A febbraio, abbiamo cominciato a seguire la situazione nazionale con un po’ di apprensione. A marzo, abbiamo tirato i remi in barca, perché il tutto era molto più grande di Ateralbus, del calcio, dello sport. Ad aprile abbiamo cominciato a pensare alla seconda fase, quella di riapertura, quella dello sguardo ottimistico al futuro. A maggio abbiamo capito che si sarebbe probabilmente ripreso, che avremmo ricominciato anche noi a parlare di calcio e a farlo guardando il campo. A giugno riprenderemo a giocare.
Ora, per chi sta seguendo un minimo la Bundesliga, è lampante che questo calcio sia un calcio diverso: è diverso perché manca il pubblico, è diverso perché le condizioni fisiche precarie hanno conseguenze pesanti, è diverso perché il calendario è un cappio al collo degli atleti, è diverso perché fa caldo. Se rimanga un calcio meritevole di considerazione e fruizione, è un giudizio che va lasciato alla soggettività (per me, con alcuni limiti, sì). Tuttavia possiamo rigirare questa “diversità” per farne un esercizio di osservazione, e prestare attenzione a tante piccole cose che saranno un unicum nella storia di questo sport e che forse potremo raccontare a figli e nipoti con l’aria saccente del padre o nonno noioso che comincia ogni frase con l’espressione letargica “ai tempi del COVID…”.
Sistemi alternativi di tifo
La prima giornata di Bundesliga si è giocata letteralmente senza alcun tipo di pubblico; ma col passare delle settimane la creatività teutonica ha iniziato a partorire modalità differenti per far sentire ai calciatori e al pubblico a casa un’artificiale atmosfera da stadio. Così, nel Klassiker BVB-Bayern, il Signal Iduna Park ha messo in piedi un ingegnoso e perpetuo sistema di cori con altoparlanti (inclusi sonori fischi quando era il Bayern a manovrare o quando l’arbitro sentenziava un fallo contro i gialloneri).
Ma non è finita qui. Il Bayer Leverkusen ha proposto enormi striscioni sulle tribune per simulare l’effetto del pubblico (oltre all’ormai consolidata pratica dei cori negli altoparlanti). In Inghilterra stanno pensando di chiedere ai tifosi di mandare cori attraverso un’app, e in Danimarca hanno già implementato con successo la partecipazione dei tifosi sugli spalti via Zoom.
E in Italia? Con lo stadio di proprietà, ci aspettiamo soluzioni creative anche da parte della Juventus: gigantografie? Cori ad hoc per i giocatori? Elicotteri con il pubblico benestante direttamente sopra lo stadio? Il limite è la nostra immaginazione, e magari più in là si comincerà a far entrare parte degli abbonati, distribuiti su tutti gli angoli delle tribune in ottemperanza ad un cauto distanziamento sociale.
Le grida dalle panchine
Prima dell’idea dei megafoni con i cori, il tifoso poteva apprezzare qualcosa di assolutamente inedito: l’ascolto delle indicazioni tattiche dalla panchina. Ce ne siamo accorti già in Juventus-Inter, ultima partita giocata prima della sosta. Si tratta di un’esperienza unica, sia per apprezzare quegli allenatori generosi in indicazioni (tipo Sarri o Fonseca) sia per quelli che invece si prodigano in grida incomprensibili per uno spettatore esterno (tipo Conte). Da suggerimenti banali che diamo anche noi sui campi di amatori la domenica – come “apri”, “accorcia”, “sali”, etc – ad indicazioni più dettagliate – come “esci su Tizio” o “palla dentro/fuori”. Ci sarà da divertirsi. E anche se le simulazioni di tifo copriranno in parte queste grida, la vicinanza degli allenatori con i microfoni a bordo campo soddisferà il nostro voyeurismo.
Le cinque sostituzioni
La FIFA ha approvato l’opzione di tenere 5 sostituzioni nel calcio post-COVID: si tratta di un cambiamento significativo, che andrà – speriamo – a privilegiare le squadre con una rosa profonda in grado di offrire cambi di qualità ai titolari. Garantire la possibilità di immettere forze fresche in campo si spiega con il pericolo del caldo, ma anche con le precarie condizioni atletiche che una preparazione mai attuata prima cercherà di correggere.
Noi spettatori potremo divertirci a pronosticare sia gli stravolgimenti del secondo tempo (perché, ricordiamocelo: cambiare 5 giocatori significa cambiare metà dei giocatori di movimento), sia fantasticare sui minuti in cui avverranno i cambi. Vedremo cambi anche nel primo tempo? Vedremo frotte di calciatori sulla linea di metà campo pronti ad entrare? Sarà interessante, a patto di non sconfinare in una partita completamente diverse che fa tanto amichevole estiva…
Esultanze creative
Erling Håland ha segnato il primo gol della ripresa e ha esultato con un balletto tenendo i compagni a un paio di metri di distanza. Altri hanno celebrato i gol “dandosi il gomito”, battendosi i tacchetti degli scarpini in un’inedita versione del fist-bump o ancora con fugaci ed imbarazzate pacche sulle spalle. Di sicuro, sarà difficile rivedere i capannetti di calciatori ammucchiati l’un sull’altro, o gli abbracci multipli in panchina (anche perché non ci sarà una vera e propria panchina), se non altro per compiacere un’opinione pubblica particolarmente bacchettona.
Tra le fila della Juventus, Cristiano Ronaldo è già attrezzato per l’esultanza in solitaria, e anche per Dybala la sua mask è consolidata e ripetibile senza interazioni. Ma gli altri? Come esulteranno i nostri? Io spero che ci si possa inventare un tipo di esultanza riconoscibile, in equilibrio su quel filo sottile che separa imbarazzo e genialità, in modo da riproporla ab libitum anche quando usciremo da questa brutta situazione.
Modalità di distanziamento sociale
Vedere i giocatori arrampicati sugli spalti in prossimità delle panchine con mascherine e un paio di posti di distanza è una delle immagini più distopiche di questo calcio, al pari forse delle interviste surreali col microfono tenuto da un braccio lungo un paio di metri.
Che misure adotteremo in Italia? Le stesse? Ci faremo prendere dall’entusiasmo e saremo più permissivi? A quando la prima polemica per il mancato rispetto delle misure di sicurezza? Chi sfoggerà la prima mascherina mal indossata, con conseguente pubblica gogna? I giornalisti nostrani si accalcheranno come da tradizione, o saranno ligi ai protocolli? Ma soprattutto: dove staranno in panchina i giocatori (per dire) di Napoli, Roma, Lazio, e di tutte quelle squadre che hanno una pista d’atletica a dividere spalti e panchine? In realtà i nostri stadi anni ‘60 lo avevano previsto: la pista d’atletica sarà la miglior pratica di distanziamento sociale tra le squadre di calcio.