Tutto ciò che dovete sapere sui prossimi avversari della Juventus in Champions League.
Il Tottenham Hotspur è una delle squadre più interessanti nel panorama calcistico internazionale.
Sotto la guida del tecnico argentino Mauricio Pochettino, infatti, gli Spurs hanno finora disputato quattro stagioni ad altissimo livello in patria, sfiorando il titolo inglese nelle ultime due edizioni della Premier League.
Quest’anno invece, complice anche una partenza sottotono, i nord londinesi sono (al momento in cui scrivo) quarti e lontanissimi dalla capolista Manchester City, ma comunque in piena corsa per l’accesso diretto alla Champions League, competizione nella quale già quest’anno stanno dimostrando di aver acquisito una mentalità europea per essere competitiva anche in ambito internazionale.
Il Tottenham ha vinto con merito il proprio girone, sbaragliando squadre di grande spessore come Real Madrid e Borussia Dortmund: andiamo dunque ad analizzare i segreti della squadra di Pochettino.
Il modulo e lo stile di gioco
Gli Spurs giocano un calcio estremamente fluido e piacevole da vedere, ricco di combinazioni palla a terra nella trequarti avversaria (spesso innescati dalla verticalizzazione di un centrale o di un centrocampista) e di un ottimo sistema di pressing/contropressing collettivo.
Come per Allegri, secondo Pochettino sono le caratteristiche dei giocatori a delineare il modulo tattico di riferimento e non viceversa. Generalmente il Tottenham utilizza due tipi di moduli: il 4-2-3-1 ed il 3-4-2-1 (o 3-5-1-1 a seconda della posizione di Christian Eriksen).
Con uno stile di gioco in cui i terzini forniscono ampiezza ed un centrocampista (spesso Eric Dier, un giocatore dotato di grande versatilità tattica) si abbassa tra i difensori per creare superiorità numerica (la famosa “salida lavolpiana“), i due sistemi di gioco sono intercambiabili all’interno della stessa partita.
In fase di possesso consolidato, uno dei tre trequartisti, principalmente Eriksen (di cui trovate qui l’ottima scheda tecnica realizzata da Luca Rossi) si abbassa per creare superiorità numerica a centrocampo, oppure si muove tra le linee per fornire opzioni di passaggio.
Il sistema difensivo
Il Tottenham può difendere comodamente con una linea difensiva molto alta o con un baricentro molto basso: il principale obiettivo, però, è la compattezza (sia orizzontale che verticale). Disposti principalmente secondo un 4-4-2, il pressing viene portato dagli attaccanti e gli esterni, con i centrocampisti che accorciano in zona palla, coprendo il corridoio interno tra il terzino ed il centrale sul lato palla. Non sempre, però, le scalate difensive sono puntuali; quando queste falliscono, il Tottenham è piuttosto vulnerabile nella difesa della propria area di rigore, per non parlare delle situazioni di difesa individuale (soprattutto negli 1vs1).
La fluidità offensiva
L’attacco del Tottenham è estremamente fluido ed offre diverse soluzioni offensive ai propri compagni. I loro attaccanti sono molto bravi nella ricezione del pallone, accentrandosi tra le linee, o nel fraseggio in spazi stretti, concetto importante per le loro combinazioni palla a terra. I movimento interni-esterni di Harry Kane, centravanti estremamente mobile, permette ai compagni di avere sempre spazio da attaccare in profondità grazie ai centrali avversari che vengono portati fuori posizione dalla punta inglese: il resto poi lo fanno la grande intelligenza tattica dei singoli e le ottime connessioni spaziali-temporali del reparto, che si muove sempre in maniera complementare.
Eriksen rimane comunque il punto focale della manovra offensiva del Tottenham, nonché il vero playmaker della squadra.
Quando si abbassa nello spazio lascia davanti a sé un triangolo offensivo formato da Heung-Min Son, Dele Alli e Kane: il sud-coreano si allarga sulla fascia per poi tagliare verso l’area di rigore con un movimento in profondità mentre Alli si posiziona tra le linee, agendo da numero 10, per poi attaccare l’area di rigore con i suoi inserimenti sempre molto puntuali. Per controbilanciare l’accentramento di Eriksen, il terzino sul suo lato (spesso Kieran Trippier, in quanto il danese gioca a destra) si alza per fornire ampiezza. Di contro però, si crea un buco pericoloso alle sue spalle, cosa che sull’altro lato invece succede poco dato che il terzino sinistro, il gallese Ben Davies, è più bloccato rispetto al compagno. Pochettino dunque si affida alla velocità di Davinson Sánchez in campo aperto per gestire quella zona di campo nelle transizioni difensive.
Il colombiano è un centrale molto prestante dal punto di vista atletico ed ottimo nel tackle scivolato, anche se spesso irruento e quindi abbastanza prone a bucare l’intervento; in alternativa, è Dier che si allarga sul centrodestra per schermare quel settore di campo.
L’importanza dei terzini ed i cross dalla trequarti
Come detto inizialmente, i terzini hanno un ruolo di grande importanza nel sistema di Pochettino, soprattutto nel 3-4-2-1, dove sono loro a dover fornire sempre ampiezza alla manovra (cosa che riesce molto bene a Danny Rose e Serge Aurier). Devono essere bravi a difendere in spazi stretti, potendo contare sul raddoppio di un compagno, ma anche a proporsi velocemente in avanti nelle transizioni.
Con loro a fornire l’ampiezza alla manovra, gli attaccanti possono muoversi più centralmente, creando una grande densità da sfruttare nei cross.
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In particolare, gli Spurs sono molto abili nei cross dalla trequarti, più precisamente dagli half-spaces: c’è un motivo per cui questa soluzione offensiva sia molto utile. Rispetto al cross dal fondo, in cui spesso il pallone arriva a centro area e con la difesa già schierata, quelli effettuati da questa zona di campo permettono al pallone di giungere appena fuori dall’area piccola, oltre che essere di difficile lettura per la difesa avversaria, che sta scappando all’indietro e quindi può essere facilmente colta alle spalle dagli inserimenti degli avversari.
Qui sotto trovate esempi teorici e pratici di quanto ho appena spiegato:
Harry Kane
Il principale test per la difesa bianconera si chiama Harry Kane: l’attaccante inglese, uno dei migliori in Europa al momento, è veramente completo dal punto di vista tecnico e tattico, unendo abilità di raccordo e protezione del pallone spalle alla porta ad un’ottima precisione di tiro (anche da fuori area).
Sarà fondamentale per Benatia e Chiellini uscire a turno in anticipo su di lui per impedirgli di girarsi fronte alla porta e dialogare con i compagni, coprire bene la profondità sulle sue sponde ed infine difendere con estrema attenzione in area di rigore, dato che Kane (ma il concetto vale anche per Alli) è molto bravo nei colpi di testa.
Punti di forza e debolezze
Uno dei principali punti di forza del Tottenham sono le ripartenze: in transizione gli Spurs sono una delle squadre più pericolose al mondo grazie alla velocità e qualità tecnica dei suoi attaccanti.
Un altro aspetto in cui si destreggiano bene è il fraseggio sotto pressione, soprattutto da dietro: Jan Vertonghen, di scuola Ajax come i suoi compagni di reparto Alderweireld (non convocato per la gara di domani) e Sánchez, eccelle nel gioco di posizione: ha un’ottima tecnica sul corto e nel lungo, è molto preciso nelle verticalizzazioni e sa portare palla in conduzione per creare superiorità numerica a centrocampo. I suoi interventi in anticipo poi permettono agli Spurs di imbastire velocemente interessanti ripartenze.
A centrocampo, il belga Moussa Dembélé gestisce le transizioni offensive ed il gioco sul corto, grazie alla sua precisione nei passaggi ed alla sua abilità nel dribbling, unite ad un’ottima protezione del pallone con il fisico, sia da fermo che in corsa.
Oltre ai già citati problemi difensivi, il Tottenham fatica a creare occasioni pericolose contro blocchi difensivi particolarmente bassi e compatti che negano spazio di ricezione tra le linee (cosa in cui la Juventus eccelle). In questo senso, Fernando Llorente e Lucas Moura rappresentano i “piani B” per un gioco più diretto.
In generale, gli Spurs sono una squadra camaleontica, dotata di grande fisicità ed in grado di controllare le partite con la palla o lo spazio. Sulla carta sono insidiosi, ma tutto sommato battibili per una rosa qualitativamente forte come la Juve.
Che sfida dobbiamo aspettarci
Molto probabilmente il Tottenham deciderà di non fare la partita da subito, provando ad attaccare principalmente in transizione: non è da escludere quindi un loro 4-3-1-2 volto a rinforzare il centrocampo facendo grande densità in zona centrale ed usando Kane & Son come perni per le ripartenze; di contro, però, questo favorirebbe i duelli individuali fisici e tecnici sulle fasce (il rombo di centrocampo generalmente fatica nelle scalate in orizzontale date le grandi distanze da coprire), uno dei punti di forza della Juventus attuale.
In assenza di Blaise Matuidi (elemento prezioso in entrambe le fasi), sarà importante capire come Allegri gestirà le scalate difensive in orizzontale: proprio per impedire i cross dalla trequarti, il tecnico livornese potrebbe optare per un 4-5-1 in fase di non possesso, con Rodrigo Bentancur, Stefano Sturaro e Kwadwo Asamoah a contendersi il posto del francese. Al tempo stesso, un centrocampo così rinforzato in termini di densità garantirebbe una maggiore protezione alle spalle di Khedira e co., di natura portati a difendere in avanti con il grande rischio di aprire spazi interessanti per le ricezioni tra le linee di Eriksen. Alternativamente la Juventus potrebbe provare ad alternare la difesa posizionale ad altre di pressing alto, forzando soprattutto Sánchez e Dier all’errore tecnico.
Avendo la gara di ritorno in trasferta, è plausibile l’ipotesi che Allegri decida di non correre rischi, adattandosi all’avversario e costringendoli a fare la partita nel contesto tattico imposto da esso.
Di certo, però, è che si prospetta un doppio confronto alquanto interessante tra due delle squadre più duttili del panorama calcistico europeo.