Gianluca Scamacca è nato a Fidene, Municipio Roma III, il primo gennaio del 1999. Vista la struttura importante, sin da tenerissima età inizia a giocare a basket. I primi calci li tira in borgata, tra strada ed oratorio, per poi passare alla scuola calcio del Delle Vittorie, dove gioca assieme ad un ragazzo con cui percorrerà un bel pezzo di crescita: Davide Frattesi, come lui oggi di proprietà del Sassuolo ma oggi in prestito a Monza.
Lasciata “casa”, inizia un lungo peregrinare che già solo a livello di settore giovanile lo porta a vestire diverse maglie. Dopo un provino andato a buon fine veste la maglia della Cisco Roma, da cui dopo un grande torneo giocato a Tor Bella Monaca lo preleva la Lazio. Qui gioca per tre anni, andandosene nel luglio 2014: dopo essere diventato capocannoniere al tornei “Niki”, organizzato dalla Vigor Perconti, la Roma si fa avanti e lui, romanista di sangue, compie il “grande tradimento” e si trasferisce in Giallorosso.
Qui trova un grande mentore in Roberto Muzzi e vince un campionato, quello dei Giovanissimi Nazionali, deciso proprio da lui: prima il gol vittoria al Milan (che in porta schierava un certo Donnarumma) in semifinale, poi quello decisivo, alla Juventus (in cui giocarono Tripaldelli, oggi riserva a Cagliari, ed un certo Kean) in semifinale.
Bruno Conti, responsabile del settore giovanile della Roma, vorrebbe promuoverlo direttamente in Primavera, ma Gianluca opta per una nuova avventura: a gennaio 2015 compie infatti 16 anni e, secondo i regolamenti FIFA, può lasciare l’Italia. Il suo procuratore dell’epoca, Dario Paolillo, trova l’accordo con il PSV Eindhoven – facendolo diventare il primo italiano a vestire quella maglia – che paga un parametro di indennità, non avendo il giocatore ancora un contratto da professionista, e lo porta in Olanda.
Appena sbarcato nel paese dei tulipani lo cerca anche il Manchester United, ma i Boeren non lo vogliono fare partire subito. Così ad Eindhoven resta due anni giusti, in cui fa lavoro specifico da centravanti con una leggenda come Ruud van Nistelrooy, per poi fare rientro in Italia, firmando il 31 gennaio 2017 con il Sassuolo (che lo paga 600mila euro), che trascina subito alla vittoria di quello che ad ora è il primo ed unico Torneo di Viareggio della società Neroverde.
Nella prima metà della stagione successiva scende in campo tre volte con la prima squadra, esordendo quindi in Serie A, prima di passare sei mesi in prestito alla Cremonese in B, dove firmerà il suo primo gol tra i professionisti contro il Palermo.
L’annata successiva non è più fortunata: Scamacca torna in Olanda, questa volta in prestito al PEC Zwolle, ma trova poco spazio e nel mercato di riparazione rientra in Emilia, dove non vedrà comunque il campo con più continuità.
Così, la stagione scorsa decide di tornare in B, questa volta ad Ascoli, dove le cose vanno un pochino meglio: 13 gol tra campionato (9) e Coppa Italia (4) più un assist a referto, il tutto in 2.468 minuti di gioco (per una contribuzione ogni 176 minuti).
L’estate scorsa, ancora chiuso da Ciccio Caputo in Emilia, l’ennesimo prestito della sua giovane carriera, questa volta in Serie A: ad aprirgli le porte della prima squadra è il Genoa, ed il ragazzo parte bene. Tra ottobre e novembre segna 6 gol e mette a referto 1 assist in 7 gare (di cui una gioca per 27 minuti ed un’altra per 73), poi però di fatto si ferma lì, tanto che nelle ultime settimane ha di fatto perso il posto da titolare.
In Azzurro è sin qui stato protagonista con tutte le nostre rappresentative nazionali, dall’Under 15 alla 21. In tutto ha disputato sino ad oggi ben 76 gare per un totale di 4.799 minuti conditi da 34 gol e 13 assist, per una contribuzione ogni 102 minuti.
Si è laureato vicecampione Europeo under 19 nel 2018, quando un suo gol (ed una doppietta di Moise Kean) non bastò per battere i pari età portoghesi nella finale dell’OmaSP Stadion di Seinäjoki, in Finlandia.
Successivamente ha contribuito al raggiungimento del quarto posto al Mondiale Under 20 del 2019, quando segnò un grande gol in semifinale contro l’Ucraina (poi campionessa del mondo) ingiustamente – a mio avviso – annullato dall’arbitro dopo aver consultato il VAR. Per intenderci, quel quarto posto resta ad oggi il miglior risultato mai raggiunto dall’Italia ad un Mondiale Under 20.
Infine, è stato uno dei protagonisti della qualificazione al prossimo Europeo Under 21. Con i suoi 6 gol è risultato il miglior marcatore degli Azzurrini davanti ad attaccanti come Kean, Cutrone e Pinamonti.
Capacità coordinative e condizionali
La prima volta che lo vidi giocare fu con l’Under 16 Azzurra, cui era aggregato da sotto età (anche se nascendo qualche ora prima sarebbe stato un classe 1998 a tutti gli effetti!). Giocava in attacco assieme a Patrick Cutrone ed era nettamente il giocatore più fisicato in campo.
Ecco, proprio la struttura è indubbiamente una qualità che balza subito all’occhio quando si vede giocare Gianluca Scamacca: il ragazzo è infatti alto ben 195 centimetri, lungo i quali si distribuiscono 85 chili di peso. Dimensioni davvero notevoli, che ne definiscono le possibilità di impatto in campo. Nonostante questo, paradossalmente, Scamacca non mette in mostra grandissima forza fisica. Da un ragazzo con quella struttura ti aspetteresti il dominio assoluto nei duelli corpo a corpo contro la stragrande maggioranza degli avversari, cosa che invece non succede.
La qual cosa comunque non mi stupisce troppo: è abbastanza normale che ragazzi di vent’anni, pur strutturati, non esprimano una forza massimale dominante. E, paradossalmente, potremmo anche vederla come una cosa positiva: significa che il ragazzo ha una predisposizione naturale importante, ma anche margini di crescita dal punto di vista fisico.
Con quelle misure, ovviamente, Scamacca non ha grandi doti in velocità o rapidità, mentre risulta interessante l’elasticità di cui è in possesso. Da un punto di vista coordinativo non sono disprezzabili le sue capacità di anticipazione motoria e di destrezza fine (soprattutto, ancora una volta, in relazione a quelle che sono le sue misure).
Qualità tecniche
Un altro paradosso di Gianluca Scamacca riguarda proprio le qualità tecniche. Non solo non è particolarmente forte fisicamente, ma non lo è nemmeno nel gioco aereo. E, sempre continuando coi paradossi, è più dotato tecnicamente di quanto non sia abile di testa!
Non vedeteci un novello Bierhoff in lui, insomma.
Si tratta invece di un ragazzo con un’ottima capacità di controllare la sfera. Non solo nel senso che sa come si stoppa un pallone, ma proprio nel senso che sa accarezzarlo, ammansirlo, ammaestrarlo. Una volta che ha la palla tra i piedi, infatti, mette in mostra una grande qualità nel tocco e non è raro vederlo gestire palla anche di suola, più come un rifinitore che non come una punta.
Buona è anche la sua capacità di guida e non va disdegnata nemmeno l’abilità nel calciare il pallone, su cui deve comunque lavorare, in particolar modo dalla media distanza. In questo fondamentale non raggiunge i livelli di definizione di Mario Balotelli, ma sicuramente in qualche modo lo ricorda: fino a qualche anno fa era praticamente impensabile vedere centravanti con fisici da corazzieri essere così fini tiratori, ma da questo punto di vista Scamacca è sicuramente giocatore evoluto e si inserisce nel solco degli attaccanti moderni che non puntano tutto sulla struttura ma completano il proprio gioco con doti tecniche – appunto – significative.
Un po’ come i lunghi nel basket che non sgomitano più solo sotto canestro, ma sono sempre più letali anche da oltre l’arco.
Un altro aspetto in cui spicca, sempre dal punto di vista della sua capacità di trattare il pallone, è il fatto che svariando tanto – come vedremo nel prossimo paragrafo – si trova a “fare” molto gioco, cosa che gli riesce a corrente alternata. Ma quando gli riesce bene è proprio perché a delle idee giuste aggiunge la capacità tecnica di imbucare il pallone con un filtrante, un tocco sotto, un cambio di campo. Malgrado sia 195×85, quando colpisce il pallone ha la capacità e la sensibilità per tagliarlo, sia con l’interno che con l’esterno del piede.
Altro aspetto tecnico da sottolineare con decisione è sicuramente la sua capacità di giocare di prima. Scamacca ama – anche questo lo vedremo nel prossimo capitolo – giocare d’incontro, e nel farlo si diletta, spesso efficacemente, nell’effettuare sponde sia di piede che di petto verso i propri compagni.
Ci sono due giocate che secondo il mio parere ben dimostrano questa sua grande capacità di giostrare fuori area e di mandare in porta i compagni con un tocco. La prima risale all’estate del 2019, quando al Mondiale Under 20 nel match contro il Messico riceve una palla verticale sulla trequarti che gioca d’incontro, attirando il diretto marcatore e deflettando il pallone col petto in direzione dell’amico Frattesi, che si inserirà per calciare – in rete – dal limite.
La seconda giocata esemplificativa di questa sua qualità risale invece ad un recente match di qualificazione all’Europeo under 21 vinto dagli Azzurrini contro la Svezia, quando lanciò Raspadori in gol: palla dentro al limite per lui, tacco di prima per il compagno a rimorchio e strada spianata per la rete del momentaneo 3 a 1.
Paradossalmente quindi, come detto, è il colpo di testa un fondamentale in cui difetta. Questo perché nonostante l’altezza, che ovviamente lo fa partire avvantaggiato contro la maggior parte degli avversari, non sembra avere proprio l’attitudine, più che la capacità tecnica, per dominare il gioco aereo. Questo è un problema che sembra riguardare la disposizione innata di un ragazzo che a dispetto dei centimetri si sente più portato e prova evidentemente più piacere nel giocare la palla di piede che non con la testa.
Va da sé, quindi, che non deve stupire il fatto che in questa stagione abbia dato vita a 5,61 duelli aerei ogni novanta minuti (comunque meno dell’attaccante medio che viaggia a 6,74) né il fatto che ne abbia vinti solo il 51,1%. Ad esempio, per dare un riferimento, Morata viaggia ad un 62,5% di efficacia, mentre un attaccante specialista come Pavoletti si spinge fino al 66,7% di riuscita.
Va comunque detto che in questo fondamentale Scamacca sembra in crescita: come ci ricorda il database di Soccerment, infatti, in carriera tra i professionisti viaggia ad una media totale di 4,6 duelli per novanta minuti con una percentuale di successo del 46,8% (per dare un riferimento, Pavoletti sta a 12,3 e 58,9%). Entrambi gli indici sono dunque in crescita.
Per quanto riguarda la protezione della palla, il ragazzo di borgata Fidene ama giocarla nello stretto ma non ha, inevitabilmente, l’agilità e la rapidità di un Jadon Sancho, per dirne uno. In questo senso dovrà quindi lavorare molto affinché l’uso del proprio corpo possa essere prodromico ad una più efficace difesa del possesso, un aspetto che in un giocatore con le sue caratteristiche dovrebbe risultare tra i tratti fondanti del suo gioco.
Qualità tattiche
Gianluca Scamacca può essere definito “centravanti”?
La realtà è che questa parola non descrive in maniera compiuta il tipo di giocatore che è il ragazzo di borgata Fidene. Se parliamo di posizione in campo, infatti, possiamo dire che sì, Scamacca è anche un centravanti. Ma non solo.
Come ben dimostrato dalla sua heatmap ricavata da SofaScore, infatti, l’attaccante titolare dell’Under 21 Azzurra non si limita a giocare al centro dell’attacco in maniera statica ma svaria su tutto il fronte offensivo, in particolar modo occupando per il largo, in maniera quasi uniforme, la zona di trequarti.
Certo, questa cosa sicuramente sarà anche dovuta al fatto che sia stato il Genoa stesso a chiedere al ragazzo di Roma un lavoro di questo genere, ma io che come detto lo vidi giocare per la prima volta circa sette anni or sono posso assicurarvi che ci mette del suo.
Scamacca, insomma, può sicuramente occupare la posizione di centravanti, ma con le sue caratteristiche ed inclinazioni. Se volete un uomo che riempia costantemente l’area di rigore, questo il succo del discorso, probabilmente lo state cercando nel posto sbagliato.
Proprio questa sua costante volontà di giocare d’incontro lo rende un giocatore che può occupare anche la posizione di seconda punta e, quasi, si direbbe che in certe situazioni tende a farsi carico dei compiti che spetterebbero ad un trequartista più che ad un attaccante.
Ovviamente questo tipo di inclinazioni naturali vanno considerate ed in un certo qual modo assecondate, perché provare a mettere ogni calciatore a proprio agio e possibilmente nelle condizioni migliori per provare a rendere è importante per ogni club ed ogni allenatore.
Con un però: un attaccante, inevitabilmente, se vuole giocare ad alto livello deve segnare. Ipotizzando anche che nel crescere Scamacca non si specializzi nel ruolo del centravanti, per quanto di manovra, preferendo appunto quello di seconda punta, per poter giocare con continuità a livelli importanti dovrebbe comunque puntare a diventare un calciatore da almeno quindici o più gol stagionali.
Attenzione, però: il fatto che Scamacca ami muoversi molto, giocare d’incontro, toccare tantissimi palloni tra la metà campo e l’area avversaria, non significa che non sappia farsi valere anche oltre la linea che delimita lo spazio in cui il portiere può usare le mani. Certo, in questo senso il corazziere di borgata Fidene deve crescere e smaliziarsi ancora parecchio, ma non si tratta di un giocatore che in area si trova completamente come un pesce fuor d’acqua.
Negli ultimi 15 metri, ad esempio, non ha (o non ha ancora raggiunto) la capacità di muoversi, leggere gli spazi ed aggredire le aree propizie che ha Cutrone, ma comunque è bene che le difese avversarie non gli lascino troppi metri perché il ragazzo sa fare male.
Non avendo un grande spunto in velocità non è ovviamente un giocatore che tenta moltissimi dribbling. Come detto tende a giocare palla più nello stretto, con controllo e destrezza fine, ed è ovvio che in quelle situazioni, per quanto tu sia bravo, o ti chiami Zidane o non puoi pensare di competere con i migliori dribblatori che ci sono in circolazione.
Secondo il database di Fbref ne ha tentati solo 8, riuscendo però a portarne a termine efficacemente 6 di questi, un buon 75% del totale. Chiaro, i numeri come detto sono piccoli, ma diciamo che nelle condizioni giuste il ragazzo sa sicuramente eludere gli avversari.
Qualità mentali
Se guardando un calciatore, dalla tv o dal campo che sia, si può scorgere in maniera diciamo abbastanza semplice quali siano le sue peculiarità tecnico-tattiche, lo stesso non si può dire per quelle mentali, troppo celate per essere altrettanto evidenti ad uno sguardo così superficiale.
Di sicuro posso dire che Scamacca è un ragazzo di cui ho sempre sentito parlare non bene da questo punto di vista, ma come dicevo nel pezzo sulla prestazione di Fagioli in Coppa Italia questa è in realtà una cosa che ormai si sente dire di “tutti” i talenti italiani.
Sembra un po’ una sorta di “al lupo al lupo” cui poi inevitabilmente finisci per non credere un granché.
Quindi ecco che non posso dire nulla da questo punto di vista, se non che ai tempi delle Nazionali under lui e Kean vennero sconvocati perché avevano combinato una qualche marachella.
Posso invece dire che la sensazione che ho avuto spesso nel vederlo giocare è in primis che lui stesso non si renda conto di quanto ampio sia il suo potenziale. E che purtroppo trasmette l’impressione di essere un giocatore che se riesce a stare mentalizzato sulla gara può veramente essere un elemento cruciale, ma in generale sembra avere una certa tendenza a “staccarsi” dai match.
Proprio questo – ma ripeto è più che altro una sensazione – sembra essere quel limite che, a fronte di un potenziale così importante, non gli ha ancora permesso di fare il definitivo salto di qualità.
Debolezze
Insomma, credo che abbiate già capito quali possano essere, ad oggi, le debolezze del ragazzo di borgata Fidene. Un giocatore che, come sa chi mi segue sui miei profili social (Facebook, Twitter, Instagram, YouTube e TikTok principalmente), adoro perché vedo in lui potenzialità da lustrarsi gli occhi, certo. Ma non per questo posso mentirvi ed analizzare in maniera non lucida ed intellettualmente onesta le sue qualità così come i suoi difetti. E allora riassumiamole queste fragilità del suo gioco.
A fare da contraltare ad una struttura già ragguardevole c’è una forza massimale non ancora adeguata a dominare gli avversari, cosa che quando sei 195 per 85 dovrebbe venirti abbastanza naturale.
Ma questo, mi ripeto, in un certo senso è anche una cosa cui guardare con speranza e positività: se già oggi è un giocatore che sa incidere, che ha dei colpi importanti, figuriamoci cosa potrebbe diventare se riuscisse a crescere opportunamente da questo punto di vista. La sensazione che si ha, per altro, è proprio quella che con un lavoro di potenziamento muscolare appropriato la forza massimale possa crescere e raggiungere livelli ragguardevoli.
Oltre a dover lavorare sulla forza, Scamacca dovrà continuare a farlo anche sull’utilizzo del corpo. E’ un reato capitale avere una struttura simile e non riuscire a trarne il meglio.
Un dato che in questo senso è abbastanza significativo riguarda il numero di passaggi a lui destinati in questo scampolo di stagione, 389, rapportato a quelli che ha saputo fare propri, 221: si tratta solo del 56,8% delle ricezioni, un dato parecchio più basso di quello di Morata (69,1%), ad esempio, per non dire di Cristiano Ronaldo (77,4%) e molto più in linea con quello di Pavoletti (51%).
Ovviamente questo dato può essere influenzato dalla tipologia di passaggi di cui i calciatori diventano destinatari, perché ad esempio continui lanci dalla difesa o cross nel traffico sono ovviamente molto più complicati da fare propri rispetto a degli appoggi in surplace da due metri. Come abbiamo visto, comunque, Scamacca è un giocatore che gioca moltissimo in zona trequarti (vi ha giocato circa 300 palloni, contro i 36 toccati nell’area avversaria) e quindi dovrà lavorare su questo aspetto.
Implementare un diverso e migliore uso del corpo dovrà essere fatto anche nell’ottica di migliorare la sua capacità nel gioco aereo. Il problema non è tanto la tecnica con cui impatta il pallone, ma proprio l’attitudine con cui lo fa.
L’idea che mi viene è quella di Buffon: quando esordì aveva la capacità di “attaccare il pallone” come pochi. Ecco, quella, al di là della capacità tecnica sottesa alla possibilità di effettuare un intervento del genere, era in primis attitudine a quel gesto. La stessa che, con le dovute differenze del caso, mi sembra difetti un po’ nel caso di Scamacca.
Inevitabilmente, quindi, dovrà aumentare il proprio apporto in zona gol. Banale dire che sia un aspetto fondamentale sul quale si deve concentrare un attaccante che voglia disimpegnarsi ad alto livello.
Più di tutto, comunque, dovrà lavorare molto sull’aspetto mentale. Ha bisogno di capire le sue possibilità e di trovare continuità di rendimento. Solo questo “scatto” lo potrà portare là dove il suo talento meriterebbe di spingerlo.
Valutazione generale
Spero che con questa scheda da più di 23mila caratteri io abbia spiegato abbastanza bene pregi e difetti, prospettive e parziale incompiutezza di questo ragazzo di ormai 22 anni.
La mia valutazione del giocatore è quindi abbastanza semplice da tracciare, per tirare un sunto alla situazione: il giocatore ha un potenziale veramente veramente importante, ma deve scattargli quel “clic” che lo porti a dare il meglio di sé con continuità.
Questa compilation pubblicata da Tiago Estêvão è abbastanza esemplificativo di ciò che sappia fare quando è “collegato” al match.
Se sta bene ed è in partita, se si smalizia ed inizia a trovare la rete con più continuità, allora potremo arrivare a parlare di un giocatore d’alto livello.
Tenendo in considerazione una questione non secondaria: giocatori con le sue caratteristiche fisiche difficilmente arrivano a rendere al top già a 22 anni, questo a prescindere dalla questione “mentale”.
Alla Juventus
Il discorso da fare, in primis, è: quanto spazio troverebbe a Torino?
Ovvio che un giocatore simile, con il livello di gioco che ha raggiunto sino ad ora, non si trasferirebbe in Bianconero per fare il titolare. Per cui in primis i dirigenti devono decidere se abbia senso prendere un ragazzo di 22 anni che sta iniziando a trovare poco spazio a Genova per dargliene ancora meno a Torino.
In secondo luogo, la questione tecnica. Chiaro che Scamacca oggi non valga nessuno degli altri attaccanti juventini, vero anche però che ha delle prospettive interessanti su cui lavorare.
E, da un punto di vista tattico, potrebbe sposarsi con tutti. Perché come detto volendo il gigante di Fidene può fare sia la prima che la seconda punta, sia provare a riempire l’area che giocare d’incontro sulla trequarti.
Ad esempio, quindi, messo là davanti con Ronaldo potrebbe fare movimento, toccare tanti palloni sulla trequarti, magari anche provare a dare qualche palla di qualità al lusitano o sulla corsa ad un altro dei compagni, provare quindi a cucire il gioco tra le linee lasciando a Cristiano il compito di attaccare la profondità. Cosa che per altro il portoghese sa fare divinamente.
Questo però non toglie che anche con Dybala o Morata l’ex romanista potrebbe riuscire ad accoppiarsi in maniera abbastanza efficace.
Tra l’altro proprio l’idea di farlo allenare con Ronaldo mi elettrizza. Cioè, quando corri fianco a fianco di uno dei migliori giocatori della storia, e lo vedi che nonostante tutto quello che ha fatto, vinto e guadagnato si spacca ancora la schiena per tre… come può non venirti la voglia di fare altrettanto, riuscendo magari così a sbloccarti e sbocciare definitivamente!?
Comprendo comunque le perplessità di cui si dice siano preda i dirigenti juventini riguardo alla formula con cui ingaggiare il giocatore: è ovvio che il prestito col solo diritto di riscatto, a prescindere dal costo dell’operazione, darebbe più garanzie alla Juventus, che potrebbe testare il giocatore tutti i giorni sul campo, parlarci, capire quali siano i suoi margini di crescita al di là di quello che dice il potenziale su carta e decidere quindi con più elementi in mano se effettuare o meno un investimento da una ventina di milioni (tra l’altro capita di sbagliare anche così!).
In un eventuale prestito – magari anche di 18 mesi – con diritto di riscatto potrebbe inoltre essere un’idea quella di far compiere il percorso inverso a Nicolò Fagioli, un giocatore che mi sembra essere tagliato su misura per il centrocampo di De Zerbi. Magari in questo caso un bel prestito con riscatto e controriscatto, giusto affinché la società torinese possa tutelarsi nel caso di definitiva consacrazione del talento piacentino.
In definitiva, bisogna capire cosa cerchi la Juventus: se vuole un bomber di scorta pronto subito, allora Scamacca non sembra proprio il profilo adatto. Se invece le interessa un giocatore di prospettiva, con un potenziale ancora inesplorato su cui lavorare, allora non ci sono molti giocatori più indicati del gigante di borgata Fidene.