccontato da Giancarlo Corbetta – attuale D.S. degli Arancioni – in un’intervista esclusiva a TuttoJuve, “si mise particolarmente in luce in un torneo organizzato in Portogallo, dove fu all’altezza dei più blasonati pari età che giocavano in squadre di livello come il Benfica, poi si guadagnò la convocazione per la nazionale dilettanti. A settembre del 2015 il Genoa fu la prima società a mostrare interesse e l’affare si concluse a dicembre, tre mesi dopo. Una volta raggiunto un accordo di massima con i liguri altre società come Juventus ed Inter cercarono di inserirsi ma senza successo, perché la nostra correttezza e quella della sua famiglia ci portarono a rispettare la parola data ai Rossoblù”, dove si è trasferito definitivamente nell’estate del 2017.
Figlio d’arte – suo papà Paolo giocò in Serie D, sua madre praticò invece a pallanuoto ad alto livello – Nicolò si è subito ambientato a Genova, tanto da vincere l’importante torneo Carlin’s Boys a Sanremo nel 2017, venendo per altro eletto miglior giocatore della competizione.
L’estate seguente ha fatto parte della spedizione Azzurra che vinse l’argento agli Europei under 17 del 2018 in Inghilterra. Qui Nicolò era solo un rincalzo, ma ha dato comunque il suo piccolo contributo alla causa. Mister Nunziata puntava infatti su un centrocampo composto prevalentemente da Gyabuaa, Leone e Greco, con Fagioli e Riccardi a sostegno dell’unica punta Vergani. In questo scacchiere lui e Samuele Ricci, oggi titolare all’Empoli, erano appunto i due giocatori destinati a dare ricambio ai titolari (Rovella, così, ha messo incascina un totale di 119 minuti distribuiti su quattro apparizioni, tutte da subentrante).
Dopo aver giocato nove gare con l’under 18 e dieci con la 19, Nicolò Rovella ha esordito in under 21 lo scorso 12 novembre contro l’Islanda, “bissando” la titolarità nel match successivo di qualificazione agli Europei contro Lussemburgo, prendendo in entrambi i casi in mano le redini della squadra.
Per quanto concerne la sua esperienza da professionista, l’esordio assoluto arrivò il 3 dicembre del 2019 in Coppa Italia, quando è subentrato all’ex juventino Cassata nel corso di un match contro l’Ascoli. Il 21 dello stesso mese ha fatto invece il suo esordio in Serie A, addirittura alla Scala del Calcio: il Giuseppe Meazza di Milano.
La sua prima da titolare nel nostro massimo campionato l’ha giocata invece nel corso del ritorno del match con i Nerazzurri, disputato – causa Covid – lo scorso 25 luglio. In questa stagione il ragazzo, seguito dalla GrSports, ha giocato sette volte in campionato più un tempo in Coppa Italia, per un totale di 574 minuti di gioco.
Capacità coordinative e condizionali
La struttura fisica non era, non è e verosimilmente mai sarà il punto di forza di Nicolò Rovella, alto 179 centimetri per 70 chili di peso. Un aspetto, questo, che quasi inevitabilmente non gli concede nemmeno grandi doti per quello che riguarda la forza, esplosiva o massimale che sia.
Di contro il ragazzo ha buona agilità e ottima capacità di reazione, è forte nell’orientamento sia in campo che del proprio corpo rispetto alla palla ed all’azione, mostrando buona propriocezione. Bravo nell’anticipazione motoria, discreto per rapidità anche se non particolarmente veloce, in possesso di una certa capacità di trasformazione che gli permette di fare cambi di direzione piuttosto repentini, oltre che di una buona differenziazione motoria, ha nelle corde anche un grande dinamismo.
Insomma, non è sicuramente l’aspetto fisico-atletico a rendere Rovella un giocatore appetito oggi da molti club. Ma per quello che riguarda l’aspetto condizionale, sicuramente alcune doti di rilievo si notano…!
Qualità tecniche
L’aspetto del gioco che rende l’ex Alcione un giocatore interessante ad alto livello è sicuramente la sua capacità di gestione della sfera. Nicolò, infatti, ha da sempre mostrato un certo grado di coinvolgimento nel gioco, oltre che una discreta sapienza nell’armeggiare col pallone.
Come dimostra questo grafico, elaborato dai ragazzi di Total Football Analysis, già nel corso della sua ultima stagione in Primavera Rovella eccelleva per quanto riguardava i passaggi: era il calciatore che ne faceva di più (64,85 ogni 90 minuti), quello che faceva più passaggi progressivi (13,83 su 90) oltre che quello che faceva più filtranti (2,58 a partita). Insomma, a livello di under 19 era un vero maestro del gioco, catalizzatore di buona parte dei palloni giocati dai giovani Grifoni oltre che un sapiente direttore d’orchestra.
Chiaramente la cosa in prima squadra non poteva ripetersi uguale, tanto più a soli 19 anni, ma il segratese ha comunque saputo da subito mostrare di che pasta è fatto anche in Serie A. I suoi numeri attuali ci dicono infatti che effettua 55,31 passaggi ogni novanta minuti (quindi ne ha persi solo una decina rispetto alla sua ultima esperienza giovanile), per altro in una squadra che è la quattordicesima per numero di passaggi effettuati a partita (425,1, il 13% dei quali fatti proprio da Rovella, nei 90 minuti in cui gioca). 23 di questi sono tra l’altro effettuati nella metà campo avversaria, con una accuratezza pari a quella della media degli altri centrocampisti centrali; è invece per precisione nei passaggi nella propria metà (92,7%) e nei lanci (57,6%) che ottiene risultati migliori rispetto ai suoi pari ruolo.
Sono per altro convinto, nel vederlo giocare, che sia un giocatore che ha il potenziale per arrivare tranquillamente a toccare e gestire molti più palloni di quanto non stia facendo oggi. Altro dato molto interessante è quello che riguarda il numero di possessi persi ogni novanta minuti: solo 10,2 contro i 12,7 medi, sintomo dell’intelligenza, dell’attenzione e della sagacia che il mediano milanese sa mettere in campo. In più il ragazzo è in possesso di una buona capacità di calcio, qualità che può renderlo pericoloso da calcio piazzato, in particolar modo quando si trova a battere punizioni ed angoli alla ricerca dei propri compagni all’interno dell’area.
Qualità tattiche
Una delle qualità più spiccate di Nicolò Rovella è sicuramente la sua capacità di smarcamento. Trottolino sempre in movimento, ha una innata bravura nel cercare lo spazio giusto per farsi consegnare il pallone. Che sia a sostegno o a supporto, il regista genoano ha questa grande abilità nell’andarsi a ritagliare lo spazio ove farsi scaricare il pallone dai propri compagni di squadra. Le sue letture lo aiutano anche in fase di non possesso: discreto schermo davanti alla difesa, sa marcare preventivamente gli avversari e giocare d’intercetto, oltre ad avere una buona scelta di tempo quando porta un tackle. Cosa questa che nel corso del campionato in svolgimento è avvenuta efficacemente 2,21 volte ogni 90 minuti, ovvero 0,23 volte più del “centrocampista centrale medio”.
In fase di possesso, oltre ad avere tempi di gioco ed una buona capacità di vedere i corridoi in cui imbucare il pallone, mostra anche una predisposizione al dribbling: il 71,4% dei suoi tentativi in questa Serie A sono infatti riusciti, contro una media del 65,2% dei suoi pariruolo. Questa qualità gli permette di “scappare” da situazioni intricate, accollandosi qualche rischio ma spesso riuscendo anche a liberarsi della pressione avversaria in maniera efficace.
Per quanto riguarda la capacità di anticipo, Nicolò difetta nel gioco aereo (fa circa la metà dei duelli aerei dei suoi pari ruolo e ne vince solo il 37,5%) mentre si trova più a suo agio con gli anticipi bassi, che grazie al suo mix di lettura del gioco, anticipazione motoria, reattività, dinamismo ed agilità sono sicuramente più nelle sue corde. A livello di ruoli in cui può giocare, il suo preferito è sicuramente quello di centrale di un centrocampo a tre, ma grazie all’intelligenza ed al dinamismo di cui dispone sa anche disimpegnarsi in una mediana a due, così come eventualmente da mezz’ala.
Chiaro che, da questo punto di vista, pecca un po’ sotto il profilo realizzativo. Un motivo ulteriore che dovrebbe spingere i suoi mister – oltre che a lavorare nel provare a migliorare questo aspetto – ad utilizzarlo come centrale che cucia il gioco.
Qualità mentali
Uno degli aspetti del gioco di Rovella che colpiscono di più quando lo si vede giocare è sicuramente relativo alla sua capacità di proporsi per ricevere palla, una caratteristica dalla quale si evince la personalità del ragazzo.
Questo suo aspetto non lo si è potuto notare solo a livello giovanile, quando come detto toccava un gran numero di palloni e non aveva paura né di distribuire il gioco né di saltare linee di pressione avversarie con iniziative personali, ma già anche nelle sue poche presenze in prima squadra. Se lo avete visto giocare anche in una sola occasione ve ne sarete certamente accorti: quando non è in possesso di palla Nicolò cerca sempre lo spazio migliore per farsela dare, e si rivolge continuamente ai compagni chiedendo gli venga giocata palla sui piedi.
Come se non bastasse la personalità dell’ex Alcione non emerge solo nella sua volontà di giocare il pallone, ma anche nel suo continuo ed indefesso tentativo di dirigere il gioco, anche quando questo non passa dai suoi piedi. Non è infatti insolito vederlo dare indicazioni ai compagni, che gioco forza in prima squadra sono puntualmente più grandi di lui, per cercare di facilitarne la gestione della sfera.
Tra le righe, nel vederlo giocare, sembra anche disporre di una certa predisposizione alla leadership, innata. Un aspetto su cui lui e gli allenatori che lo gestiranno in carriera dovranno sicuramente lavorare, ma che ben tratteggia un ulteriore pezzo della personalità di un ragazzo che a doti calcistiche interessanti sembra per fortuna abbinare anche una testa non da meno.
Debolezze
Come ho detto prima, le sue possibili debolezze principali risiedono indubbiamente nelle sue peculiarità fisiche e, quasi di conseguenza, nelle sue capacità nel gioco aereo. Non ha misure propriamente ridotte, ma come detto la sua struttura è comunque modesta ed il tutto, unito ad una forza fisica relativa, lo mette inevitabilmente in situazione di svantaggio nei confronti di avversari nerboruti o con una costituzione più importante. Inoltre è appunto abbastanza deficitario nel gioco aereo, cosa che sicuramente per un mediano può entro certi termini pesare. Basti pensare che il Barcellona piazzò Busquets centralmente, anche per questo motivo, relegando Xavi ad una posizione più defilata di mezz’ala. Ovvio però che questo, come tutti, è un aspetto su cui si può lavorare. Non tanto e non solo per migliorare questo aspetto, ma anche per cercare delle “alternative” nel proprio gioco che rendano meno problematico il fatto di avere questo tipo di difficoltà.
Del resto proprio alla Juventus, si concretizzasse il trasferimento, troverebbe un certo Andrea Pirlo, ovvero un altro centrale di centrocampo che ha giocato tutta una carriera ad altissimo livello nonostante qualche limite strutturale e nel gioco aereo!
Valutazione generale
Nicolò Rovella è sicuramente uno dei giocatori italiani più interessanti che il nostro calcio può proporre in questi anni. La sua crescita negli ultimi ventiquattro mesi è stata davvero eccezionale: in Nazionale under 17 giocò, come abbiamo visto, un Europeo da alternativa ai titolari, in particolar modo a quel Leone che proprio nel settore giovanile della Juventus è cresciuto. Poi però Rovella, che del resto fino ad un annetto prima giocava ancora in un contesto dilettantistico, ha saputo alzare il proprio livello di gioco in maniera davvero importante. Premetto che non seguivo il campionato Allievi Nazionali quell’anno, essendo concentrato per lavoro su altre categorie, ma avendo visto tutte le gare degli Azzurrini a quell’Europeo posso dire che anche io, in quel momento, gli avrei preferito Leone (ma anche l’empolese Ricci, altro panchinaro assieme a Nicolò). E quando vedi crescite di questo genere non ci si può che togliere il cappello, perché significa che il giocatore ha qualità, talento, margine e soprattutto che è rimasto mentalizzato su ciò che doveva fare.
In questo momento in Serie A non ci sono molti giovani centrocampisti, anche non italiani, che possano giocarsela con il ragazzo di Segrate. Le sue prospettive a mio avviso sono interessanti. Per quanto sia in parte diverso, trovo non abbia un potenziale inferiore a quello di un giocatore che l’anno scorso era però molto più reclamizzato di quanto non sia ad oggi Rovella: Sandrino Tonali. Spesso nella mia società, per descrivere a chi non lo conosce un calciatore che abbiamo osservato, utilizziamo i paragoni. Non in chiave “X è o può diventare forte come Y”, quanto “X ricorda Y come stile di gioco”. Purtroppo in questo caso il paragone che mi viene da fare aiuterà poco o nulla la maggior parte di chi leggerà questo articolo, perché il giocatore più simile a Rovella che mi sovviene è un altro ragazzo passato dall’Alcione (ed oggi alla Pro Sesto): il 2003 Alessandro Latini.
Alla Juventus
Di per sé l’ex Accademia Inter ed Alcione ha il contratto in scadenza a giugno, ed a parametro zero lo comprerei fossi davvero in QUALSIASI società, Real Madrid compreso. Questo non tanto perché Rovella possa arrivare a competere per un posto da titolare in quello che è il club più blasonato del mondo, quanto perché se non gli devi pagare il cartellino puoi tranquillamente andare a dargli anche un milioncino di stipendio o qualcosa in più. Del resto già il giorno dopo la sua firma varrebbe diversi milioni di euro, e quindi sarebbe un affare dai margini abbastanza sicuri per più o meno chiunque. Questo discorso ovviamente acquista ancor di più senso per un club italiano, che può avere un interesse specifico nel mantenere almeno una certa componente “autoctona” nella propria rosa. E poco cambia anche nel momento in cui la Juventus, nello specifico, dovesse imbastire un’operazione da 10 milioni di euro, in cui quasi sicuramente farebbe rientrare qualche cessione che oltre a far rientrare una parte dell’esborso garantirebbe anche una plusvalenza utile al bilancio.
Insomma, a queste condizioni per me sarebbe un grande sì, anche perché male che vada ne ammortizzi il costo per due o tre anni e poi ti pappi l’ulteriore plusvalenza piazzandolo altrove, posto che non mi aspetto (a meno di gestione tecnica scellerata nel frattempo) possa finire a giocare sotto la Serie A.
In questo momento trovo che difficilmente alla Juventus il ragazzo potrebbe trovare spazio, anche se in ottica futura, qualora le cose non dovessero essere sistemate (ovvero se la qualità media del reparto non dovesse essere alzata drasticamente), perlomeno il ruolo di rimpiazzo Nicolò potrebbe anche provare ad ottenerlo. E chissà, nel caso magari anche qualcosa in più. Oggi come oggi, quindi, se fossi nella Juventus penserei bene di cercargli una sistemazione diversa. Ho sentito qualcuno vaticinare di under 23, che sarebbe però un insulto per un ragazzo che già oggi potrebbe fare la differenza in B, e che ha già comunque dimostrato di poter tenere il campo in Serie A.
Qualche dubbio l’ho anche in relazione alla questione relativa all’eventualità di lasciarlo al Genoa: un po’ perché nelle ultime sei di campionato prima della sosta ha giocato solo due volte, di cui una da titolare ed una subentrando ad un quarto d’ora dal termine; un po’ perché il Grifone, si sa, a gennaio compie sempre delle mini-rivoluzioni, e chissà come ne potrebbe uscire la posizione del ragazzo – per altro nel caso già ceduto e quindi con meno interesse della società a valorizzarlo – al termine di uno dei classici tourbillon invernali in salsa Rossoblù.
Se proprio volete saperlo, una squadra in cui lo vedrei bene è il Sassuolo di De Zerbi, che sono convinto con lui potrebbe fare un lavoro di valorizzazione un po’ sulla scorta di quanto già fatto con un altro centrocampista lombardo, Manuel Locatelli (sebbene i due giocatori non siano l’uno la fotocopia dell’altro). Chiaro che oggi come oggi partirebbe sicuramente dietro allo stesso ex-regista del Milan, oltre che a Maxime Lopez, ma con un prestito di almeno 18 mesi, che preveda chiaramente qualche meccanismo premiante per la società Neroverde (che sarebbe così stimolata a valorizzare il ragazzo), sono convinto che Nicolò potrebbe imparare molto, crescere tanto e magari, chissà, anche prendersi il posto da titolare qualora l’anno venturo lo stesso Locatelli dovesse accasarsi altrove.