Perché l’inguistificabile video dell’Under 15 è innanzitutto un problema di educazione e rappresentanza
[mks_dropcap style=”square” size=”62″ bg_color=”#E6E6E6″ txt_color=”#111111″]L[/mks_dropcap]a prima considerazione che farei non riguarda direttamente il coro che, diciamolo subito, è stupido e ingiustificabile (e l’età non c’entra). La prima cosa che deve far riflettere, come giustamente evidenziato anche dalla Juventus, è il fatto che si sia arrivati, in questo clima di scontro perenne, a giornalisti e tifosi di squadre avversarie che monitorano i social media di ragazzini di 14-15 anni alla ricerca di una possibile polemica da sbattere in prima pagina. Credo che il 99% di “noi” tifosi Juventini non sapesse neanche di questa partita, figuriamoci se seguisse anche solo uno di questi ragazzini sui social. Il video incriminato non è stato riportato infatti per errore dall’account ufficiale della Juve, che è “normale” seguire, ma da quello personale di uno dei 20-25 ragazzini protagonisti di un match di Under-15. Tutto ciò fa paura. Mi fa paura l’idea che ci sia gente che dopo una sconfitta della propria squadra (il Napoli) sia andata a controllare come avvoltoi i social di tutta la rosa bianconera (ripeto: 14-15enni) alla ricerca di possibili cori o espressioni condannabili. Capisco lo si faccia (e lo si è fatto) con la prima squadra, ma almeno dinanzi ai ragazzini l’atteggiamento dovrebbe essere diverso.
Detto questo, c’è poi l’episodio nudo e crudo, uscito sui media e quindi divenuto in un modo (che a me fa paura) o in un altro “notizia”. Ovviamente va condannato, senza se e senza ma. Le giustificazioni alla “sono solo 15enni” non possono essere accolte: a parte che quando ero 15enne io, il mio allenatore (di basket) mi avrebbe preso a schiaffi (altri tempi, altre persone, altri livelli) se anche solo avessi pensato di fare un coro del genere. Probabilmente sarò cresciuto in una bolla di vetro io, in un’oasi felice di sani principi e valori insegnati già da piccoli attraverso lo sport. Non è sempre così, me ne rendo conto. Resta il fatto che quei cori siano sbagliati anche se fatti da ragazzini ed è la prima cosa che si deve avere il buonsenso e il coraggio di dire.
La terza e ultima riflessione, la più scontata ma non per questo meno importante, è da farsi sul controllo dei social network. È un problema che riguarda non solo la Juventus SpA, ma in generale tutti i genitori di oggi. Anche io, che ho una figlia di 13 anni, combatto quotidianamente con questi problemi. Questa “dipendenza” da post va combattuta proprio perché fa“danni”. Il ragazzino che, ovviamente ignaro di tutto ciò, ha pubblicato quella diretta sui social, ha infatti messo in imbarazzo la Società e un sacco di persone. Ha prodotto delle conseguenze e rischia di penalizzare il proseguimento nella manifestazione dell’intera squadra che concorreva per la vittoria finale. Ed è proprio questo il messaggio più forte e più importante che a 15 anni si deve capire: ogni azione, ogni errore, ha delle conseguenze. Fare una diretta video dei festeggiamenti negli spogliatoi è un’azione col senno di poi, ma anche col senno di prima, irresponsabile, pericolosa e che porta all’esterno (e quindi, potenzialmente, all’attenzione anche dei media) situazioni e festeggiamenti che avrebbero dovuto restare privati. Evitare di mettersi e di mettere squadra e società in situazione di potenziale pericolo è il minimo che dovrebbe essere richiesto dalla Juventus ai propri tesserati, INCLUSI i ragazzini. Il resto è lavoro (tanto) dei genitori.