Nella vittoria convincente contro la Lazio, la novità di peso è stata senza dubbio la posizione di Danilo e il conseguente assetto in fase di possesso. Con Arthur non al meglio e Bentancur alle prese con la COVID-19, Pirlo ha reinventato il brasiliano da interno di centrocampo, dando così corpo all’idea di farne il fulcro del gioco.
In effetti, se da un lato è innegabile che Danilo rivesta quest’anno un’importanza cruciale per le responsabilità di uscita palla e che conseguentemente sia diventato il vero e proprio regista occulto della squadra, mai in stagione era stato impiegato in posizione di centrocampista. Oltre al ruolo, contro la Lazio ne ha dunque preso ormai anche la posizione.
Danilo agiva nominalmente da interno destro nel duo di centrocampo, con Rabiot alla sua sinistra e Ramsey con la funzione di trequartista e falsa ala a sinistra senza palla. Nel 4-2-3-1 asimmetrico in fase di possesso, il brasiliano era in effetti lo sfogo principale del palleggio tra centrali, seguito a ruota da Rabiot.
Va comunque detto che la Juventus ha avuto notevoli difficoltà nei primi 20 minuti, in gran parte imputabili all’assestamento e al ritardo con cui il triangolo di centrocampo ha girato. Inizialmente infatti Danilo e Rabiot sono parsi fuori tempo nella gestione del possesso avversario, soprattutto quando la Lazio muoveva palla orizzontalmente; questo perché le nostre ali (Chiesa e Kulusevski) ondeggiavano tra i terzi e i quinti e non sempre il raddoppio del terzino lato palla era puntale. In zone più centrali. i movimenti di Luis Alberto e di Milinković-Savić rappresentavano un enigma sia per gli interni che soprattutto per Ramsey: le rotazioni lasciavano spesso scoperti i mezzi spazi. E Danilo, in affanno nel mantenere le spaziature con i compagni, ha finito per rincorrere il fantasista spagnolo per gran parte del primo tempo.
La Juventus ha potuto respirare nel momento in cui la Lazio ha rinunciato a tenere un baricentro medio, come era invece il caso all’inizio quando tentava di intralciare la circolazione bianconera. Nella seconda metà del primo tempo, le coppie di schermatura e di pressione (rispettivamente Correa-Immobile e Luis Alberto-Milinković-Savić), hanno tirato i remi in barca forse su indicazione di Inzaghi; ma così facendo hanno lasciato tantissime ricezioni a Danilo e a Rabiot, che sono stati molti bravi a smarcarsi. Entrambi hanno potuto guardare più campo e guadagnare metri facendo girare la palla in avanti.
Danilo ha giocato una partita semplice ma efficace, abbandonando raramente il posto davanti alla difesa; se c’era bisogno di sceglierne uno ad accompagnare l’azione tra lui e Rabiot, la scelta ricadeva inesorabilmente su quest’ultimo.
Inoltre, è stato molto pulito in trasmissione, e sebbene non abbia i tempi di un centrocampista, operava sempre scelte corrette ed intelligenti. In effetti, pur alzando la testa solo dopo il primo controllo, la squadra si è spesso potuta distendere sulla propria destra ogni volta che Danilo guardava verso Cuadrado.
In conclusione, vanno dati grandi meriti a Pirlo per l’intuizione. Danilo ha giocato un’ottima partita in un (ennesimo) ruolo, risultando ancora uno dei migliori in campo. Vanno invece fermati i cavalli di chi vede analogie con l’impiego di Cancelo da parte di Guardiola al Manchester City: il portoghese parte da quarto di difesa per virare in mezzo al campo, mentre Danilo è stato un regista sia per ruolo che per posizione. Un’interpretazione molto diversa e certamente più classica, ma non per questo meno lodevole.
Una soluzione a lungo termine? È difficile dirlo. Danilo si è mosso benissimo, ma la coperta è corta e forse le sue qualità (mentali prima ancora che tecniche) servono di più qualche metro più indietro. Ad ogni modo, ora sappiamo che in caso di emergenza Pirlo ha una freccia in più al suo arco.