Quarantasette gol. Come la stessa Juventus ha giustamente tenuto a ricordare e ricordarci, Cristiano Ronaldo da quando è un giocatore bianconero ha realizzato questo numero di reti e lo ha fatto scendendo in campo finora in 68 occasioni. Sarebbero, e sono di fatto, numeri impressionanti per qualsiasi calciatore al mondo se non si stesse parlando di uno che con la maglia del Real ha segnato 450 gol in 438 presenze, uno insomma che è semplicemente determinante sempre mostrando una mostruosa continuità con exploit inarrivabili se non per Messi.
Quello che sta accadendo nelle ultime settimane è la realtà che tutti conosciamo. In rete nelle ultime 7 partite di campionato, confezionando 11 gol, e per la prima volta in Coppa Italia, contribuendo in maniera decisiva all’allungo della Juventus sull’Inter. Cristiano Ronaldo è questo e forse solo ora stiamo godendo la sua strabiliante regolarità, gustando del tutto la sua unicità. Eppure, solamente qualche mese fa il fuoriclasse portoghese era un caso e i numeri della scorsa stagione potevano far indicare una sua normalizzazione che non poteva far restare soddisfatti. Cosa è cambiato in questo periodo?
La condizione fisica e atletica, certamente, ma Sarri sta seminando indizi per raccontarci cosa sta accadendo e cosa deve accadere. Queste le parole dell’allenatore dopo l’ultima gara di campionato col Parma: “Il pensiero è che hai dentro un fuoriclasse, che a volte ti crea una piccola problematica, ma te ne risolve 100. Quindi è chiaro che tutto il resto dell’organizzazione deve girare intorno a lui“. E CR7 è stato nuovamente al centro delle domande post Roma: “Difficile migliorarlo a livello individuale, parliamo di uno dei più grandi di tutti i tempi e vorrei aiutarlo a vincere il sesto Pallone d’oro. Può giusto migliorare a livello di reparto e movimenti, a livello individuale no“. Cosa vuole dire Sarri? Cristiano Ronaldo è al centro della Juventus, è uno dei giocatori più forti e determinanti al mondo, desidera fargli vincere nuovamente un traguardo per lui fondamentale e ritiene che il suo compito sia far in modo che la squadra e l’organizzazione collettiva possa metterlo in grado di rendere al meglio. Quello che porta Cristiano Ronaldo è talmente più grande che val bene qualche problematica in fase di non possesso, qualche giocata estemporanea sulla sinistra, qualche tocco di troppo, perché, e questo discorso vale per qualsiasi campionissimo di ogni sport di gruppo, è la squadra che deve seguire il fuoriclasse e mettersi al servizio, perché sara poi lui a fare sempre più la differenza.
Questo cosa significa? Cristiano Ronaldo potrebbe giocare come punta centrale, ma non lo vuole. Ama partire sul centro sinistra e da lì poi svariare leggendo le situazioni velocemente e in maniera intelligente; cerca lo spazio, crea linee di passaggio, attacca la profondità. Non è vero che ha bisogno di uno che si occupi stabilmente dei difensori centrali; desidera un compagno con cui dialogare, scambiarsi la posizione, ma soprattutto vuole che la sua squadra pratichi un calcio propositivo, che stia il più alto possibile, che stia il più lungo possibile nella metà campo avversaria e che pratichi un gioco tecnico e veloce. Va protetto? Certo, non è pensabile dargli grandi compiti difensivi, non gli si può chiedere di correre all’indietro e poi risalire il campo. Questo è quello che deve fare qualsiasi allenatore: cercare la chiave per mettere Cristiano Ronaldo al centro, dargli il modo di avere palloni dentro e nei pressi l’area, perché poi sarà lui a pensarci.