Se la prima frazione di gioco è stata bloccata, tranne qualche fiammata, nella ripresa la partita ha preso ritmo. Il Sassuolo non ha rinunciato alla propria organizzazione ed ha evidenziato le difficoltà della Juventus, capace di creare tanto grazie anche alla brillante prestazione di Kulusevski.
“In dieci si gioca meglio”.
Quante volte abbiamo sentito questa frase pronunciata da un allenatore o da qualche commentatore? Affermazione che sembra effettivamente adattarsi a quanto visto fare dal Sassuolo nel secondo tempo della sfida di Torino con la Juventus. A fine partita non sono mancati i giusti e meritati complimenti alla formazione di De Zerbi, capace di mantenere la propria identità anche in inferiorità numerica mettendo in difficoltà i bianconeri. Nei minuti successivi al triplice fischio finale, però, questo tweet ha confermato quanto l’occhio aveva visto:
La Juventus, insomma, sebbene disordinata e non dominante, ha creato una notevole mole di occasioni. Cosa è successo nel secondo tempo?
Una riposta immediata è questa: tutto quello che non è accaduto nella prima frazione. La squadra di Pirlo, come scritto da Andrea Lapegna, impostava con un blocco 3+2 di costruttori con 5 invasori tra i quali ha spiccato nei minuti in cui è stato in campo McKennie, per la consueta capacità di muoversi nello spazio. Movimenti spesso ad attaccare la profondità aumentando la distanza tra le linee del Sassuolo ampliando così la zona di rifinitura.
Arthur e Bentancur sembrano quindi gli uomini scelti dal tecnico bianconero quando gli avversari sono molto abili nel pressare alto, come già accaduto con l’Atalanta: la scelta ricade sul doppio play per trattare meglio il pallone in uscita. Una volta uscito l’americano, la Juventus è apparsa però statica, a causa dei pochi movimenti senza palla con ricadute sulla lentezza della circolazione: sono stati carenti gli scambi di posizioni e le rotazioni tra gli stessi giocatori.
Il Sassuolo è stato abile nel chiudere il centro impedendo ai bianconeri l’accesso in zona centrale per la rifinitura convogliando la manovra avversaria sugli esterni. Lo stesso piano gara, in fase di non possesso, è stato adottato da Pirlo sulla scia di quanto fatto da Inter e Milan: ostacolare la ricezione dei centrali di centrocampo e chiudere il centro, dando a Dybala il compito di seguire a uomo Locatelli.
Il risultato è stato quello di due squadre ordinate e aggressive senza palla. Le occasioni arrivano quando una delle due formazioni è riuscita a manipolare la struttura avversaria trovando ricezioni centrali, oppure, come spesso hanno fatto i padroni di casa, esplorando lo spazio tra terzino e difensore centrale. Una soluzione in cui il contributo di maggior peso va giustamente dato a Kulusevski, capace di galleggiare lungo tutto il fronte d’attacco, creando spesso situazioni di superiorità numerica e posizionale.
Una volta in dieci, nell’intervallo, De Zerbi intelligentemente inserisce un play come Maxi Lopez modificando anche, in alcune situazioni, qualcosa nello schieramento col pallone della squadra. Il Sassuolo inizia a costruire con 5 giocatori (3 difensori e 2 centrocampisti), stringendo la posizione del terzino destro Muldur, alzando il terzino sinistro Kyriakopoulos e dando a Traorè (qui la sua scheda) il compito di muoversi sia in verticale che in orizzontale e attaccare lo spazio ai fianchi e alle spalle di Rabiot.
La Juventus perde in aggressività e copertura degli spazi. Complice la contemporanea presenza a centrocampo di giocatori compassati, poco attenti e intensi senza palla, inizia a girare a vuoto e rincorrere gli avversari. Kulusevski, per esempio, è stato molto volenteroso, ha corso moltissimo, ma ha lavorato male sulle linee di passaggio; i due centrali, Arthur e Rabiot, lenti nelle coperture reciproche e spesso passivi nelle uscite. Ramsey, che per caratteristiche fisiche e atletiche non riesce a reggere alti ritmi, è stato spesso in ritardo e anche lui si è trovato a rincorrere.
Male anche i difensori. Perché se è vero che le linee di passaggio sono state spesso lasciate libere, Danilo e Bonucci, specialmente, non hanno brillato per marcature preventive permettendo ai giocatori del Sassuolo di attaccare in campo aperto o di ricevere senza marcatura stretta. La bravura della Juventus è stata quella di assorbire bene questi attacchi, lasciando poche grosse occasioni agli avversari, complice anche qualche demerito da parte degli avversari. Defrel, invece, coi suoi continui movimenti ha creato grossi ostacoli alla coppia Demiral-Bonucci.
In fase di possesso, la Juventus ha continuato a tenere per lunghe fasi del secondo tempo un blocco di 5 costruttori, rallentando così senza motivi la costruzione del gioco. Rabiot si è trovato in difficoltà nel momento in cui è stato chamato a trovare spazio libero alle spalle dei centrocampisti, risultando compassato e pigro.
I guizzi sono arrivati da Kulusevski, come ben scritto da Luca Rossi. Lui, agendo formalmente da seconda punta, ha il grande merito di aver esplorato e attaccato gli spazi. Il Sassuolo, formazione che difende a zona pura, ha la difficoltà di coprire lo spazio tra il terzino e il difensore: è sulle corsie che la Juventus è riuscita a sfondare, creando superiorità numerica e posizionale per andare poi ad attaccare la porta.
Quella col Sassuolo è per la Juventus una vittoria pesante. La squadra di De Zerbi è forte perché ha identità, struttura, organizzazione, princìpi condivisi e applicati, giocatori adatti all’idea dell’allenatore, atleticamente e mentalmente intensi, che credono in quello che fanno. Per questo sono riusciti a palleggiare con un uomo in meno e mettere in risalto le criticità senza palla degli avversari. La Juventus di novembre non avrebbe probabilmente potuto pensare di vincere questa partita: la formazione di Pirlo è riuscita a creare tanto, a non soffrire il pressing avversario e ad assorbire gli attacchi. Ancora una volta il disordine e le fragilità senza palla si sono manifestate – e non poteva essere diversamente contro una squadra forte come il Sassuolo: se è vero che questo campionato vede tante formazioni capaci di giocare col pallone e creare tante occasioni, è altrettanto vero che la Juventus deve lavorare sulla capacità di mantenere costante applicazione e intensità, pressando il portatore e coprendo bene il campo. Con la palla, invece, al netto delle difficoltà e caratteristiche individuali, qualche sovrapposizione in più da parte dei braccetti laterali, specialmente Danilo, potrebbero rompere lo scacchiere.