La proposta Lotti e la torta piccola

di Antonio Corsa


Com’è la proposta Lotti di cui si parla tanto? E, soprattutto, è il vero problema?


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]P[/mks_dropcap]rima di addentrarsi nel merito della proposta Lotti contenuta in un pacchetto inserito nella Legge di Bilancio 2018 e già approvato al Senato, direi di soffermarci su un altro aspetto forse ancora più importante di qualsiasi possibile suddivisione dei soldi: i soldi. Attualmente, per i diritti domestici della Serie A l’offerta più alta pervenuta è stata quella di Sky, ferma a 400 milioni. A questi 400, vanno aggiunti poi circa 370 milioni racimolati per i diritti di trasmissione all’estero. Sommati, siamo sui 770 milioni circa che sono molto meno dei 924 milioni del contratto attualmente in vigore e in scadenza. Il primo grande problema da risolvere, perciò, è questo. La Lega spera ancora in un ritorno di fiamma di Infront che possa creare concorrenza a Sky (Mediaset pare essersi ritirata completamente e Cairo è ancora troppo piccolo per competere), vedremo, ma certo – è matematica – se la torta dovesse risultare più piccola, anche le singole fette sarebbero più piccole.

Purtroppo ci troviamo dinanzi ad una brutta e pericolosa inversione di tendenza rispetto ai principali competitors europei: la Ligue-1 incasserà 725 milioni a stagione per i prossimi 4 anni con un aumento del 20% rispetto all’anno passato, e già contratta il rinnovo dal 2020 sfruttando l’effetto Neymar e si parla di 1,2 miliardi di euro con ulteriore aumento del 65% rispetto al contratto attuale; la Bundesliga ha strappato un contratto da 1,1 miliardi con aumento dell’85% rispetto al precedente contratto; la Liga è arrivata a 1,7 miliardi complessivi con aumento a tre cifre percentuali; della Premier non ne parliamo nemmeno, potete immaginare. La Serie A invece ad oggi non ha ancora l’accordo e l’offerta più alta ricevuta è al ribasso: brutto segno.

Di chi è la responsabilità politica? Chi paga? Chi rimedia? Boh.

Ho letto in giro tante tabelle con simulazioni varie, quasi tutte però non mi convincevano. Primo, perché calcolate su una base d’asta potenziale di 1,2 miliardi che ci crederemo quando la vedremo, e secondo perché sbagliate anche nel merito delle suddivisioni.

Lotti infatti ha annunciato tra le novità l’aumento dal 40% al 50% della quota fissa da dividere in parti uguali tra tutti e 20 i club. E questo c’è in tutte le tabelle, è un calcolo matematico semplice. Poi però ha annunciato che un 30% verrà distribuito in base ai risultati sportivi (e, nel merito, ben il 15% dovrebbe rispecchiare la classifica dell’ultimo anno per incentivare così le squadre a giocare fino alla fine, perché ogni punto e ogni posizione conterà per avere significativamente più soldi; mentre il 10% sarà distribuito in base alla classifica degli ultimi 5 anni e il 5% si rifarà alla storia del club). Il restante 20% si baserà sul numero di tifosi dei vari club, però puntando questa volta non tanto sul numero complessivo di tifosi dei vari club (che è quello che faceva la legge Melandri, tra sondaggi, popolazione eccetera), ma su una formuletta, non ancora resa nota, che però darà la priorità alla media di spettatori paganti nei vari stadi. Questa, che per me è una puttanata nel merito, è stata spiegata come esigenza di dare più oggettività alle tabelle, in modo da poterle calcolare senza doversi basare su sondaggi e cose aleatorie o comunque contestate (come si calcolano i tifosi di un club?).

Il testo della proposta

Facendo quindi una tabella con le percentuali corrette e basandosi su un’offerta da 800 milioni circa che è quella attuale (e speriamo possa crescere), esce fuori che la Juventus dovrebbe prendere poco meno di una sessantina di milioni di euro con un rapporto di 2:1 con l’ultima. Premessa: prendete la tabella seguente come un’indicazione di massima: non sappiamo in realtà se l’incidenza giusta delle varie percentuali sarà questa, cosa influenzerà ad esempio il 20% dei tifosi, cosa influenzerà la classifica dell’ultimo anno (15%), eccetera. Sono indicazioni.

Tabella Graziano Campi

Il modello è molto simile a quello spagnolo. Con una differenza enorme, anzi due: 1) la Liga, che ha scelto finalmente di passare alla contrattazione collettiva dei diritti televisivi, l’ha fatto con un contratto nuovo molto più remunerativo del precedente. Noi, invece, ci apprestiamo a incassare una forte riduzione a meno di miracoli di Infront. 2) è stato garantito a Real Madrid e Barcellona, che sono quelle con più tifosi e che dominano gli share televisivi, che avrebbero incassato comunque non meno di quanto incassassero con la contrattazione singola. Insomma, è vero che anche in Spagna le piccole e soprattutto le medie (in particolare l’Atletico Madrid) hanno visto addirittura raddoppiare gli incassi televisivi, ma è vero anche che Real e Barcellona non hanno perso niente rispetto all’anno prima. Hanno scelto un modello più equo, sì, ma che non ha tolto soldi a nessuno.

Il nostro, invece, pur mantenendo gli stessi criteri sostanziali della Liga, percentuale più percentuale meno, toglierà alle big (e alla Juve in particolare, una enormità) per dare ai poveri, modello Robin Hood. E questo è meno equo soprattutto nell’immediato, nel senso che priverà le squadre faro del campionato di risorse importanti per competere all’estero e lo farà da un anno all’altro, senza preavviso. Operazione questa, però, probabilmente resasi necessaria proprio in virtù della torta più piccola: quei 150 milioni l’anno mancanti, a qualcuno avrebbero dovuto toglierli. Si è scelto di toglierli, con incidenze diverse, alle prime 5-6 squadre cercando di non sottrarre risorse alle medio-piccole che già così faticano a chiudere i bilanci. Qualora l’offerta dovesse salire dai 770 attuali a oltre il miliardo come spera la Lega, è probabile che i “ritocchi” che si andranno a fare tenderanno a riequilibrare la situazione e a restituire soldi alle big, oggi penalizzate eccessivamente.

Ad ogni modo, lo stesso Lotti dice che la sua è una proposta da sottoporre al management della Lega per un eventuale confronto. Management che, però, non esiste. Mi sono confrontato con qualche giornalista soprattutto incuriosito dalla posizione della Juventus, perché ricordo ancora come qualche anno fa a Torino arrivarono persino a minacciare di giocare all’estero se non avessero adottato una distribuzione equa anche nei loro confronti. Ora invece sono piuttosto silenziosi, eppure le stime parlando di una perdita, con i dati in possesso attualmente, di 40-60 milioni annui. Marotta, probabilmente, è convinto che qualcosa riuscirà ad aggiustare e comunque si aspetta probabilmente ancora un dialogo Lega-Lotti (nonostante la Lega sia senza dirigenza, come detto) non considerando ancora la proposta come operativa e definitiva. Ma insomma, c’è da aspettare. Ed è il motivo per cui anche io sia personalmente che come AterAlbus sito e podcast avevo finora deciso di non trattare finora l’argomento. Lo facciamo oggi per fare un rapido punto, in attesa di risentirci quando la situazione sarà più definita. Anche perché, dovesse restare questa, immagino che la Juve prima o poi si farà sentire.

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