Discussa, amata, dileggiata, “La Salida” è stata uno dei temi tattici più famosi del decennio appena trascorso. Ci chiediamo se sia utilizzata anche dalla Juventus di oggi.
Nel 2006 Pep Guardiola ha 35 anni e, dopo una carriera piena di grandi successi e importanti infortuni, è ormai un calciatore sul viale del tramonto. Dopo l’esperienza in Qatar, rifiuta proposte economiche più vantaggiose per accettare l’offerta dei Dorados de Sinaloa, club messicano di prima divisione. L’allenatore del club di Culiacán è Juan Manuel Lillo, considerato già allora uno dei “padri” del Juego de Posición, oggi “Juanma” è il vice dello stesso Guardiola al Manchester City.
In Messico, Guardiola giocherà solo pochi mesi, ma avrà l’occasione di guardare da vicino la Nazionale Tricolor allenata da Ricardo La Volpe. Così, quando in occasione dei mondiali tedeschi accetta di scrivere degli editoriali per il quotidiano spagnolo El País, diventa il primo a raccontare, al mondo dei non addetti ai lavori, quella che poi sarà chiamata Salida Lavolpiana e che – da lì a poco – diventerà uno dei marchi di fabbrica del suo calcio.
Cos’è?
Prendendo in prestito le parole di Fabio Barcellona è un meccanismo di uscita palla che prevede “(che) in fase di costruzione bassa un centrocampista si abbassi tra i due centrali difensivi. Lo spazio necessario ad accogliere il centrocampista è creato dall’allargamento dei due difensori centrali che, a loro volta, sfruttano quello creato dai terzini che alzano la propria posizione fino (almeno) alla linea dei centrocampisti. Si crea così una linea arretrata di tre difensori, che può garantire superiorità numerica e talvolta posizionale, agevolando appunto l’uscita del pallone manovrata partendo dal basso”.
L’idea della Salida (letteralmente “uscita” in Spagnolo) nasce dalla necessità di avere superiorità numerica e posizionale in fase di avvio azione, avendo così sempre un 3 v 2 contro le 2 punte del 4-4-2/4-3-1-2, i moduli più diffusi ad inizio anni 2000.
Evoluzione
La Salida nel tempo ha avuto varianti ed adattamenti:
ad esempio, abbiamo situazioni in cui il mediano si abbassa ai lati di uno dei due centrali, trasformandosi così in un laterale di difesa a tre
oppure casi in cui il mediano si abbassa in mezzo ad un centrale e ad un terzino
Rimane fermo però il princìpio base: per parlare di Lavolpiana dobbiamo avere un centrocampista che si abbassa sulla linea dei difensori.
La Juventus fa la Salida?
Questa domanda ci è stata spesso rivolta nella nostra chat telegram e, probabilmente, nasce come naturale conseguenza delle idee di calcio di Pirlo, le quali – pur basandosi sulla rivoluzione culturale di mister Viscidi – affondano a piene mani nei princìpi del gioco di posizione.
A ciò va aggiunta la peculiarità della costruzione della Juventus: una costruzione che quando parte dal fondo, sul modello della Nazionale di Mancini, inizia con una linea a 4 ben definita (e il doppio mediano) per poi consolidarsi in un 3+2 o in un 3+1 a seconda delle situazioni e degli avversari.
In questo contesto, essendo una situazione statica, troviamo spesso i giocatori facilmente marcati, così – specialmente contro avversari aggressivi – vediamo uno dei due mediani abbassarsi per facilitare l’uscita della palla.
In questi casi, però, a differenza della Salida di guardiolana memoria, il mediano non rimane stabilmente in mezzo ai due difensori centrali, ma, dopo aver facilitato l’uscita della palla, torna stabilmente in posizione più avanzata.
A tutti questi discorsi va aggiunto che spesso è Szczęsny ad aggiungersi alla linea dei difensori per facilitare l’uscita; ma come è facile intuire anche questo non rappresenta un esempio di Salida.
Possiamo quindi concludere che la Juventus, pur ricercando fin dal primo possesso molti concetti cari al Juego de Posición (superiorità numerica e posizionale, ricerca dell’ampiezza, creazione di spazio da manipolare ed attaccare) non utilizza la Salida Lavolpiana, nemmeno nelle sue evoluzioni successive.