Lo ricordo benissimo ai tempi dell’Everton. Ci ha giocato dal 2013 al 2017 arrivando a guadagnarsi il passaggio al Manchester United dopo un’asta con il Chelsea terminata col pagamento di 85 milioni di euro fissi, 17 milioni circa di bonus e la solita commissione a Mino Raiola, suo agente. Il Chelsea rifiutò di pagare gli “extra” e Lukaku finì allo United facendo coppia con l’altro assistito illustre dell’ex ristoratore italo-olandese: Paul Pogba. Come è andato il grande salto verso una big?
Quella che vi propongo è una scheda un po’ particolare, non essendo io un “tattico”. Ho seguito però l’evoluzione della carriera dell’attaccante belga e in particolare le difficoltà incontrate durante la sua esperienza a Manchester e proprio su questo vorrei concentrarmi per cercare di rispondere alla domanda iniziale e per capire se possa essere, Lukaku, un investimento intelligente per un club come la Juventus che è oggi ad un livello ancora superiore a quello dello United.
Vorrei emergessero chiari alcuni concetti cercando soprattutto di superare troppi pregiudizi e inesattezze lette in giro. Iniziamo da quelli sul suo fisico. I meme sulla sua presunta panza e i confronti con il wrestler Mark Henry sono divertenti, ma inaccurati. Romelu ha un fisico sviluppato con meticolosità già da ragazzino. A 15 anni sollevava – parola sua – 100 kg dalla panca e pesava 97 kg con una massa muscolare più da velocista che da calciatore. Ha sempre lavorato tantissimo in palestra cercando di conquistarsi un vantaggio “fisico” sui difensori avversari e ha sviluppato la sua velocità e la sua progressione con esercizi specifici mostrando incredibile sacrificio e applicazione (parentesi: il belga, di origini congolesi, viene da una famiglia povera, ha conosciuto la fame e sin da bambino ha considerato il calcio un lavoro, prima che un gioco).
Lukaku NON È uno di buona forchetta e non è paragonabile chessò al recente Higuaìn (ciao, Gonzalo!) o ad altri colleghi vittime come lui di meme e sfottò. Non c’è niente di più sbagliato nel considerarlo poco professionale, perennemente fuori forma o addirittura grasso.
Quando è iniziata (da giovanissimo, a 18 anni) la sua carriera in Inghilterra, nel Chelsea, i preparatori atletici alla corte di Villas Boas si sono ritrovati un armadio a due ante velocissimo, con una struttura pazzesca per la sua età e hanno iniziato a lavorare anche su altri aspetti del suo fisico, cercando di trovare il giusto equilibrio tra la potenza pura e – come diceva una famosa pubblicità col Ronaldo brasiliano – il “controllo”. Hanno lavorato per evitare problemi ai polpacci e infortuni alle gambe e anche la sua dieta è cambiata. Giusto per capirci, era così (vedi la foto) già a 17 anni, perché a leggere alcuni forum pare che in due-tre mesi si sia trasformato da Peter Crouch ad Akinfenwa (googlatevelo) e no, non è vero e non è comunque mai stato quello il problema.
Questo lavoro fisico è continuato dopo il suo passaggio all’Everton e lì Lukaku ha trovato un giusto equilibrio portandosi sui 100 kg di peso distribuiti su un’altezza comunque di 192 cm circa.
Parlo di “giusto equilibrio” perché gli permetteva al tempo stesso di essere “potente”, ma non gli impediva di sviluppare quella che poi era anche “calcisticamente” la sua qualità migliore: correre. E per correre intendo questo.
Lukaku è infatti un calciatore che rende al meglio se parte lontano dalla porta e ha la possibilità di sviluppare la sua progressione facendo a spallate con i difensori. Provo un po’ a banalizzare, ma rende l’idea: è un centometrista applicato al calcio, che vede la porta ma non sa fare molto altro. È grazie alle sue falcate che ha segnato 41 gol con l’Anderlecht a 18 anni (dato che non ha alcun senso!), che ne ha segnati 17 nel primo campionato da titolare in Premier a 19 anni e 87 in 4 anni nell’Everton. E’ grazie al suo movimento con e senza palla che a 22 anni si è laureato capocannoniere dell’Europa League e a 25 vice-capocannoniere dei Mondiali contribuendo a far raggiungere uno storico podio al Belgio.
L’equilibrio tra muscoli e agilità è sempre stato chiave per il suo successo. L’estate scorsa, però, per prepararsi al meglio alla “fisicità” del Campionato del Mondo, si è riempito (parliamo sempre di muscoli) molto più della norma superando probabilmente i 100 kg di peso (e i 94 “dichiarati”) ed effettivamente ha perso velocità nel breve, mobilità laterale e velocità nei cambi di direzione. Ha perso anche e soprattutto resistenza. Tornato dalla “campagna di Russia”, ci ha messo 2-3 mesi per recuperare dall’affaticamento (“mi sentivo stanco”) e per “sgonfiarsi” ha dovuto rinunciare totalmente al lavoro in palestra. Nel frattempo, però, sono successe alcune vicende che lo hanno relegato ad un ruolo non più chiave, ma marginale, tanto che per lui per la prossima stagione si prospettava persino la possibilità di partire dalla panchina.
Perché ha trovato difficoltà enormi dopo una stagione d’esordio comunque positiva nella quale aveva segnato 27 gol in 51 presenze guidando lo United fino al secondo posto in campionato?
Per più motivazioni, dicevo. La prima è da individuarsi nella preparazione atletica. Rispetto ai predecessori Moyes e Van Gaal, Mourinho aveva abbassato di tantissimo l’asticella dell’intensità (un po’ come Allegri nella Juventus, se vogliamo forzare un parallelo). Lukaku non è stato l’unico a pagare fisicamente: non era infatti raro vedere anche suoi compagni con il fiatone dopo 45′, o alle prese con costanti problemi e infortuni. Per un giocatore che vive di strappi e scatti in avanti, la resistenza nei 90′ è fondamentale: fermo con le mani sui fianchi, non serve a niente.
Le cose sono un po’ cambiate con il subentro, a dicembre, del nuovo allenatore Solskjær che ha cercato da subito di lavorare proprio sull’intensità persa e sulla condizione, ma il suo è un lavoro solo iniziato e che sta proseguendo soprattutto quest’estate. Può Lukaku tornare in condizioni accettabili e a fare di nuovo della progressione e della velocità sviluppata nel medio la sua arma letale? Probabilmente sì, è un gran lavoratore e, specie se motivato, sono sicuro che rientrerebbe presto nei suoi stardard.
La seconda motivazione, è più tattica ed è quella che credo debba interessarci di più perché Sarri è certamente bravissimo nel lavorare atleticamente sui suoi calciatori ma le caratteristiche tecniche del giocatore, quelle, difficilmente cambieranno a 26 anni.
Mourinho aveva pensato ad un Manchester United molto fisico, lento, con un centravanti boa davanti (appunto, Lukaku) e pochi giocatori di fantasia. Il risultato è stato l’aver creato pochissime occasioni a partita e in generale l’aver generato una produzione offensiva davvero limitata. Lo United arrivava in area o affidandosi completamente alla creatività di Pogba palla al piede, o dopo una manovra comunque lenta che costringeva l’attaccante belga a giocare staticamente e a raccogliere i cross dei compagni più che i filtranti.
È la situazione ideale per metterlo in difficoltà e farlo apparire più impacciato di quanto sia. Le sue spalle sono infatti grosse e fare a spallate con lui è sconsigliato…
… ma il problema sono i piedi.
Lukaku ha dei difetti che si porta dietro da 10 anni e che non è mai riuscito del tutto a risolvere. Ha un controllo di palla e un primo tocco diciamo “rivedibili”, un’elevazione di 4 cm da terra, non è assolutamente in grado di fare l’attaccante di manovra, spalle alla porta è utile come un palo dell’Enel e dà più soddisfazione dialogare con l’assistente di Google che con lui, per quanto invece in campo aperto sia uno specialista e sia in grado anche di servire i compagni.
Parliamo di un “bidone”, come leggo ininterrottamente da due giorni? Assolutamente no. Anche così, è riuscito comunque ad andare per due anni di fila in doppia cifra per numero di gol (unico giocatore a farlo da 7 anni a questa parte in Premier insieme ad Aguero) e si è reso utile come ha potuto anche trasformandosi in un discreto “target man”.
Capite bene però che un calciatore con queste caratteristiche mal si adattava al gioco richiesto da Mourinho, così come anche a quello del suo successore, più mirato al dialogo veloce tra gli attaccanti e alle interconnessioni.
Veniamo quindi alla domanda delle domande che vi starete ponendo tutti: che c’azzecca allora uno con queste caratteristiche, tra l’altro anche da “ritarare” fisicamente e mentalmente, con il gioco di Sarri e della Juventus e con il 433 che pare sarà il modulo che andremo ad utilizzare quest’anno?
Pochino.
Lukaku è comunque sempre in grado di convertire in gol i cross dal fondo (ha sempre avuto un rapporto tiri/gol straordinario) “vedendo” la porta e avendo una buona tecnica nel calciare al volo sia col sinistro, il suo piede preferito, che anche col destro (meglio di quanto si possa immaginare). Sarebbe però come comprare una Ferrari e usarla sul fango: sempre una Ferrari resterebbe, e andrebbe velocissima, ma se vuoi guidare sul fango ti compri meglio una Jeep, non so se rendo l’idea.
Cedere Higuain e Dybala per lui, significherebbe rinunciare quasi completamente alla creatività sulla trequarti: Gonzalo è infatti in grado di abbassarsi e far salire i compagni così come di servire Ronaldo quando attacca l’area; Dybala è in grado di creare quelle interconnessioni con i compagni necessarie a sbloccare tante situazioni di attacco “statico” o “schiacciato” sulla linea difensiva avversaria e sarebbe perfetto per e con giocatori come Ramsey. Lukaku, no. Lukaku sfrutterebbe lui il lavoro dei compagni correrendo in avanti, facendo a sportellate e chiamando palla: è quel tipo di giocatore.
Non sono neanche convinto che a Ronaldo serva necessariamente un compagno con le sue caratteristiche. È vero che si porterebbe dietro almeno un difensore, sempre, e che sopratutto in situazioni di contropiede sarebbe letale. È vero che un tridente eventuale con Douglas Costa e Ronaldo in campo aperto sarebbe devastante e al sol pensiero mi batte el corazòn, ma quante volte in partita capitano queste situazioni alla Juventus, specie in Serie A? (allo United, pochissime)
Il gioco di Sarri, almeno quello fatto vedere da Napoli in poi, è sì verticale, ma passa dai centrocampisti, dall’avanzamento collettivo della squadra “modello rugby”, dalla palla che va avanti e indietro con i difensori, da cambi di campo e giocate a pochi tocchi. Al contrario di Conte, le squadre di Sarri raramente accettano di abbassare il baricentro per creare spazi per gli attaccanti servendoli con palle lunghe e filtranti.
Sarri ha fatto qualcosa di più o meno simile ad Empoli, lo ha fatto parzialmente al Chelsea dove la costruzione del gioco era più veloce e diretta (proprio per adattarsi alla Premier), ma si tratterebbe, nel caso di arrivo del belga, di ridisegnare la squadra e il suo modo di giocare per sfruttare al meglio le sue caratteristiche: oppure di adattarlo come già successo nelle stagioni di Manchester.
In conclusione, respingo con forza l’idea che Lukaku sia “una mezza sega”, giudizio che vedo essere di moda sui social, non capisco perché, in questi giorni. Le perplessità sono soprattutto legate alle sue caratteristiche e al fatto che Sarri possa riuscire a sfruttarle al meglio, valorizzando un investimento comunque importante.
85 milioni oggi Lukaku non li vale, ma sbagliamo a valutare l’eventuale scambio con Dybala da questo punto di vista. Vale semmai il contrario: la Juventus, avendo fiutato la possibilità di fare una plusvalenza mostruosa con Dybala, accetterebbe il belga come contropartita pur di sistemare il bilancio portando a Torino un giocatore che, se rilanciato e messo (vedremo se Sarri ci riuscità) in condizioni di fare bene, renderebbe ancora più appetitosa un’operazione economicamente con i contro-fiocchi.
Non ci resta perciò che aspettare e, nell’eventualità del suo arrivo, sperare nella capacità di Sarri di trovare il giusto modo di farlo rendere da top player.