L’arrivo di Maurizio Sarri ha scatenato, come previsto, ogni possibile illazione in merito all’adattabilità dell’allenatore toscano al contesto Juve, sia fuori che dentro il campo. Proprio riguardo alle interpretazioni tattiche della Juventus di Sarri si è scritto e detto molto in questi giorni. L’assunto di base è che il Sarri-ball dovrebbe cambiare profondamente l’aspetto della squadra, come è ovvio pensare dato che il nuovo allenatore bianconero è diverso dal suo predecessore.
Da un allenatore (Allegri) che predilige una buona fase difensiva, accompagnata ad un calcio di principi in possesso, si passa infatti ad un altro (Sarri) che cura in modo maniacale entrambe le fasi di gioco. Proprio la differente visione del lavoro richiesto alla linea arretrata potrebbe risultare la differenza più evidente fra la vecchia e la nuova Juve. Con Allegri il riferimento primario per i giocatori della linea arretrata era costituito dall’avversario mentre con Sarri si gioca a zona pura, con la posizione della palla che diventa il principale punto di riferimento per determinare i movimenti della linea. In avanti poi, il sistema di Sarri prevede la costruzione di triangoli attraverso i quali far muovere velocemente il pallone allo scopo di trovare tempo e spazio per penetrare all’interno delle maglie difensive avversarie. Spesso gli half-spaces, come accadeva a Napoli, sono entrambi occupati da due giocatori ad altezze diverse di campo.
Tutto questo, in sintesi, ha caratterizzato il 4-3-3 del nuovo allenatore della Juventus negli anni partenopei e nella stagione appena trascorsa al Chelsea, pur nella differenza di interpretazione data fra Napoli e Londra, dovuta alle diverse caratteristiche dei giocatori a disposizione. Perciò, dal momento dell’annuncio di Sarri sono cominciate le speculazioni in merito all’adattabilità della rosa bianconera (indipendentemente dalle evoluzioni del mercato) al 4-3-3 sarriano. Ma Sarri non ha utilizzato soltanto il 4-3-3 in carriera. Non essendo infatti un fondamentalista di un modulo, Sarri ne ha in carriera adottati diversi. Le sue preferenze vanno ultimamente per il centrocampo a tre che non ha più abbandonato dai tempi di Empoli. Qui tuttavia, il modulo adottato non era il 4-3-3 con il quale si è fatto conoscere in Europa ma il 4-3-1-2 col trequartista dietro le due punte. Proprio in Toscana Sarri decise di abbandonare il fino ad allora favorito 4-2-3-1 in favore del rombo di centrocampo, per far convivere insieme Tavano e Maccarone. Scelta fatta in virtù di una evoluzione di pensiero che, oltre che optare in favore di un centrocampo a tre, convinse Sarri ad essere meno rigido tatticamente per venire incontro appunto alle caratteristiche dei giocatori. All’interno di un sistema così strutturato, la squadra empolese cercava di far arrivare palla ai tre riferimenti offensivi (il trequarti e le due punte) adottando soluzioni che variavano a seconda dell’avversario di turno. Già da allora comunque erano visibili alcuni patterns che poi hanno caratterizzato il passato recente di Sarri come, ad esempio, quello che prevedeva un alto utilizzo del play basso davanti alla difesa per veicolare i flussi di gioco della squadra. Non è impossibile che, pur magari con un gioco offensivo meno diretto, Sarri riproponga questa soluzione anche a Torino o, almeno, tenga il rombo come ipotesi alternativa da usare alla bisogna.
Questo modulo potrebbe finire per sfruttare appieno le qualità di Cristiano Ronaldo. Al giocatore portoghese difficilmente potrà essere chiesto, nelle due fasi, un lavoro simile a quello che Sarri ha voluto far fare a Insigne o Hazard: del primo, Ronaldo non ha la capacità di fare con la stessa intensità il lavoro in fase difensiva o di abbassarsi per favorire l’uscita bassa della squadra mentre, del secondo, non possiede la stessa facilità nel dribbling.
Così o Ronaldo giocherà da centravanti oppure Sarri dovrà cucirgli addosso un’altra interpretazione da esterno, diversa da quelle fatte dall’italiano al Napoli e dal belga al Chelsea. Tuttavia, nel primo caso la Juve potrebbe dover sacrificare nuovamente alcuni elementi (Dybala) per supportare un Ronaldo da no.9. Ecco allora che il 4-3-1-2 potrebbe rivelarsi utile per utilizzare Ronaldo sul centro sinistra dell’attacco, in coppia con un’altra punta centrale, magari lo stesso Dybala. Contro le difese a quattro che lavorano più individualmente, gli attaccanti dell’Empoli cercavano di allargare i centrali difensivi per lasciare spazio alle avanzate del trequartista. Proprio dalla rivalutazione di un Ronaldo che, alla fine, con Allegri, ha prodotto in termini realizzativi una delle sue peggiori stagioni in carriera, passerà probabilmente molto dell’eventuale successo dell’esperimento Sarri alla Juventus.Da qui dovrà partire il lavoro del nuovo allenatore della Juventus: dal ridare al portoghese quella dimensione da cannoniere
A centrocampo Ramsey e Bernardeschi potrebbero trovare collocazione tattica come interni box-to-box ma anche con caratteristiche adatte per allargarsi in fase di possesso per ricevere a dare ampiezza alla manovra juventina. Gli stessi movimenti potrebbero essere in parte richiesti anche ad un Milinkovic-Savic o ad un Pogba. Anche Bentancur potrebbe trovare collocazione come interno di centrocampo. Con Pjanic utilizzato da vertice basso, una eventuale schermatura avversaria del bosniaco potrebbe infatti essere superata muovendo in avanti l’ex giallorosso per cambiarsi di posizione con l’uruguaiano, così come accadeva con Valdifiori nell’Empoli.
Detto ciò (e premesso che, allo stato attuale, cioè prima che il mercato entri nel vivo, la Juventus avrebbe comunque già una rosa in grado di far eventualmente utilizzare a Sarri anche il 4-2-3-1) sarà importante che Sarri riesca a portare avanti il lavoro fatto da Allegri nell’ultimo anno sui calci piazzati.
I dati forniti da @CalcioDatato ci dicono infatti che i bianconeri, nelle ultime tre stagioni con Allegri, hanno trasformato più piazzati in gol rispetto al Napoli ed al Chelsea di Sarri.