Forse il gallese sta rendendo meno di quanto ci si aspettasse, ma il suo contributo rimane importante per il 4-3-1-2
Il 4-3-3 con cui Sarri si è presentato a Torino in questa stagione è durato meno di un mese. La penuria di esterni, la tendenza di Ronaldo ad accentrarsi (visibile fin dalla prima uscita col Parma) e, forse, anche la volontà di mettere Paulo Dybala più vicino alla porta, hanno convinto il tecnico toscano a virare verso il 4-3-1-2 col quale si era fatto conoscere a livello nazionale ai tempi di Empoli.
All’interno di questo modulo, un ruolo fondamentale lo assume il trequartista. Nella posizione di no.10 Sarri ha alternato fondamentalmente tre giocatori: Dybala, Federico Bernardeschi e Aaron Ramsey. Tutti e tre, come è facilmente intuibile, tendono ad interpretare in modo differente i compiti della mezza punta a partire dalle prorie caratteristiche individuali.
Con Dybala, all’interno del tridente pesante, la Juventus acquista ulteriore forza in fase offensiva, rischiando però di perderci in equilibrio, tanto è vero che lo stesso Sarri ha affermato che questo attacco può essere proposto in determinate circostanze ma non continuativamente, almeno in questo momento.
Con Bernardeschi viene invece salvaguardato l’equilibrio di squadra, avendo l’ex fiorentino maggiori attitudini difensive. Tuttavia, il nazionale azzurro ha mostrato pecche considerevoli nell’interpretazione del ruolo in fase di possesso, tanto è vero che si è recentemente aperta la discussione su un suo riposizionamento da mezzala.
Fra questi due estremi, Ramsey rappresenterebbe sulla carta una sorta di via di mezzo. Il gallese è infatti efficace in fase difensiva (7 recuperi contro la Roma) mentre, in possesso, pur non potendo garantire gli stessi numeri di Dybala in termini di expected assist (2.24 p/90 per l’argentino finora, contro lo 0.80 dell’ex Arsenal), il 29enne di Caerphilly produce leggermente più passaggi chiave p/90 di Dybala (2.18 contro 2.17). Cosa ci dicono questi numeri? Che c’è da migliorare la qualità dei tiri propiziati, ovvero delle occasioni che il gallese va a creare.
Certamente, al netto dei problemi fisici che ne hanno condizionato il rendimento a livello di continuità, Ramsey deve ancora dimostrare di poter svolgere le funzioni richieste per giocare in quella posizione. Paradossalmente, o forse nemmeno tanto, la sfida con la Roma ha messo in evidenza delle difficoltà in fase difensiva da parte del gallese.
Infatti, senza l’aiuto dei due interni, il trequartista bianconero ha palesato dei problemi nel contenere il doppio mediano della Roma e si è spesso trovato ad essere preso in mezzo da Diawara e Veretout. Di conseguenza, il pressing juventino è stato meno efficace con il risultato di contribuire all’abbassamento del baricentro della squadra di Sarri (41.39m di media sul possesso avversario, un dato mediamente alto per la squadra di Sarri).
Con la compagine juventina che gestiva lunghe fasi di difesa posizionale, Ramsey ha avuto campo per esprimere al meglio le sue caratteristiche di centrocampista in grado di ribaltare l’azione aiutando la fase di risalita della squadra. Sicuramente, Ramsey dovrà migliorare la gestione del pallone, visto che ha perso ben 9 dei 37 palloni giocati contro i giallorossi.
Resta da vedere come Ramsey riuscirà a interpretare la posizione in situazione di attacco a campo corto, quando cioè la Juve, come avviene nella maggior parte delle partite affrontate dai bianconeri, si troverà a dover cercare di consolidare il possesso nel secondo campo. Cosa che non è avvenuta contro la Roma grazie anche al pressing operato degli uomini di Paulo Fonseca.