Inter-Juventus, la lezione di Conte a Pirlo

Inter-Juventus finisce 2-0 e il risultato è bugiardo. I nerazzurri hanno giocato con i bianconeri. Conte ha messo a nudo tutti le difficoltà della squadra di Pirlo. Una lezione dura, una delle peggiori prestazioni degli ultimi 10 anni. Problemi di campo che richiedono una soluzione: il tempo sta per finire.

Conoscete la teoria del piano inclinato?

Se mettete una pallina su un piano inclinato, questa comincia  a scendere piano piano fino a prendere sempre più velocità. Non puoi fermarla.

Inter-Juventus è stata questa. La squadra di Conte ha dettato il contesto della partita, la Juventus lo ha subito nettamente e non ha fatto nulla per trovare una soluzione.

I bianconeri arrivano alla sfida di Milano con pregi e difetti chiari ed evidenti. Antonio Conte ha studiato facilmente le contromosse e ha mosso facilmente le pedine per dichiarare scacco matto. Gli uomini di Pirlo sono stati finora in difficoltà quando hanno incontrato squadre che si difendono col blocco medio basso e chiudono accesso al centro per poi partire in transizione; problemi tanti anche nel pressing spesso disordinato e caotico in cui è facile trovare uomo libero sulla zona debole, specialmente ai fianchi e alle spalle di Bentancur e del centrocampista che entra dentro il campo (Ramsey).

Partiamo dalla fine.

Questo tweet mostra in maniera eclatante i limiti della pressione fortemente orientata a uomo. Ne abbiamo parlato e scritto spesso, così come sono evidenti passività e difficoltà a coprire in maniera razionale ed efficace gli spazi in fase di difesa posizionale.

Nel calcio di Pirlo, basato come sappiamo sui principi, per pressare e riaggredire immediatamente il possessore avversario è fondamentale fare densità attorno al pallone, collassare e scivolare in maniera aggressiva, ricercando situazioni di uno contro uno. Basandoci su questo, è evidente come la Juventus sia lontanissima da questo. I bianconeri non hanno trovato una soluzione efficace per contrastare la costruzione del gioco interista, non hanno indirizzato il gioco sulla corsia più debole, si son fatti muovere a piacimento, rincorrendo sempre gli avversari generando così buchi. Correre a vuoto è frustrante ed è quello che capito molto spesso ai bianconeri senza palla.

Come ci si voleva opporre alla costruzione a 3+2 dell’Inter? Quale era il compito dei 2 attaccanti? Chi doveva alzarsi su Brozovic? Il regista croato è rimasto sempre libero per tutta la gara, trovato con eccessiva semplicità dai difensori o con giocate a muro per liberare il terzo uomo. Come si voleva contrastare l’asse Hakimi Barella Lukaku?

Per l’Inter è stato facile per tutta la partita manovrare agilmente, costruire sul centro sinistra per poi trovare Barella tra le linee e poi aprire per Hakimi in corsa. Frabotta e Ramsey sono troppo fragili per fronteggiarli. Conte non ha dovuto nemmeno coinvolgere le due punte, spesso fondamentali nel gioco nerazzurro con le loro combinazioni nello stretto per poi pescare inserimento mezzala o servire esterno, perché i suoi giocatori hanno trovato immediatamente uomini liberi.

Sempre semplice e scolastico per l’Inter fronteggiare l’attacco posizionale della Juventus. Conte ha lasciato far girare la palla ai 3 difensori bianconeri, alzato Brozovic su Bentancur, protetto il centro costringendo la squadra avversaria a risalire il campo sugli esterni dove puntualmente scattavano raddoppi aggressivi grazie al puntuale contributo delle due mezzali. La Juve è stata statica con il pallone, assenza totale di scambi e di rotazioni di posizioni, pochissime corse. C’era ampiezza, sì, ma con giocatori piantati come bandierine; la profondità non attaccata, la rifinitura lasciata a iniziative individuali sulle fasce.

Conte ha portato a scuola Pirlo. Una lezione di gioco e di strategia. Ancora più grave non aver trovato una via d’uscita durante la partita, come testimoniato dai zeri cambi a inizio ripresa.

Sulla Juventus i dubbi sono tanti e costanti. È una squadra con problemi di campo, problemi che richiedono soluzioni da tanto tempo. Non ci sono più scuse per non cambiare, un cambiamento in coerenza con i principi. Pirlo, i giocatori, da Chiellini a Frabotta, ai microfoni parlano di mentalità, Dna, atteggiamento, ma le difficoltà sono legate al campo. È arrivato il momento di scegliere giocatori di qualità e con altro ritmo: non si può rinunciare ad Arthur, il centrocampista più tecnico e adatto a un gioco di possesso, a Kulusevski , Dybala e McKennie. Non possono essere preferiti a loro Rabiot e Ramsey: sarebbe stato sufficiente guardare il secondo tempo col Sassuolo per comprendere perché non si possa giocare con loro. Serve lasciare questo scolastico 4-4-2, questa pressione a uomo che non potrà mai funzionare con i giocatori scelti. Sono problemi di campo, non di atteggiamento. Risolvete i primi, vedrete che la squadra sarà molto più convinta e aggressiva.

Difficoltà di campo che nascono dalle scelte societarie. Vedere Barella e Bastoni brillare quando la Juventus ha investito dal 2016 in poi in giocatori spesso sopravvalutati, pagandoli notevolmente, o con tanti limiti senza puntare sui giocatori italiani più talentuosi è il fallimento di una strategia basata sull’ora e subito. Si poteva essere il Bayern, si è scelto di essere il Real Madrid sbagliando scelte su scelte.

Inter-Juventus è l’ultimo crocevia. Pirlo ha materiale per riflettere sui propri errori. Lecito – e giusto – per me continuare a proporre i propri principi, intelligente scegliere gli strumenti più adatti per metterlo in pratica. Di certo non sono quelli scelti ieri.

E che questa immagine rimanga scolpita per comprendere come tutti in campo debbano pensare e ragionare allo stesso modo.

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