La difesa: a 3 o a 4?

di Davide Terruzzi


Passare o no alla difesa a 4? La qualità della prestazione di una squadra però dipende da altre caratteristiche e non dalla scelta di un modulo.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]E[/mks_dropcap]ra inizio ottobre quando avevamo iniziamo a scrivere questo articolo. Se ora il tormentone è “la Juventus gioca male”, un mese fa le discussioni giravano esclusivamente attorno al tema “Allegri cosa aspetta per passare alla difesa a 4?”. Una domanda cui lo stesso tecnico ha dato risposte nelle ultime uscite con una progressiva e costante virata verso uno  schieramento diverso rispetto al 3-5-2, culminata nella sfida col Lione in cui la squadra è stata schierata col 4-3-1-2. Chiaramente non esiste esiste alcun sistema che rappresenti una pietra filosofale calcistica, la soluzione per vincere le partite esprimendo anche un calcio esteticamente bello da vedere. Se esistesse, ogni allenatore del mondo, di qualsiasi categoria, lo userebbe. Allegri stesso si è poi dimostrato non essere un talebano del 3-5-2, sebbene la preferenza per un altro sistema di gioco sia stata chiaramente espressa, ma da tecnico furbo e intelligente qual è si è adattato alle caratteristiche dei giocatori a disposizione.

Un mese fa chiudevo la versione originaria di questo approfondimento con queste conclusioni. “Al netto delle difficoltà evidenziate, un esperimento per Allegri potrebbe essere quello di schierare un falso difensore centrale esterno, cioè un terzino – e gli esterni della Juventus, a eccezione di Cuadrado che è più un’ala, sono molto bravi difensivamente – per provare a innalzare la qualità delle giocate in tutte le fasi.” Effettivamente nelle ultime settimane la squadra bianconera ha visto una difesa a 4 mascherata, grazie all’utilizzo di Evra o Dani Alves come difensori centrali. Questa scelta permetteva di risolvere alcune situazioni che si erano evidenziate. Difensivamente la Juventus è stata sempre molto duttile e versatile, difendendosi tranquillamente a 3, a 4, come a 5. Anzi, proprio la difesa a 4, con Barzagli allargato e l’esterno destro alzato sulla linea dei centrocampisti, ha rappresentato una delle forme difensive assunte più spesso dalla Juventus, un adeguamento scelto da Allegri per evitare un abbassamento del baricentro e consentire alle mezzali di non coprire ampie zone di campo. Il passaggio a una linea a 4 quindi esisteva già nei fatti quando la Juventus si doveva difendere.

Questa soluzione però denotava due conseguenze: Barzagli veniva spostato dal centro dell’area di rigore e doveva anche spingere come un terzino. Non proprio l’ideale. Un’altra critica che si avanzava all’adozione sistematica del 3-5-2 è che spesso sono chiamati a giocare in zone del campo offensive giocatori con caratteristiche prettamente più difensive. Nella trasferta di Champions con la Dinamo, per esempio, si sono visti Barzagli e Chiellini sulla trequarti offensiva, in una posizione nella quale sarebbe richiesta maggiore qualità tecnica. Ecco che quindi gli esperimenti con terzini come falsi rispondevano a questa duplice esigenza: se difendo già a 4 non è meglio avere un terzino e non dirottare un centrale sull’esterno? E se devo portare palla e costruire gioco non è meglio avere giocatori più tecnici a farlo?

Questo non risolverebbe automaticamente però qualche titubanza quando la squadra è pressata alta. Avere interpreti dotati di maggiore tecnica e in grado di uscire dal pressing con iniziative individuali certamente è fondamentale, ma i meccanismi per rompere la pressione avversaria dipendono dalla capacità dei giocatori di creare più linee di passaggio ai compagni in possesso. Sono spesso i centrocampisti chiamati con i propri movimenti, interscambi di posizione, rotazioni a consentire un’uscita del pallone più agile e agevole. Certo Allegri aveva sperimentato un adeguamento; pur giocando con la difesa a 3, talvolta si notava l’innalzamento della posizione di Bonucci chiamato a giocare quasi da mediano davanti la difesa assieme all’altro centrocampista centrale.

Dovremmo generalmente abbandonare una certa rigidità di base quando pensiamo al calcio e ai moduli. Il campo vive di letture per superare le mosse degli avversari. Sicuramente è un arte, ma è un arte strategica, dove la flessibilità e la fluidità sono elementi ormai imprescindibili e gli spostamenti di posizione dei giocatori all’interno della stessa partita risultano spesso soluzioni vincenti. Si può partire da una difesa a 3 e poi alzare uno di questi per dare un appoggio verticale in più; si può partire a 4 e poi abbassare il centrocampista, è la salida lavolpiana, per avere superiorità numerica, e posizionale, nella fase di avvio della manovra. Dipende dagli avversari.

L’altra principale difficoltà incontrata dalla Juventus è l’attacco a formazioni che schierano una cerniera centrale protettiva in cui il blocco è costituito da 3 centrocampisti e 2/3 difensori. I sostenitori del passaggio alla difesa a 4 sostengono come un uomo in più davanti consentirebbe un aggiramento più semplice di questo muro, cercando più facilmente un giocatore tra le linee o posizionando quell’uomo in più in posizione più aperta. Se però si entra dentro la partita e s’analizza la sfida con il Palermo – una delle peggiori a livello di qualità del gioco – si notano i limiti nel posizionamento e nell’occupazione degli spazi da parte dei centrocampisti.

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Il confronto con quanto visto con l’Empoli è abbastanza chiaro.

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La dimostrazione è tangibile. La Juventus vista con l’Empoli occupa meglio il campo, gli esterni sono alti e larghi, il mediano è al centro del campo, gli interni occupano i corridoi o spazi di mezzo (noti come half-spaces), i due attaccanti stazionano maggiormente centralmente senza defilarsi troppo, i passaggi tra la BBC sono ridotti rispetto la media.

Ora basterebbe pensare alla prestazione col Lione, dove la Juventus ha  giocato col 4-3-1-2, per comprendere come la qualità del gioco dipenda dalle doti tecniche, dall’occupazione dello spazio e dai movimenti senza palla. Confidenza col pallone, uso sapiente delle dimensioni spazio-temporali sono quelle che determinano l’efficacia di una squadra, non i moduli.

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I sostenitori della difesa a 3 sostengono, con la forza dei numeri, che tale schieramento sia fondamentale in campionato, specialmente per evitare il contropiede, arma naturale, e ben eseguita, da parte delle formazioni medio-piccole del nostro campionato. Chiaramente la forza della BBC, e più in generale della Juventus, risiede anche nelle marcature e coperture preventive, ma la sterilizzazione delle transizioni dipende anche da come s’attacca. Difesa e attacco non sono due facce della stessa medaglia, ma sono incredibilmente collegate. Quando la manovra si sviluppa invadendo massicciamente la metà campo avversaria, rispettando le posizioni, occupando razionalmente e logicamente il campo, è più facile avere superiorità nella zona palla e passare naturalmente da una fase all’altra, grazie a un pressing efficace. Ed è il segreto della prima Juventus di Conte, squadra dalle alti percentuali di possesso, che non amava tenere il pallone senza fini pratici, ma che grazie a un’efficace transizione negativa, figlia di un’occupazione degli spazi ottimale, otteneva tali dati. Più s’attacca a strappi sfruttando gli strappi individuali, più è facile che la squadra non sia sistemata efficacemente e conceda pertanto ripartenza in campo aperto.

Si potrebbe dire che giocando con una difesa a 4 i due difensori centrali sarebbero abbandonati al loro destino. Quando però si gioca con questo sistema difensivo spesso l’esterno sul lato debole stringe la propria posizione e la squadra viene nuovamente schierata in fase di non possesso con una difesa a 3. Il Napoli, per fare un esempio conosciuto, è una formazione che non attacca con entrambi i terzini in posizione alta, proprio per evitare di concedere agli attaccanti avversari situazioni di due contro due. Nel caso in cui però si ha la fortuna di avere difensori bravi nelle letture, nell’uno contro uno, veloci e rapidi nel correre all’indietro, l’allenatore può prendersi anche dei rischi.

L’uomo in più, si dice, potrebbe essere fondamentale nel contropiede. E questo è in parte logico. Perché se sei schierato con un 5-3-2 basso la tua capacità di ripartire dipende dalla qualità dei giocatori: se hai un Pogba che trascina da solo la squadra è facile, se hai un Morata che attacca gli spazi lo stesso. Indipendentemente dal modulo, le caratteristiche diverse dei giocatori della Juventus richiedono un pressing mediamente più alto e transizioni più brevi: calciatori come Pjanic e Higuain sono diversi da Pogba e Morata e vanno sfruttati diversamente. Ed è il motivo per il quale Allegri schiera la squadra in fase di difesa posizionale con un 4-4-2 e prova ad attuare un pressing alto fortemente orientato sull’uomo.

La mia impressione è che nella Juventus attuale solamente due giocatori possano comportare un cambio di modulo. La crescita di Pjaca potrebbe suggerire ad Allegri l’adozione di una difesa a 4, senza però rinunciare al centrocampo a 3 che sembra rappresentare l’unico dogma di un allenatore anti-dogmatico che si affida anche alla creazione d’affinità e connessioni tra i giocatori. Cuadrado è invece l’esterno in grado di garantire ampiezza, con i piedi spesso sulla linea laterale, e la sua presenza comporta un giocatore in grado di muoversi per vie interne (e in questo Dani Alves ha pochi rivali).Non mi pare che al momento ci possa essere spazio per il classico rombo di centrocampo non avendo in rosa un giocatore, se non forse un Pjaca totalmente da impostare in quella posizione, in grado di giocare come trequartista. La qualità della prestazione di una squadra non dipende da un modulo piuttosto che da un altro: la velocità del passaggio, l’occupazione degli spazi, il posizionamento, le qualità tecniche, l’intensità sono caratteristiche notevolmente più importanti e fondamentali nella definizione di un’identità di una squadra. Che sia difesa a 3 o 4 conta questo.


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di Kantor


La difesa a quattro/tre e fantasia: la nuova frontiera del gioco di Allegri.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]P[/mks_dropcap]robabilmente in questi ultimi cinque anni sono stato uno dei più accaniti difensori della difesa a tre; ma non sono il tipo da avere preclusioni ideologiche e le mie considerazioni si basano esclusivamente su ciò che ho osservato in questi anni.  Premettendo che per “difesa a quattro” intendo quella classica con due centrali e due terzini,  le mie argomentazione contro  sono essenzialmente tre:

  • la difesa a quattro ti impedisce di schierare la difesa più forte che hai, ovvero quella con la BBC;
  • la difesa a quattro ti impedisce di attuare lo stesso tipo di marcature preventive e quindi ti espone al contropiede; e farlo in Serie A, dove tutti sanno portare un contropiede decente è piuttosto pericoloso, specie se il tuo modulo prevede di giocare molto alto;
  • la difesa a quattro ti impone di schierare due laterali difensivi, togliendondoti una fondamentale fonte di gioco sulle fasce; certo molti tifosotti sognano una difesa a quattro con Alves e Alex Sandro, ma questo nel campionato italiano è per me estremamente difficile, anche con le squadre più deboli.

Tuttavia appare abbastanza evidente che qualcosa si è mosso nello scacchiere tattico di Allegri, perchè un rigido 3-5-2 rende difficile l’utilizzo di giocatori come Cuadrado e Pjaca, che invece Allegri sembra voler considerare parte integrante del progetto.  Il primo grosso cambiamento è stato  all’inizio di provare a rinunciare completamente a laterali difensivi; il movimento a pendolo rimaneva lo stesso, ma non c’era più la prevalenza di un lato rispetto all’altro.  Il secondo ha consistito nel fare una difesa a 3 ma con un terzino al posto di un centrale (Alves o Evra). Ora, sebbene io vedessi già questi come cambiamenti epocali, Allegri nelle ultime partite ci ha voluto stupire schierando una difesa a 4 vera, con un laterale offensivo e uno difensivo, e addirittura abbozzando una specie di 4-3-3 contro il Chievo.  Va però detto che oramai la fase difensiva della Juventus è talmente ibrida da renderla difficilmente ingabbiabile in uno schema: indipendentemente dagli uomini impiegati, a seconda delle fasi della partita, la Juventus difende a 3, a 4 o addirittura a 5 passando con grande facilità da una situazione all’altra.  Dove ci porterà tutto questo non lo so, ma non sono sopraffatto dall’entusiasmo; toccare i principi di una difesa che è la migliore in europa da anni richiede una forte dose di autostima e anche una notevole incoscienza. Ma ad Allegri non mancano né l’una né l’altra…


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di Michele Tossani


Le altre squadre con la difesa a tre, in Italia e in Europa


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L[/mks_dropcap]a difesa a tre sta vivendo una specie di revival a livello europeo. Il calcio vive di corsi e ricorsi storici e, come spesso accade, un sistema tattico finito nel dimenticatoio può ripresentarsi come una novità qualche anno o decennio successivo. Così anche la difesa a tre, dimenticata dopo i primi anni 2000, è tornata di moda. Il primo esempio è dato dal Chelsea: da quando Antonio Conte ha virato verso un 3-4-3 i Blues hanno inanellato una serie di successi.
La prima cosa da notare riguardo il 3-4-3 di Conte è che questo non ha nulla a che fare con il 3-4-3 con centrocampo a rombo (3-3-1-3) reso famoso da Johan Cruyff e Louis van Gaal con Ajax e Barcellona e riproposto spesso da Marcelo Bielsa con le sue squadre. Quello di Conte è invece più classico. In Azpilicueta, Conte ha aggiunto un terzino nella posizione di terzo centrale in modo da avere ulteriore spinta in fase di costruzione e, allo stesso tempo, un uomo in grado di scivolare esternamente per coprire le spalle al centrocampista esterno.  A centrocampo, Kante e Nemanja Matic sono uomini essenzialmente di rottura col compito di coprire le spalle ai giocatori che si occupano della fase offensive, vale a dire i tre attaccanti Costa, Hazard e Pedro ed i due esterni di centrocampo Victor Moses e Marcos Alonso, pronti a scivolare dietro come terzini in caso di necessità.
Meno fluido ma altrettanto efficace è la difesa a 3 impiegata, sempre in Premier League, da Walter Mazzarri. Quando l’ex Napoli e Inter ha abbandonato questo sistema per passare ad una difesa a 4 il risultato è stato la sconfitta 6-1 subita contro il Liverpool ad Anfield.
Anche Mauricio Pochettino ha occasionalmente utilizzato con successo la difesa a 3, non soltanto contro il Watford di Mazzarri ma anche contro l’Arsenal, muovendo più avanti Danny Rose e Kyle Walker nel riuscito tentativo di distruggere la costruzione dei Gunners costringendo Hector Bellerín e Nacho Monreal a rimanere più bassi.
Ma i sistemi difensivi a 3 che, per fluidità, assomigliano di più a quello della Juventus sono quelli utilizzati in serie A da Roma, Milan e Fiorentina. Paulo Sousa, che ha introdotto il sistema flessibile in Italia nella scorsa stagione, utilizza una difesa a 3 che, in fase difensiva, diventa a 4 con l’arretramento dell’esterno sinistro. Lo scorso anno questo compito spettava ad Alonso, terzino in fase difensiva e centrocampista in fase offensiva. Quest’anno è soprattutto Milić a svolgere questa funzione. Nel 3-4-2-1/4-4-1-1 della Fiorentina un diverso ruolo viene ricoperto proprio dai due esterni di centrocampo. Infatti, mentre l’esterno sinistro si abbassa nella posizione di terzino, coprendo le spalle al trequartista sinistro (che diventa centrocampista di sinistra in fase di non possesso palla) l’esterno destro è a volte costretto a diventare quinto di difesa quando l’attacco è subito sul lato opposto. Infine prima il Milan e poi la Roma hanno presentato una difesa a 4 che diventa a 3 in fase di possesso. Questo movimento avviene per entrambe tramite l’avanzamento del terzino destro in fase offensiva. Quando la squadra è in fase di costruzione, Florenzi e Abate si alzano all’altezza dei centrocampisti lasciando il giro palla ai tre difensori centrali.

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