Juve – Lione: analisi e racconto della doppia supersfida.

L’urna di Nyon non è certo stata benevola con le Juventus women che hanno pescato la squadra peggiore in assoluto, le 7 volte campionesse d’Europa del Lione, vincitrici delle ultime 5 edizioni.


Se da un parte questa sfida sarebbe stata gradita più avanti (soprattutto per incrementare i punti del ranking europeo), nella sfortuna è stata comunque una grande occasione per mettersi alla prova contro le più forti e verificare sul campo i progressi della squadra di Rita Guarino che punta, nell’arco di soli pochi anni, a lottare per vincere in questa competizione. Alla Juve di certo non si chiedeva il passaggio del turno ma una prova coraggiosa e di carattere e personalità, obiettivo che alla fine è stato complessivamente raggiunto con estremo successo.
Le due partite con il Lione hanno evidenziato benissimo dove e come la Juve può migliorare e, personalmente, penso che il gap che si è visto in quei 180 minuti è più piccolo di quello che si pensava all’inizio.

LA GARA DI TORINO

Senza Pedersen rimasta in Danimarca dopo aver contratto il Covid in nazionale, Guarino ha quasi scelte obbligate a centrocampo ma non snatura la sua squadra preparando benissimo il match con il solito 4-3-3 ma apportato di qualche modifica (sia tattica che nella scelta delle giocatrici) rispetto al campionato.

Memore dell’amichevole giocata proprio contro il Lione a ferragosto, la coach bianconera costruisce il proprio capolavoro tattico partendo dalle difficoltà riscontrate in quella partita e azzeccando quasi tutte le mosse. Il Lione è una squadra che non ha tanti punti deboli e che ti crea numerosi problemi e scompensi perché ha tantissime armi a sua disposizione. Questa estate le women avevano sofferto soprattutto due aspetti del gioco delle francesi.

Il primo era rappresentato dai due terzini di spinta molto offensivi Karchaoui a sinistra e Carpenter a destra che molto spesso si ritrovano sulla stessa linea della punta centrale con le due ali che stringono dentro il campo. Guarino posiziona così sulle loro tracce Hurtig e Bonansea che giocano larghe (soprattutto l’italiana su Karchaoui) e, oltre a offendere, senza palla sono impegnate spesso in ripiegamenti profondi anche nella propria area di rigore. Un “donna contro donna” che si rivela vincente anche grazie alle prestazioni individuali delle due bianconere che sono tra le migliori in campo.
In questo modo i nostri terzini Hyyrynen a destra e Boattin a sinistra non si trovano mai in inferiorità numerica o con le fasce liberi per gli inserimenti dei terzini francesi quando sono portate  dentro al campo da Cascarino e Majri.

In questo modo la Juve difende benissimo la propria metà campo proteggendo le fasce laterali con un 4-5-1 molto compatto e non lasciando sbocchi al Lione che trova occupati gli spazi che normalmente sono liberi per sviluppare la propria manovra. 

Il secondo grande problema è rappresentato dai calci da fermo, specialità della casa per le lionesi che la Juve aveva conosciuto di prima mano nell’amichevole ferragostana con i due gol realizzati dalle due centrali di difesa. Perché, oltre al gran piede di Maroszan, il Lione può contare tra le sue fila di grandissime specialiste come Renard, autrice di oltre 120 gol in carriera fra Lione e nazionale francese e di Buchanan, sua compagna del reparto arretrato.
Ma Guarino trova una soluzione anche per questo. Solo nella prima punizione le bianconere soffrono davvero costringendo Giuliani ad un miracolo ma poi, sia all’andata, sia anche a Lione, la mossa dà i suoi frutti.

La scelta ricade su una marcatura mista a zona e a “donna” con Hurtig, Bonansea e Girelli a coprire il primo palo, Gama sul secondo mentre le marcature delle due centrali sono assegnate a Caruso (Renard) e Sembrant (Buchanan). La differenza la fa poi l’attenzione che mai la Juve aveva dimostrato di tenere così alta in queste situazioni, tanto è vero che ci si chiedeva se fosse uno degli aspetti su cui le bianconere sembrano più carenti.

La partita per oltre un’ora rimane saldamente nelle mani della Juve che limita le campionesse d’Europa laddove poche squadre ci erano riuscite con questa efficacia ma non rinuncia mai anche ad offendere sfruttando gli spazi concessi ed i pochi errori delle francesi. Le bianconere sono quasi perfette fino all’ultimo passaggio e intervallano con efficacia il lancio lungo verso Cristiana Girelli e l’uscita tecnica palla a terra dalla difesa.
I punti in cui la Juve trova spazi per distendersi sono centralmente fra la difesa ed il centrocampo del Lione e sulle fasce laterali dietro a Karchaoui e Carpenter che soffrono i movimenti e l’atletismo di Bonansea e Hurtig.

E’ proprio da una accelerazione di Caruso in quello spazio fra difesa e centrocampo che la Juve ha la prima occasione ma Hurtig sbaglia al momento del tiro non coordinandosi bene.

E’ proprio dalle fasce che nasce il gol del vantaggio con un cross di Bonansea per Hurtig sul secondo palo che taglia fuori le centrali e per Lina è un gioco da ragazzi sovrastare Carpenter e mettere in rete.

Se le nostre due ali fanno un lavorone, non da meno sono le due mezz’ali ai lati di Galli. A risplendere è soprattutto la stella di Caruso che è ovunque sia in difesa, sia a supporto di Girelli. Il trio Cernoia- Galli e Caruso oscura per larga parte del match le centrocampiste del Lione che si devono inventare un numero da alta scuola per trovare il pareggio.

Il rigore nasce da una grande azione a 3 centrocampista (Gunnarsdottir) -ala (Majri)- centrocampista (Gunnarsdottir) -terzino (karchaoui) sulla nostra fascia destra che porta Karchaoui a subire il fallo di Bonansea proprio al limite. Solo applausi per l’azione delle ospiti e peccato per quei pochi centimetri che ci condannano con il rigore.

La Juve però non molla e trova di nuovo il vantaggio ancora sull’asse Bonansea-Hurtig agendo sullo spazio fra difesa e centrocampo a cui il Lione non riesce a trovare rimedio per gran parte della gara.

Nel secondo tempo la partita cambia verso l’ora di gioco quando il Lione opera un triplo cambio con l’ingresso di Henry, Cayman e soprattutto Malard. La giovane francese si mette a giocare dalla parte di Sembrant ed il Lione ha un punto di riferimento fisico che può usare come perno. La lucidità non aiuta le bianconere che pasticciando (in particolare Sembrant sembrata nelle ultime partite sulle gambe) su entrambi i gol presi.

La differenza di qualità nei cambi ha consentito al Lione di riprendere e vincere alla fine la gara: quelli delle ospiti hanno permesso alle francesi di essere più pericolose sfruttando la fisicità di Malard mentre nelle bianconere Staskova, entrata per una stanca Girelli, doveva sfruttare gli spazi e  allentare per più di qualche secondo la pressione delle francesi.
La ceca è stata letteralmente porta a scuola da Renard e non è mai riuscita ad aiutare le sue compagne guadagnando qualche fallo o facendo salire la propria squadra.

LA PARTITA DI LIONE

Nel ritorno si è vista una partita completamente diversa. La juve, forse stanca dalle fatiche contro la Roma in campionato e dalla terza partita in 6 giorni, ha provato a proporre alle francesi un nuovo tema tattico presentandosi con un 3-5-2 teoricamente più coperto. La mossa di Guarino non ha dato però i suoi frutti come successo nella partita d’andata e le bianconere si sono ritrovate a lasciare campo e spazi per le ripartenze delle lionesi.

Le quinte a centrocampo, Boattin a sinistra e Hyyrynen a destra, hanno faticato a contenere i due terzini mentre i terzi della difesa, Gama e Salvai non sono quasi mai riuscite a prendere le due ali Cascarino e Majri. Gli scompensi sulle fasce hanno portato poi Caruso o Cernoia a lasciare la propria posizione al centro del campo. Con l’inevitabile inferiorità numerica centrale, è salita di prestazioni Marozsan che ha trovato campo ed ha potuto giocare nello spazio fra Sembrant, centrale delle 3 ed Aurora Galli.

Il gol nel primo tempo di Marozsan nasce proprio dal pressing profondo della tedesca su Linda Sembrant che sbaglia lo stop e permette all’avversaria di trovarsi a tu per tu con Bacic.

Nonostante gli evidenti problemi, Guarino con cambia mai la disposizione delle proprie giocatrici per tutto il match e neanche il cambio all’intervallo fra Bonansea, inizialmente in panchina, e Girelli, permette alla Juve di essere mai pericolosa come successo nel primo tempo di Torino ,ad eccezione di un tiro di sinistro a giro di Hurtig nei primi minuti di gara.
I due gol successivi del Lione, quasi a partita finita, servono solo ad arrotondare il punteggio ma le due sfide hanno già detto tutto quello che dovevano.

Tatticamente Guarino è stata bravissima all’andata preparando una grande partita mentre al ritorno, forse complice la stanchezza e la terza gara di alto livello in una settimana, il match è sfuggito rapidamente di mano permettendo al Lione di controllare a piacimento ritmi e momenti della partita senza che la coach bianconera riuscisse ad aggiustarla in corso d’opera.

Il Lione aveva assenze importanti ma ha un organico nettamente in grado di compensarle e si è visto soprattutto a Torino al momento di quel triplo cambio , mentre nella Juve, nell’economia delle 3 gare in 6 giorni, ha pesato tantissimo l’assenza di Pedersen che, oltre ad esperienza e qualità, avrebbe portato un surplus di fisicità per contrastare meglio quella delle francesi. Così come hanno pesato le prestazioni mediocri delle subentrate che, per motivi diversi, non sono riuscite a dare lo stesso apporto che riescono a dare in campionato.

Come se ne esce la Juve?

Sicuramente rafforzata come convinzione delle proprie qualità e, 11 contro 11, di essere non così distante dalle francesi.

La sensazione più grande, infatti, è che la squadra di Rita Guarino abbia ancora bisogno di tempo e di qualche aggiustamento sul mercato (leggasi 2/3 campionesse internazionali) per poter essere competitiva a questo livello nelle titolari. La differenza più grossa l’ha fatta la qualità della panchina, come spesso succede alle grandi squadre ed è l’aspetto su cui Guarino e Braghin si dovranno concentrare maggiormente sul futuro.
Rimane però forte l’impressione di una Juve che a dispetto della squadra più forte del mondo, si è esaltata ed è stata capace nel match di Torino di sfoderare probabilmente la miglior prestazione della sua storia.

Ha giocato da squadra sempre, anche nelle difficoltà ed i miglioramenti visti con il Barcellona più di 12 mesi fa, sono stati ancora più evidenti in queste due gare. Sono cresciute soprattutto le giovani come Arianna Caruso (di cui vi abbiamo parlato solo pochi giorni fa) e molte altre sono già in rampa di lancio. Alcune invece, come Staskova, hanno tutto per raggiungere quei livelli ma hanno ancora bisogno di tempo e di tanto lavoro per arrivarci.

Fra 9 mesi circa ripartirà una nuova edizione, la prima in cui ci saranno i gironi, e la finale sarà a Torino. La Juve sta percorrendo la stessa strada che anni fa ha intrapreso con successo lo stesso Lione e, oggi come allora, anche a livello internazionale c’è la consapevolezza che la Juve sia in quel gruppo di squadre che nel giro di pochissimo tempo raggiungeranno (e magari supereranno) il livello della squadra di Aulas.

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