Dopo 2 mesi di botta e risposta a seguito dell’introduzione delle liste e alle modifiche sul minutaggio dei giovani, l’associazione italiana calciatori ha proclamato lo sciopero per domenica: in questo modo salterebbe la prima giornata del campionato 20/21.
Come se non bastassero le difficoltà relative alla pandemia che pesano non poco nelle tasche dei presidenti di serie C per l’impossibilità (ancora attuale) di riportare i tifosi allo stadio e per i costi spropositati per rispettare i protocolli sanitari e l’incertezza dovuta alle sentenze per la combine fra Picento e Bitonto (che hanno fatto slittare la divisione dei 3 gironi e relativi calendari di una settimana), da oggi è scoppiata completamente anche la “guerra” fra lega pro e Aic che ha proclamato lo sciopero.
Uno sciopero che rischia di veder annullata o spostata o peggio ancora “impugnata” dal giudice sportivo, la prima giornata della stagione 2020/2021. Una vicenda per certi versi surreale in cui entrambe le parti sembrano intenzionate a non mollare e che vedrebbero come unici penalizzati, ancora una volta, i tifosi che dovrebbero aspettare ancora per rivedere in campo le proprie squadre.
Ma andiamo con ordine.
La diatriba scoppia con il comunicato della Lega pro n° 329 del 24 luglio 2020 dove la federazione apporta delle restrizioni per quanto riguarda il tesseramento e/o iscrizione a delle liste dei giocatori e sul minutaggio dei giovani calciatori. In Lega pro, infatti, le squadre possono ricevere dei compensi a fine anno della federazione facendo giocare con un certo minutaggio e con un determinato numero giovani giocatori che rientrano in età definita “Under”.
Il comunicato recita:
- …” Le società, indipendentemente dal numero dei calciatori rispettivamente tesserati, nelle gare ufficiali di Campionato possono utilizzare la “lista calciatori temporanei” (per brevità, infra: “Lista”), nella quale potranno essere inseriti sino ad un massimo complessivo di n. 8 calciatori il cui tesseramento sia a titolo di cessione o trasferimento temporaneo da società di Serie A e B o da Federazione estera.”
- Le società, indipendentemente dal numero dei calciatori rispettivamente tesserati, nelle gare ufficiali di Campionato dovranno utilizzare quelli presenti nella “lista calciatori professionisti” nella quale potranno essere inseriti sino ad un massimo complessivo di:
n. 22 calciatori il cui status sia quello di calciatore professionista ex art. 28 NOIF - Le società potranno indicare un solo calciatore professionista (cd “giovane professionista”) nato successivamente al 1 gennaio 2001, da poter utilizzare nelle gare ufficiali di Campionato, senza che lo stesso venga inserito tra i 22 calciatori.
- Qualora, nel corso della stagione sportiva 2020/2021, una società sottoscriva “primi contratti di calciatori professionisti” (ex art. 33 NOIF) con propri tesserati già giovani di serie, questi ultimi potranno essere utilizzati nelle gare ufficiali di Campionato, senza che vengano inseriti tra i 22 calciatori.
- Le società che, alla data di pubblicazione del presente comunicato, abbiano già depositato contratti con calciatori professionisti, per la stagione 2020/2021, in numero superiore ai 22, potranno, in deroga ed esclusivamente per tale stagione, inserire nella lista calciatori professionisti tutti i calciatori di cui ai predetti contratti già depositati. Resta inteso che, nell’ipotesi di inserimento in tale lista di nuovi calciatori professionisti con contratto depositato in data successiva alla pubblicazione del presente comunicato, la società non potrà usufruire della deroga e troverà applicazione la limitazione numerica di 22.
Queste disposizioni sono stati fortemente voluti dal presidente Ghirelli che sta difendendo con le unghie e con i denti queste nuove restrizioni con l’appoggio dei presidenti che vedrebbero un discreto risparmio dei costi in una annata piena di difficoltà.
I numeri ed i perché di questa scelta, li ha proprio spiegati il presidente nel corso della presentazione dei calendari della scorsa settimana:
“ Abbiamo fatto questa scelta perchè abbiamo chiesto la cassa integrazione, 20 milioni di euro. Ci hanno preso per matti, ma volevamo dimostrare che abbiamo giocatori normali con emolumenti normali. Avevamo bisogno di coerenza. La media è di 25, ne giocano in 16, Da 22 a 25 giocano mediamente 30 minuti durante un campionato. Sono 186mila euro di media a società, 11 milioni di euro a società. Non potevamo chiedere 21 milioni quando davamo l’impressione di buttare 11 milioni. Allora abbiamo scelto i giovani. Siamo a 22, se c’è un infortunio si sale a 24, con un giovane del 2001 andiamo a 25, altri che devono essere valorizzati si possono mettere dentro in deroga.”
Dall’altra parte della barricata, invece, si trova l’Associazione italiana calciatori che non ci sta e dopo aver chiesto con forza un confronto con la Lega Pro ricevendo poche risposte e (quasi) tutte insoddisfacenti ha deciso di perseguire lo stato di agitazione e proclamare appunto lo sciopero per la prima giornata ed eventualmente proseguire oltre se non ci saranno aperture dai vertici federali.
“L’Associazione Italiana Calciatori, preso atto dell’impossibilità di raggiungere un’intesa con la Lega Pro sul regolamento del minutaggio dei giovani e l’abolizione delle liste dei giocatori utilizzabili nel campionato di serie C, conferma che i calciatori non scenderanno in campo nella prima giornata di campionato fissata per sabato 26 e domenica 27 settembre prossimi. L’azione di protesta nasce dall’inspiegabile passo indietro della Lega Pro rispetto al regolamento in vigore nella precedente stagione sportiva, relativo alla reintroduzione di limitazioni, sostanzialmente obbligatorie, dell’utilizzo di un numero massimo di calciatori professionisti”.
Non si è fatta attendere la risposta di Ghirelli (fonte Italpress) che aveva già minacciato appena 24 ore prima di penalizzare le squadre che non si presenteranno in campo con lo 0-3 a tavolino ed un punto di penalizzazione:
“Dobbiamo ridurre i costi, lo sciopero proclamato dall’Associazione italiana calciatori per la prima giornata del campionato di Serie C è un errore micidiale. La sensazione è che manchi la consapevolezza della situazione attuale, visto che si indice uno sciopero su temi che possono portare al crac del calcio italiano: lavoreremo per riannodare i fili della situazione e per far capire la necessità della sostenibilità complessiva del sistema in un momento difficile. Senza voler alzare i toni della polemica voglio ricordare che il mondo è cambiato. Bisogna capire che c’è il rischio crac: tutto va ridiscusso, non possiamo fare riferimento alla situazione di un anno fa, al mondo pre-Covid, perché dalla fine dell’inverno le squadre non hanno incassi da botteghino e gli sponsor sono ai minimi. Al riguardo la nostra azione è tesa a ridurre i costi delle società e a far giocare i giovani: non abbiamo niente contro i giocatori ma dobbiamo avere la consapevolezza di non poter mantenere gli stessi livelli economici pre-Covid visti i ricavi attuali. Capisco alcuni malumori, anche io non sono sereno, ma ho la consapevolezza di dover affrontare questa difficile situazione uscendo dalla logica sindacale, facendo un ragionamento di sistema e ponendo il problema della sostenibilità, altrimenti il giocattolo si rompe e i club vanno in default”.
Questi sono i fatti, ognuno è libero di “schierarsi” da una parte o dall’altra. Per me, frequentatrice assidua della serie C da oltre vent’anni, trovo inconcepibile l’atteggiamento e la cocciutaggine dell’associazione calciatori che usa scuse come l’abbassamento della qualità media per proprie ragioni egoistiche. Interessi che non sono difficili da immaginare ovvero quelle di trovare un contratto ad un numero maggiore possibile di giocatori in modo tale che non debbano cercare squadra in categorie inferiori, nei dilettanti.
Questa stallo viene poi amplificato dalla difficile situazione economica delle società di terza serie in cui molte faranno fatica a finire il campionato, soprattutto chi ha sperperato e lavorato male negli ultimi anni e si trova rose extralarge da gestire.
Come possa risolversi la situazione è difficile da immaginare, quello che è certo è che la prima giornata è fortemente a rischio e la voglia di calcio di provincia, dopo mesi e mesi di assenza, è fortissima.
E la Juventus U23?
Potrebbe pertanto saltare il debutto in campionato della nuova Under 23 di Lamberto Zauri che dovrebbe giocare domenica contro la neo promossa Pro Sesto. Da qui al weekend c’è ancora però abbastanza tempo per provare ad appianare le divergenze fra le due parti e questo clima di incertezza non aiuta i bianconeri che, a differenza di altre formazioni del proprio girone, non avranno neanche la possibilità di scendere in campo nei primi turni della coppa italia di serie A.
In questa diatriba c’è chi fa gli interessi delle società, chi dei calciatori ma la vera domanda è: chi farà gli interessi del vero motore del calcio di serie C ovvero i tifosi?