Sì, l’intensità del gioco della Juventus è un problema: si soffre contro avversari aggressivi e non si attacca al massimo del proprio potenziale.
Al di là degli aspetti tattici (problemi a difendere sui cambi di gioco; a contenere Lazovic, Faraoni e i due attaccanti larghi; a consolidare il possesso) e tecnici (appena l’80.2% di passaggi riusciti, dato basso per una squadra del livello dei bianconeri) a determinare la sconfitta contro il Verona è stata anche la difficoltà riscontrata dalla Juve nell’affrontare l’intensità dei gialloblù. Una situazione, quest’ultima, che già si era verificata in Supercoppa contro la Lazio e che, per certi versi, si era riproposta con modalità diverse anche nella sfida del San Paolo col Napoli di Gattuso.
Il pressing a tutto campo del Verona, pur non continuo, ha finito per disorganizzare la fase di costruzione juventina col risultato di forzare spesso la retroguardia bianconera alla ricerca della palla lunga per Higuain. Di conseguenza, la Juventus non è riuscita quasi mai a risalire il campo palleggiando, anche in virtù delle marcature uno contro uno predisposte da Juric sui centrocampisti bianconeri.
Una delle forze del Verona è proprio quella di impostare le partite su grandi ritmi in entrambe le fasi di gioco. Ieri non ha fatto eccezione, con la compagine gialloblù che ha costretto la Juve a correre praticamente la stessa distanza (110.275km per i padroni di casa, 110.213km per gli ospiti) nonostante il fatto di aver avuto il possesso del pallone per un tempo inferiore (47%).
Quel che più risalta è però proprio l’intensità messa in campo dagli scaligeri, che hanno finito per produrre una velocità media di squadra superiore (+0.2 km/h) coprendo più metri in corsa (+0.914) e in sprint (+0.264).
Qualcosa di simile si era visto col Napoli, nonostante la diversità della partita da un punto di vista tattico e di approccio difensivo dei partenopei rispetto al Verona. In effetti, il Verona pressa molto di più e molto meglio, e il dato del PPDA (cioè il numero di passaggi concessi prima di un’azione difensiva) della squadra di Gattuso è alto, 17.94, contro il 9 registrato dalla compagine di Juric.
Infatti, anche in quella occasione la Juve, pur in presenza di un dato simile per quanto riguarda i km percorsi in sprint (addirittura +0.279 per i bianconeri), aveva prodotto meno dei rivali sia in termini di distanza percorsa (-2.903km) che di metri percorsi in corsa (-4.202km). Se nel computo della distanza totale percorsa dalla squadra può nuovamente essere chiamato in causa il tempo di possesso della palla, è pur vero come questo sia stato in percentuale identico a quanto registrato a Verona.
Così si affaccia l’idea che la Juve possa soffrire squadre che effettuano una fase difensiva più aggressiva (indipendentemente dalla zona di prima pressione).
Come evitare tutto ciò? Come aumentare l’intensità della squadra? Non è facile perché, oltre agli aspetti fisici, l’allenamento dell’intensità nel calcio richiede un lavoro mentale, che presuppone anche la capacità dei giocatori di mantenere elevati gradi di concentrazione (e intensità per l’appunto) per tutto l’arco dei novanta minuti di gioco.
L’impressione, al momento, è quella di una squadra che fatichi proprio a fare lo stesso tipo di calcio per tutta la partita, abbandonando certi principi (specialmente dopo essere andata in vantaggio) per rifugiarsi nella coperta di Linus di una fase di non possesso meno aggressiva e più posizionale.