Erano anni che non si vedeva un esordio in Europa così convincente da parte della Juventus. La prestazione col Valencia è ricca di personalità, figlia della mentalità vincente, di una durezza capace di andare oltre gli episodi più sfortunati, di un’esperienza che porta a saper gestire al meglio gli sbalzi emotivi, ma è stata soprattutto una dimostrazione della qualità dell’organizzazione della squadra di Allegri, capace di controllare tutto il primo tempo, tenendo a bada la sfuriata iniziale degli spagnoli, per poi colpire sfruttando più volte i punti deboli.
I primi 45 minuti sono allo stesso tempo un punto d’arrivo e una base di partenza per la stagione che sarà: la Juventus ha dimostrato pienamente di essere andata in Spagna con la consapevolezza e la fiducia di poter fare il risultato, rispettando l’avversario, mostrando di voler imporre il proprio gioco. Si potrebbe dire un bel gioco, perché la manovra bianconera è stata pulita, veloce, eseguita bene tecnicamente, con buone spaziature, paziente e non frenetica, organizzata nelle spaziature sul campo, chiara e determinata nel realizzare il proprio piano partita. Studiare le caratteristiche degli avversari è fondamentale, e non solo per prenderle le misure e adeguarsi a livello difensivo, per cogliere i punti deboli, comprendere come sfruttare le loro difficoltà e colpire poi in partita.
Il Valencia è stato schierato col consueto 4-4-2 di sacchiana memoria, basato sulla zona pura, un sistema che richiede grande intensità per mantenere le giuste distanze tra i reparti e tra le maglie della stessa linea; Marcelino predilige bloccare il centro per mandare l’avversaria sulle fasce, dove il campo è ovviamente più stretto, e far scattare il pressing. La Juventus, però, non disdegna di risalire il campo sulle corsie esterne, sfruttando le qualità tecniche dei propri terzini, coinvolgendo totalmente anche gli esterni alti: con il 4-3-3 disegnato da Allegri, fondamentali sono risultate le catene laterali, specialmente quella della sinistra. I bianconeri hanno potuto manovrare dal basso con la coppia centrale – il Valencia ha voluto tenere la coppia d’attaccanti più bassa, prendendo in mezzo Pjanic -, risalendo il campo con pazienza, calma, velocità e buona esecuzione tecnica: l’idea di fondo è stata quella di chiamare il pressing del Valencia sulla zona destra, facendo iniziare il gioco dai piedi educati di Bonucci e Cancelo; dopo aver fatto collassare gli spagnoli su un lato, la Juventus muoveva velocemente il pallone all’indietro, o al centro coinvolgendo Pjanic, per cambiare campo e passare sulla sinistra, dove si son fatti trovare larghi, sfruttando al massimo l’ampiezza, Alex Sandro e Cristiano Ronaldo (o Bernardeschi nel caso di scambi di posizione), mentre Matuidi attaccava il corridoio centrale.
Il 4-4-2 del Valencia senza palla. Larghissimi Ronaldo e Sandro. Spesso l’asso portoghese si è abbassato per essere lui a puntare la difesa, col terzino brasiliano più avanti e pronto per ricevere palla al piede. Sotto, è Bernardeschi a trovarsi sulla sinistra.
È dalla sinistra che son nate le quattro occasioni clamorose create dai bianconeri nel primo tempo. La difesa del Valencia, stringendo sempre fortemente sul lato del pallone, ha dimostrato le consuete criticità: difficoltà a riempire e difendere l’aria piccola; problematicità eccessive sulla zona debole; imbarazzo nell’ assorbire gli inserimenti senza palla dei centrocampisti. La pigrizia di alcuni valenciani, uno su tutti Guedes, hanno amplificato la capacità davvero brillante da parte della Juventus di eseguire il proprio piano partita.
L’occasione grossa sui piedi di Mandzukic nasce da una paziente e veloce manovra della Juventus. Bernardeschi da ala sinistra vecchio stampo.
I cross sempre sul secondo palo. Tutte le difficoltà del Valencia.
Possesso palla dopo la riconquista per riordinarsi sul campo. Paziente giro palla per spostare il Valencia su un lato e poi affondare sulla sinistra.
L’espulsione di Cristiano Ronaldo è stata gestita bene da parte degli uomini d’Allegri, abili a usare il possesso palla per congelare il ritmo della partita, manovrando con pazienza e lucidità, evitando di innescare il temuto contropiede valenciano; gli spagnoli, invece, hanno dimostrato scarsa capacità nella lettura della situazione, continuando a tenere un pressing non offensivo, permettendo così alla Juventus d’iniziare la manovra senza difficoltà.
La maturità e la lucidità della grande squadra.
Senza il portoghese, il talento di Bernardeschi, decisamente la sua miglior prestazione con la maglia juventina, è stato essenziale: nell’azione che porta al rigore, l’ex Fiorentina ha seguito lo sviluppo del gioco, spostandosi dalla destra sulla sinistra, creando quella superiorità fondamentale per sfruttare il lato debole.
Avvio della manovra dal basso, coinvolgimento di Bernardeschi come mezzala, Valencia spostato da sinistra al centro e infine ancora sinistra per poi sfruttare il lato debole.
La Juventus ha giocato bene. Un concetto spesso equivocato, ma che si basa sull’organizzazione di una squadra, sulla esecuzione tecnica e sulla capacità di leggere le caratteristiche degli avversari. Il primo tempo di Valencia, esclusa l’espulsione di Ronaldo, ha un solo limite: aver sbagliato troppi gol. La prestazione è ciò che ci s’aspetta da una delle principali candidate alla vittoria finale: personalità, maturità, compattezza, esperienza, qualità diffusa, organizzazione, difesa.
Bisogna ripartire da qui. Lavorando per essere più precisi sotto porta, insistendo nel controllo ragionato della partita, mantenendo il possesso palla, con movimenti chiari e netti senza palla, sfruttando tutte le qualità per trovare la rete. Ci saranno formazioni più brave rispetto al Valencia, ma la strada da seguire, a mio avviso, è chiaramente questa e dovrebbe essere l’obiettivo di campo della stagione intera.
Bonustrack: Bernardeschi tra diagonale in transizione e sombreri.
PS La partita col Valencia è l’ennesima dimostrazione della necessità urgente d’inserire il Var quanto prima. Non è ammissibile che la massima competizione internazionale di squadre di calcio di club non sia all’avanguardia: cosa sarebbe successo se il rigore assurdo concesso nel finale (e lasciamo stare l’espulsione di Ronaldo) fosse stato decisivo per un passaggio di turno? Valencia è anche la dimostrazione che in 10 per un’ora si può vincere: basta sapere giocare bene a calcio, essere maturi, forti e avere grande personalità. E questo è da pochi.
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Dà consigli. "Trust the process". Da tanti anni si diverte a parlare e scrivere di Juventus.