di Michele Tossani.
La prestazione della Juventus nella semifinale d’andata contro l’Inter è stata caratterizzata (almeno per i primi quarantacinque minuti di gioco) da una buona prova difensiva senza palla.
Rispetto alla sfida di campionato (dalla quale Pirlo aveva dichiarato di aver ‹‹imparato tanto››) in Coppa Italia i bianconeri hanno presentato un approccio più aggressivo in fase di non possesso palla, con un baricentro decisamente alto (e una media di 56.6m nel primo tempo).
Il piano gara era quello di sporcare la fase di costruzione nerazzurra, fase che serve all’Inter per attirare la prima pressione avversaria e, una volta scavalcata, attaccare in campo aperto sfruttando soprattutto lo svuotamento del centrocampo da parte delle mezzali e la ricerca diretta dei due attaccanti. Una circostanza che, lasciata senza adeguate contromisure, ha fatto malissimo alla Juve nella partita di campionato.
Conoscendo il gioco offensivo nerazzurro, Pirlo ha comunque cercato di impostare una prima linea di pressione piuttosto avanzata. L’obiettivo è stato quasi sempre centrato, con la Juve che si è dimostrata in grado contrapporsi alle linee di passaggio iniziali di una squadra che impostava 3+1. Soprattutto, ha provato in tutti i modi ad oastacolare le ricezioni fronte porta di Brozovic, vero e proprio direttore d’orchestra per Conte.
Nell’immagine di seguito possiamo osservare proprio una situazione di pressing avanzato juventino sulla costruzione dell’Inter.
In questa circostanza si possono vedere Ronaldo su de Vrij e Kulusevski su Brozovic, con Bentancur uscito alto su Vidal. A queste si aggiungono Bernardeschi e McKennie che lasciano un cuscino più alto su Skriniar e Bastoni ma in posizioni tali da poter poi scivolare, se necessario, verso i due braccetti. In generale, i giocatori sono istruiti a valutare anche la posizione del pallone, orientando una pressione meno forte sull’uomo verso il lato debole.
Proprio l’applicazione di Kulusevski su Brozovic ha rappresentato una delle grandi novità rispetto allo scontro precedente fra le due squadre. In occasione della sconfitta dello scorso gennaio, infatti, la Juve aveva colpevolmente lasciato libero il croato, che non a caso poté giocare ben 93 palloni, registrando 7 passaggi chiave (Sics). Stavolta invece il play basso interista ha giocato trentotto palloni in meno (55) e prodotto due passaggi chiave in meno.
Un progresso innegabile quello di Pirlo nella gestione delle costruzioni avversarie a tre. La Juve, in questa stagione, aveva invece sofferto questi rombi in costruzione (come ad esempio nella sfida col Crotone).
Di fatto, le difficoltà maggiori si sono avute in situazione di riaggressione, e non sul pressing della prima costruzione. Se in passato la Juventus aveva fatto registrare un ottima riaggressione, la cattiva vena di McKennie e il sacrificio di Kulusevski in zone più basse hanno un po’ inibito la riconquista della sfera. Questo è quello che è avvenuto in occasione del gol interista, ad esempio. In quella situazione (oltre all’errore di Buffon sulla conclusione di Lautaro Martínez) c’è stata anche una cattiva gestione di una situazione di chiara superiorità numerica difensiva tra Demiral e Alex Sandro.
Dalla prestazione del primo tempo la Juve dovrà quindi ripartire per definire al meglio la propria prima pressione, cercando di mantenerla il più a lungo possibile nell’arco dell’intera partita.