Molto è stato detto in questo primo mese di stagione della Juventus di Sarri. In particolare, diversi critici (media e tifosi) hanno puntato il dito, per così dire, sul fatto che la versione bianconera proposta dall’ex tecnico di Napoli e Chelsea sia molto più simile alla Juve di Allegri che non alle squadre con le quali Sarri ha stupito un po’ tutti, prima in Italia e poi anche in Europa.
Tuttavia, se guardiamo da vicino la nuova Juventus che sta crescendo, non possiamo fare a meno di notare come già vi siano alcune fondamentali differenze con quella proposta da Allegri nelle precedenti cinque stagioni. Ne elenchiamo alcuni.
Pjanic
Le statistiche ci mostrano come i passaggi completati dal play bonsiaco siano aumentati del 15.5% rispetto alla scorsa stagione, un dato di per sé già significativo. Ma soprattutto, ad essere incrementati sono stati i passaggi in verticale (+ 38.7%). Con Allegri in panchina, nella scorsa stagione, i passaggi in avanti rappresentavano il 28.8% delle giocate Pjanic. Con Sarri, questo dato è aumentato fino al 35.3%.
D’altra parte è stato lo stesso Pjanic, in una recente conferenza stampa, ad aver confermato come il suo modo di giocare e quello dell’intera squadra siano cambiati rispetto alla gestione precedente. Questa differenza non riguarda soltanto il numero sempre crescente di palloni toccati dal bosniaco di media a partita (contro la Spal sono stati 120 i suoi passaggi, non lontano da quella quota 150 di cui aveva parlato Sarri in sede di presentazione) ma anche la tipologia di giocate che gli vengono richieste. Infatti, mentre con Allegri a Pjanic veniva chiesto di giocare palla verso gli esterni, con frequenti cambi di gioco, con la nuova direzione tecnica all’ex romanista si chiede di verticalizzare maggiormente, anche con passaggi medio-corti, come appunto testimoniato dai dati di cui sopra.
Questo atteggiamento è favorito anche dalla maggior capacità della Juventus di coprire le zone avanzate di campo con più giocatori rispetto a quanto veniva fatto con lo stile di gioco precedente. Non solo, ma questa Juve favorisce in maniera più evidente lo smarcamento di chi sta di fronte al 5 bianconero, facilitandogli così il compito di distribuzione.
La fase difensiva
Altro elemento di novità introdotto da Sarri è quello relativo all’utilizzo di una zona integrale in fase di non possesso. In fase difensiva la sua Juve punta a controllare gli spazi, come quella di Allegri, ma lo fa avendo la palla come punto di riferimento primario e non più l’uomo.
Inoltre, il pressing è stato notevolmente accentuato rispetto a quanto accadeva prima. I dati lo hanno evidenziato fin da subito, tanto è vero che, dopo le prime due giornate di campionato, la Juve risultava essere la squadra (fra quelle arrivate nelle prime otto lo scorso campionato) ad aver registrato la maggior percentuale di palloni recuperati nell’ultimo terzo di campo con un dato del 22%.
La posizione nuova di alcuni giocatori
Sarri non ha soltanto cominciato il processo di trasformazione della squadra dal punto di vista del gioco ma ha anche cambiato posizione ad alcuni giocatori. Cuadrado è stato abbassato per una serie di circostanze nella posizione di terzino destro (posizione fra l’altro già occupata durante l’esperienza col Lecce e solo incidentalmente con Allegri) mentre Ronaldo, col rombo, si trova a giocare più vicino alla prima punta.
Questi cambiamenti, insieme alla ricerca immediata della riconquista della palla una volta persone il possesso, dimostrano come la Juve di Sarri abbia già evidenziato un cambiamento rispetto all’era Allegri. Chi ha trovato somiglianze con la gestione precedente lo ha fatto forse guardando il risultato e non il campo, che sta invece testomoniando un cambiamento di rotta evidente. Molto resta ancora da fare, ma non si può negare come si sia intrapresa una strada nuova.
Si ringrazia Calcio Datato per i dati